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Il cammello martire della crudeltà umana

Siamo davanti ad una tragedia, l'ennesima, in cui un animale, ingiustamente sradicato dal suo ambiente e recluso senza colpe, è stato usato a piacimento dall'uomo, per il profitto e il divertimento

Il cammello martire della crudeltà umana
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Gentile Direttore,
mi appello a lei, che so essere animalista convinto. Sono profondamente turbato dalla storia del cammello scappato da uno zoo di Napoli, riacciuffato dopo una fuga disperata nel caos, nel traffico, nel baccano, e poi rimesso in gabbia, dove è morto misteriosamente dopo qualche ora. Lo avranno ucciso? E chi? Gli animalisti sostengono che potrebbero essere stati i proprietari del circo. E per quale ragione? Per punirlo? Mi pare difficile crederci. Lei cosa ne pensa?

Giuseppe Raimondi

Caro Giuseppe,
non si tratta di un romanzo o di un film giallo per il quale si gioca a scommettere su chi possa essere l'assassino. E non servono nemmeno i carabinieri del Ris o Quarto grado. È tutto fin troppo chiaro. Siamo davanti ad una tragedia, l'ennesima, in cui un animale, ingiustamente sradicato dal suo ambiente e recluso senza colpe, è stato usato a piacimento dall'uomo, per il profitto e il divertimento di quest'ultimo, come se fosse divertente poi vedere creature messe in gabbia, meste, infelici, rassegnate. Trovo piuttosto che sia spettacolo alquanto triste e desolante, eppure accade ancora oggi che alla gente piaccia visitare zoo e assistere a spettacoli in cui le bestie vengono costrette ad esibirsi, dopo essere state addestrate a suon di frustrate, per poi essere di nuovo buttate dentro una cella angusta.

Chi ha ammazzato dunque questo povero cammello? Sono stati tutti. Siamo stati noi. Sono stati i clienti del circo, sono stati i proprietari del circo, siamo stati noi che non rinunciamo a guardare agli esseri viventi pelosi quali esseri inferiori a noi, da adoperare alla stregua di cose, da sfruttare in qualsiasi modo. Questo cammello è morto, a mio avviso, di crepacuore a causa dello spavento che si è preso nel ritrovarsi ramingo per Napoli, smarrito, impaurito, tra persone urlanti, clacson, automobili, individui che lo braccavano e lo fotografavano. Sarebbe venuto un colpo anche a me nel ritrovarmi in quella situazione.

Mi suscita una profonda tenerezza e anche commozione pensare che la fuga verso l'agognata libertà sia coincisa, per questo animale, con la morte. Come se per lui, così come per tutti i detenuti a quattro zampe che sono resi schiavi, non potesse esserci un destino alternativo a quello in gattabuia, quello che gli esseri umani hanno deciso per loro.

Che pena!

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