"Ho salvato la donna pensando a mia sorella"

Il carabiniere eroe Lorenzo Fascì: "La mia unica priorità era l'incolumità di quella persona sul cavalcavia"

"Ho salvato la donna pensando a mia sorella"
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«Quando si dona, qualcosa in cambio si riceve, sempre. Mentre l'ambulanza stava per ripartire per accompagnare la donna in ospedale, mi sono avvicinato a lei. Non mi ha detto nulla, non le ho detto nulla nemmeno io. Quando però mi ha messo le braccia al collo e mi ha stretto, ho ricambiato con forza. Quell'abbraccio dice tutto. Non mi serve altro, mi creda».

Lorenzo Fascì, 29 anni (nella foto) carabiniere scelto in forze alla stazione di Albino (Bg) dal novembre 2018, ma originario di Reggio Calabria, secondo di tre fratelli, non viene da una famiglia legata all'Arma dei carabinieri. Quindi si può parlare di vocazione genuina quando racconta di essersi arruolato alla fine del liceo animato da un forte desiderio di aiutare il prossimo e sfatare il «mito» che chi cresce in un contesto dove è forte l'influsso della criminalità organizzata, non desideri sottrarsi e combatterla. Lui, intanto, ha già mostrato di che pasta è fatto: martedì è riuscito a salvare una donna che voleva suicidarsi lanciandosi da un cavalcavia (foto grande). Per questo la premier Giorgia Meloni lo ha definito «un eroe» e il governatore Attilio Fontana lo ha lungamente elogiato.

Lei era libero dal servizio quella mattina.

«Si, erano circa le 11 e stavo facendo delle commissioni insieme alla mia ragazza e a suo padre, eravamo in auto lungo a statale 42 della Val Cavallina, nel comune di San Paolo d'Argon».

E...

«È stata la mia ragazza a farmi notare quella donna che, scavalcato il parapetto del cavalcavia, era in bilico nel vuoto aggrappata alla recinzione di metallo. Abbiamo subito fermato la macchina».

Vi siate dati da fare tutti e tre e da subito.

«La mia ragazza ha chiamato il 112, suo padre, sceso dalla vettura, gridava alla donna di ripensarci tentando di farla desistere dal suo intento. Non lo faccia, aspetti! urlava, ma lei, in lacrime, guardava fisso davanti a sé, era pronta a lanciarsi nel vuoto, era chiaro».

Lei cosa ha pensato in quel momento?

«In realtà non ho pensato molto, ho agito d'istinto e, me ne rendo conto, con un pizzico d'irrazionalità. La mia priorità era salvare quella persona. Io tratto sempre la gente, anche gli sconosciuti, come famigliari. Ecco, in quel momento ho pensato a mia sorella, la piccola della famiglia, anche se era chiaro che quella donna attaccata al parapetto era più adulta, tra i 30 e i 40 anni. Così sono corso verso la recinzione e mi sono sporto per raggiungerla e fermarla».

La donna ha reagito e non benissimo all'inizio.

«Senza guardarmi ha sibilato: Stai fermo, non ti avvicinare, altrimenti... Io le ho risposto che ero un carabiniere e che avrei potuto darle una mano e intanto ne approfittavo per prendere tempo e arrivarle accanto. Così sono riuscito ad abbracciarla, mettendomi tra lei e il vuoto. Sotto, a circa 15 metri, c'era una strada con il traffico che scorreva. Se si fosse lanciata in quel momento mi avrebbe trascinato con sé».

Che cosa le ha detto? E quanto è durata?

«Sono stati i venti minuti più lunghi della mia vita, anche se continuavo a parlarle incessantemente ed ero attento a tutto quel che faceva. Le dicevo che la vita è un dono prezioso e che i giorni tristi, in cui ci sentiamo inconsolabili capitano a tutti, ma che una via d'uscita c'è sempre. Lei era molto prostrata, continuava a piangere, mi faceva capire che nonostante le mie parole la sua intenzione di farla finita non era cambiata, percepivo tutta la sua disperazione».

Il suo equilibrio fisico era precario?

«Beh, le dita con cui mi aggrappavo alla recinzione cominciavano a farmi male. Allora, sempre proteggendola con l'abbraccio, ho spronato la donna a seguire i miei movimenti, in punta di piedi, per tornare verso il ciglio a piccoli passi. Dalla salvezza ci separavamo circa 8 metri e dalla parte opposta della recinzione c'erano gli operatori del 118 di Trescore Balneario. Improvvisamente qualcosa è cambiato, la donna mi ha seguito, l'ho trascinata in salvo».

Vi rivedrete?

«Mi auguro non ci riprovi. Se lo desidera e me ne darà l'occasione ci incontreremo. Ma solo se lo vuole. Io sono qui; quello che ho fatto per lei lo rifarei altre 1000 volte».

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