Cronaca locale

"Milano come Parigi? Serve coraggio politico". Non è una città per biciclette

Diminuiscono i morti in bicicletta a livello nazionale, ma non a Milano. Alessadro Tursi, presidente di FIAB: "Investire in infrastrutture ciclabili costa poco e porta a grandi benefici"

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Milano non è una città per ciclisti? Da inizio anno si contano già 5 morti tra chi usa la bicicletta per spostarsi, una scia di sangue iniziata a febbraio e arriva a questi giorni di fine estate. I dati Istat però ci dicono che mentre aumentano i morti in generale sulle strade diminuiscono quelle tra i ciclisti. Come mai, dunque, il capoluogo lombardo si trova in controtendenza? Abbiamo intervistato Alessadro Tursi, presidente di FIAB - Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta - per fare luce su quanto sta accadendo.

Presidente, è dunque allarme sicurezza per chi si sposta con la bicicletta a Milano?

"Partiamo dall’assunto che a Milano è aumentato rapidamente il numero degli utenti che utilizzano la bici, tuttavia la città non si sta adattando altrettanto velocemente. Speriamo che il sindaco Beppe Sala prenda coscienza finalmente del fenomeno, gli strumenti e le ricette le conosciamo e dobbiamo solo attuarle. Tante volte ho sentito Sala paragonare Milano alla trasformazione avvenuta a Parigi. Tuttavia, sul fronte della mobilità è chiaro che la città meneghina non sta al passo con la capitale francese.

Il progetto "Città 30km/h" è realistico?

"La questione è attuare il progetto "Città 30km/h" nelle zone centrali senza andare ad intaccare gli assi principali dove, invece, bisognerebbe creare strutture ciclabili ampie, protette come le boulevard parigine. A Milano mi pare che niente di tutto questo sia stato ancora messo in atto. Bisogna realizzare una ciclabilità diffusa, dai semafori al doppio senso ciclabile, semplici ed efficaci strategie che vanno ad abbassare i morti in strada."

Il sindaco Sala, quindi, cerca di imitare Parigi però di fatto Milano non è Parigi?

"Lo dico da urbanista, ogni città è diversa ma problematiche e soluzioni sono assolutamente simili. Milano, tra comune e metropoli, è più compatta di Parigi ma è sovrapponibile a livello di urbanistica anche grazie agli interventi di epoca napoleonica. Dobbiamo seguire l’esempio francese dove in soli 10 anni (molti meno di quanti ce ne sono sono voluti per Amsterdam) si è creato un sistema virtuoso. Investire in infrastrutture ciclabili costa poco e porta a grandi benefici, si tratta di avere il coraggio politico di metterli in atto."

Oltre le infrastrutture ci sono altri modi per aumentare la sicurezza per chi va in bici?

"La soluzione, che può sembrare paradossale, è sempre più persone utilizzino questo mezzo di trasporto. C’è una correlazione tra ciclabilità e riduzione dell’incidentalità, che a sua volta porta un ulteriore aumento dei ciclisti: Più ciclisti equivale a più sicurezza. Ciò dipende dal fatto che le biciclette, più piccole, meno veloci e meno numerose delle auto spesso non vengono proprio viste dagli automobilisti perché non notate sulla strada.

Quindi bisogna sviluppare una "coscienza sociale".

"Nel momento in cui aumentano i fruitori della bicicletta gli automobilisti diventano più consapevoli della presenza dei ciclisti e migliorano la loro capacità di anticiparne la presenza nel traffico. Più persone utilizzano la bici, più è visto come legittimo uno spazio urbano propriamente attribuito. Cambia l’aspettativa sociale, le persone decentrano il proprio punto di vista come utenti della strada e si modifica anche il regime delle velocità di percorrenza."

I dati indicano che il pericolo di morte non riguarda solo i ciclisti ma tutti i viaggiatori.

I dati nazionali ci dicono che nel 2022 i morti in incidenti stradali in Italia sono stati 3.159, pari al 9,9% in più rispetto all’anno precedente. I ciclisti morti invece sono stati 205, facendo registrare dunque un segno meno rispetto all’anno prima del 6,8%. Come abbiamo visto prima più persone usano questo mezzo meno morti ci sono, putroppo Milano è une delle poche città in controtendenza rispetto al dato nazionale.

In generale sono in aumento i morti sulle strade?

Sulla strada la maggioranza dei morti sono allo stesso tempo vittime e carnefici, coloro che usano le auto. Si contano 1.375 vittime tra gli occupanti di autovetture (+15,4%), 781 tra i motociclisti (+12,4%), 70 tra i ciclomotoristi (+4,5%), 485 tra i pedoni (+3,2%).

Come valuta la situazione?

La situazione è grave e, come per la violenza di genere, non possiamo parlarne solo in determinate situazioni come in questi giorni.

Il concetto che deve passare è che tutte queste morti in strada sono inaccettabili non possiamo farle passare come “il prezzo del progresso”.

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