
La Spagna continua la sua campagna contro Israele. Dopo gli affondi del premier Sanchez e il caos registrato alla Vuelta, Madrid è pronta a boicottare l’Eurovision Song Contest. Il Consiglio di amministrazione della Radiotelevisione pubblica spagnola Rtve ha infatti deciso di ritirarsi dalla prossima edizione del festival internazionale in programma a Vienna se parteciperà un rappresentante di Tel Aviv.
Dopo Islanda, Irlanda Paesi Bassi e Slovenia, anche la Spagna si aggiunge all’elenco di Paesi pronti a sabotare la kermesse in segno di protesta per quanto sta accadendo a Gaza. In altri termini, Madrid chiede un trattamento in stile Russia: in seguito all’invasione dell’Ucraina, Mosca non ha più potuto partecipare all’Eurovision.
Si tratta di un segnale molto forte, considerando che la Spagna fa parte dei cosiddetti “Big Five”, ossia dei Paesi che apportano un maggiore contributo finanziario all’Eurovision, insieme a Italia, Francia, Germania e Regno Unito. Entrando nel dettaglio della decisione di Rtve, il Cda dell’ente radiotelevisivo pubblico ha votato a favore di questa decisione: 10 voti a favore, 4 contro e 1 astenuto.
Nella nota diffusa nelle scorse ore, l’emittente ha precisato che la decisione non altera i programmi rispetto alla celebrazione del Benidorm Fest, "un festival con propria identità, totalmente consolidato e che il prossimo anno celebra la sua quinta edizione". Il clima è rovente e Madrid lo ha confermato: appuntamento a dicembre, quando si terrà l’assemblea generale dell'Unione Europea di Radiodiffusione (Uer), chiamata a decidere se mantenere la tv pubblica israeliana Kan – e quindi Israele – nella competizione.
Come evidenziato in precedenza, la Spagna è tra i principali oppositori di Israele. Sanchez ha sempre usato toni molto duri e il suo governo si è schierato al fianco del mondo pro Pal. Le proteste hanno portato all’annullamento della tappa finale della Vuelta. Nel mirino dei manifestanti la presenza del team Israel Premier Tech.
La reazione dell'esecutivo? La vicepremier Yolanda Díaz ha elogiato le mobilitazioni, definendo la Spagna un “esempio nella difesa dei diritti umani” e ribadendo che “Israele non può essere normalizzato in eventi sportivi e culturali”.