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Scienza e tecnologia, così la Cina punta al futuro

Pechino continua a investire nella sci-tech: la spesa totale in ricerca e sviluppo si attesta a 2,79 trilioni di yuan (circa 387,6 miliardi di dollari)

Scienza e tecnologia, così la Cina punta al futuro

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La nuova frontiera della Cina si chiama sci-tech. Pechino da anni investe nella scienza e nella tecnologia, con l’obiettivo di raggiungere la piena autosufficienza: programmi decennali di sviluppo all’interno di una strategia ambiziosa e avanguardistica. I primi passi sono stati mossi nel 1995, quando il governo centrale promulgò una legge per avviare la riforma del sistema scientifico-tecnologico con importanti sostegni politici, mirati a rafforzare lo sviluppo nazionale attraverso la scienza e l’istruzione.

Nel 2006 veniva pubblicato uno schema del Programma nazionale a medio e lungo termine per lo sviluppo scientifico e tecnologico in cui affermava: "La Cina, essendo una grande nazione in via di sviluppo, deve accelerare il suo sviluppo scientifico e tecnologico e colmare il divario con le nazioni sviluppate”. Poi, nel 2017, il colosso asiatico ha lanciato il Piano di sviluppo dell’intelligenza artificiale di nuova generazione, mettendo nel mirino la leadership globale entro il 2030.

Complice la rivalità con gli Stati Uniti, la Cina ha intensificato gli sforzi per incoraggiare l’innovazione nel mondo sci-tech, potenziando i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo e riformando il suo sistema. Nella conferenza annuale sul lavoro economico centrale tenutasi a dicembre, sono state fissate le priorità per il 2024, sottolineando la necessità di creare “nuove industrie, modelli e slancio con tecnologie dirompenti e all’avanguardia” e di coltivare le industrie strategiche emergenti. Nel corso del meeting è stato sottolineato il ruolo guida delle imprese nell'innovazione sci-tecnologica.

Wu Gangliang, un ricercatore della China Enterprise Reform and Development Commission, ha spiegato ai microfoni di CGTN che “le imprese ottengono grandi incentivi per l'innovazione sci-tecnologica”: “non è solo una questione di sviluppo ma anche una questione di sopravvivenza". Rispetto alle aziende private, le imprese statali possono vantare una solida base di ricerca e di sviluppo, e Wu spiega che "negli ultimi anni, la Cina ha approfondito le riforme in molti settori. Ad esempio, un gran numero di istituti di ricerca scientifico-tecnologica sono stati trasformati in imprese e i ricercatori possono detenere azioni nelle loro società. È un grande passo avanti nel campo della scienza e rappresenta una riforma del sistema tecnologico e dei meccanismi".

Ma non è tutto. Il governo ha inserito la spesa in ricerca e sviluppo come indicatore di valutazione per le imprese centrali e ha imposto loro di investire il 2-3 per cento dei propri ricavi in ricerca e sviluppo. A gennaio l’esecutivo centrale ha proposto uno standard di valutazione “a doppia linea” per le imprese statali, che valuta non solo l’input della ricerca e sviluppo ma anche l’effetto sull’output. I dati ufficiali del Ministero della Tecnologia mostrano che gli investimenti della Cina nel mondo sci-tech sono cresciuti in modo significativo: la spesa totale in ricerca e sviluppo è passata da 1,03 trilioni di yuan (circa 143 miliardi di dollari) del 2012 a 2,79 trilioni di yuan (circa 387,6 miliardi di dollari) del 2022. Numeri da secondo Paese al mondo.

In Cina il 79 per cento dei principali progetti nazionali di ricerca e sviluppo sono guidati o partecipati da imprese, mentre il numero di imprese high-tech è aumentato da meno di 50.000 a 330.000 nel 2022. Ad oggi, un gran numero di apparecchiature e sistemi tecnici avanzati sviluppati in modo indipendente dalla Cina sono entrati nell’uso quotidiano, tra cui il supercalcolo, il 5G, le ferrovie ad alta velocità, i veicoli elettrici, le reti intelligenti, l’energia nucleare di quarta generazione e la trasmissione di energia ad altissima tensione.

Anche se Pechino ha l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza nei settori chiave della scienza e della tecnologia, è ancora aperta alla cooperazione internazionale. Secondo un rapporto del 2022 del Centro di ricerca sullo sviluppo della proprietà intellettuale dell’Ufficio statale per la proprietà intellettuale, le tariffe sulla proprietà intellettuale importata dalla Cina sono aumentate costantemente da 29 miliardi di dollari nel 2017 a 52,6 miliardi di dollari nel 2021.

Il 14° piano quinquennale della Cina per lo sviluppo economico e sociale (2021-2025) afferma inoltre che la Cina attuerà una strategia più "aperta, inclusiva, reciprocamente vantaggiosa e condivisa" per la cooperazione internazionale nel campo della scienza e della tecnologia e si integrerà più "attivamente" nel rete globale di innovazione”.

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