Guerra in Ucraina

"Basta una chiamata a Putin". La minaccia nucleare di Lukashenko

Il presidente bielorusso ha dichiarato che basterà una telefonata di Putin per spingere il suo Paese ad utilizzare le armi nucleari tattiche russe presto immagazzinate nel Paese

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La Bielorussia utilizzerà "senza alcun dubbio" le armi nucleari tattiche russe immagazzinate sul proprio territorio, quando e se dovesse essere aggredita. Parola di Aleksander Lukashenko, pronto a riceverle dall’alleato Vladimir Putin presumibilmente tra il 7 e l’8 luglio prossimi, ossia prima del vertice Nato di Vilnius. Il presidente bielorusso ha sottolineato di esser stato lui ad insistere con il capo del Cremlino affinché Mosca schierasse le suddette armi nucleari a Minsk e dintorni.

L’ombra nucleare di Lukashenko

Oltre alla Russia, anche la Bielorussia. La minaccia nucleare, conseguenza della guerra in Ucraina e delle tensioni tra il blocco occidentale e Mosca, raddoppia e chiama in causa anche Lukashenko. Già, perché il presidente bielorusso ha rilasciato un’importante intervista al canale Rossiya 1 nel quale ha dichiarato che basterebbe una telefonata di Putin per spingere Minsk ad utilizzare le armi nucleari tattiche russe che sta immagazzinando sul proprio territorio.

"Non sarà un problema coordinarsi: io risponderò e lui risponderà al telefono in qualsiasi momento, ovunque ci troveremo. Ci siamo già accordati", ha detto Lukashenko, precisando che la Bielorussia ha accettato di ospitare entro i suoi confini le armi nucleari russe con una capacità tre volte superiore a quella delle armi nucleari utilizzate dagli Stati Uniti in Giappone alla fine della Seconda guerra mondiale.

"La bomba è tre volte più potente delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Più di 80mila persone morirono all'istante, oltre a 250mila morti successivamente. Questa bomba è tre volte più potente. Non so, un milione potrebbe morire subito. Dio non voglia che quest'arma venga usata", ha affermato il leader bielorusso.

Armi russe in Bielorussia

Lukashenko ha specificato che la consegna delle armi nucleari non è ancora stata completata ma che continua ad avvenire in maniera graduale. Al termine dei lavori, le armi verranno distribuite in diversi luoghi di stoccaggio. "Ne avevamo diversi dall'era sovietica - ha spiegato il presidente bielorusso - e quindi non stoccheremo tutto in un solo luogo".

Le parole del presidente bielorusso sono arrivate con un tempismo sospetto, pochi giorni dopo aver incontrato Putin a Sochi. Lo scorso 9 giugno, scriveva Ria Kremlinpool, i due hanno avuto un "incontro informale" con centro dei colloqui "questioni importanti". Nello specifico, il leader russo ha detto al suo partner che i lavori per la costruzione di strutture capaci di accogliere le armi nucleari saranno completate entro il 7-8 luglio, e che subito dopo queste saranno spostate nel territorio del vicino e alleato della Russia.

Il piano di Putin

"Tutto sta procedendo come previsto", ha dichiarato lo stesso Putin in un discorso televisivo mentre ospitava Lukashenko nella sua residenza, sul Mar Nero. "Il 7-8 luglio saranno completati i preparativi delle relative strutture e inizieremo immediatamente le attività legate al dispiegamento di tali armi sul vostro territorio", ha aggiunto.

Ricordiamo che le armi nucleari tattiche hanno lo scopo di distruggere le truppe e le armi nemiche sul campo di battaglia.

Hanno una portata relativamente breve e una resa molto inferiore rispetto alle testate nucleari montate su missili strategici a lungo raggio in grado di annientare intere città.

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