Cronaca internazionale

Se il New York Times assume il reporter palestinese che tifa Hitler

Il New York Times ha riassunto un videomaker palestinese beccato, in passato, a pubblicare post filo-nazisti sui social nei quali inneggiava a Hitler. Nelle scorse settimane il quotidiano era già finito al centro di polemiche

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Riassunto dal quotidiano più famoso del mondo nonostante fosse stato sospeso, già nel 2022, per via di alcuni post sui social filo-nazisti, nei quali inneggiava ad Adolf Hitler. È bufera sul New York Times, che ha concesso al regista palestinese Soliman Hijjy di tornare a collaborare con la blasonata testata con grandissimo disappunto della diplomazia israeliana. Nel 2018 Hijjy aveva infatti acclamato il leader nazista nel 2018 in un post su Facebook, quando condivise una fotografia del Führer affermando di essere "in uno stato di armonia come lo era Hitler durante l'Olocausto". Non solo. Nel 2012, il videomaker palestinese scrisse in un post "quanto sei grande, Hitler" in arabo pubblicando un'immagine photoshoppata dello stesso leader nazista mentre si scattava un selfie. La sua collaborazione con il Nyt venne interrotta dopo le segnalazioni di HonestReporting, l'organizzazione non governativa che monitora i media di tutto il mondo alla ricerca di pregiudizi contro lo Stato d'Israele.

Il ritorno del videomaker filo-nazista

Ora è lo stesso HonestReporting a segnalare l'incredibile ritorno sulle colonne del quotidiano da parte di Soliman Hijjy, ingaggiato come freelance per occuparsi, dalla Striscia di Gaza, della guerra in corso tra Israele e Hamas. Il videomaker palestinese ha pubblicato un articolo intitolato "in un ospedale nel sud di Gaza, un generatore di corrente diventa un'ancora di salvezza", parlando di una struttura ospedaliera che si trova a poche centinaia di metri dall'ospedale Al-Ahli. Un portavoce del Times ha difeso la decisione del giornale di riassumere Hijjy. "Abbiamo esaminato i post problematici sui social media di Hijjy quando sono venuti alla luce per la prima volta nel 2022 e abbiamo intrapreso una serie di azioni per assicurarci che comprendesse le nostre preoccupazioni e potesse aderire ai nostri standard se avesse voluto lavorare come freelance per noi in futuro", ha dichiarato il portavoce della testata. Hijjy, sottolinea il quotidiano, "ha seguito questi passi e ha mantenuto elevati standard giornalistici. Ha svolto un lavoro importante e imparziale con grande rischio personale a Gaza durante questo conflitto".

Israele contro il quotidiano

La notizia del ritorno al Nyt del giornalista palestinese è stata presa piuttosto male da Israele. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Gilad Erdan ha pubblicato su X un post con scritto: "Il@nytimes ha appena riassunto un nazi. Siamo ormai abituati a tutto. Soliman Hijjy elogia Hitler e il Nyt lo ha riassunto". Nelle scorse settimane, il quotidiano della Grande Mela era già stato criticato per la copertura iniziale data dalla redazione circa il conflitto in corso tra Hamas e Israele. Tant'è che come ha chiarito una nota dell'editore pubblicata nei giorni scorsi, le prime notizie date dal New York Times sulla vicenda del missile esploso il 17 ottobre sull'ospedale Al-Ahli, a Gaza, "si basavano troppo sulle affermazioni di Hamas" e non "chiarivano che tali affermazioni non potessero essere immediatamente verificate". La copertura mediatica del quotidiano "ha lasciato ai lettori un'impressione errata" su ciò che era noto e "su quanto fosse credibile il resoconto" da parte dell'organizzazione paramilitare palestinese. Copertura che, secondo la nota, si è dunque basata troppo sulle notizie date da Hamas, senzo un filtro adeguato rispetto alle informazioni che provenivano dalla stessa organizzazione palestinese.

Ora una nuova polemica investe il quotidiano fondato nel 1851 da Henry Jarvis Raymond e George Jones.

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