"Rifarei tutto, devo garantire la sicurezza". Parla il poliziotto accoltellato dal marocchino

Christian Di Martino, il giovane vice ispettore, ricostruisce l'aggressione e la lotta tra la vita e la morte: "Ho pensato: 'Anche se devo morire, lo devo fermare'"

"Rifarei tutto, devo garantire la sicurezza". Parla il poliziotto accoltellato dal marocchino
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Prima ha affrontato il marocchino che stava seminando il panico, poi ha lottato tra la vita e la morte per le coltellate ricevute dallo straniero durante la colluttazione. Alla fine il giovane poliziotto Christian Di Martino ce l'ha fatta: ha vinto la battaglia dopo un delicato intervento durato oltre quattro ore, con tanto di cinque arresti cardiaci e varie emorragie per cui sono state richieste oltre 70 sacche di sangue di trasfusione. Il vice ispettore delle Volanti della Questura di Milano ha raccontato la sua storia, ripercorrendo le tappe dell'aggressione subita e della lotta in pronto soccorso.

L'aggressione del marocchino

Christian ricorda tutto e ne ha parlato con Paolo Del Debbio nell'intervista a Dritto e Rovescio, programma in onda su Rete 4. La notte tra l'8 e il 9 maggio un 37enne di origine marocchina stava lanciando pietre contro i treni e le persone alla stazione ferroviaria di Lambrate. Due pattuglie sono arrivate sul posto e nei confronti dello straniero è stato usato il taser, ma la scarica non ha avuto effetto per il giubbotto che indossava. A quel punto ne è nato un parapiglia e il marocchino ha colpito l'agente 35enne con tre fendenti alla schiena, mandandolo in codice rosso all'ospedale Niguarda.

Poi l'aggressore si è dato alla fuga ma il vice ispettore, nonostante i colpi ricevuti, è riuscito comunque a inseguirlo e a farlo cadere. "Subito sono arrivati i colleghi che lo hanno bloccato definitivamente", ha spiegato. Fasi concitate in cui probabilmente ha dominato l'adrenalina in corpo: "Il mio unico pensiero era che dovevo fermarlo. Dentro di me è nata quella voglia di fermarlo. Sentivo che era grave, ma ho detto: 'Anche se devo morire, lo devo fermare'". In quei momenti era comunque tranquillo, visto che sembrava trattarsi di un intervento simile a quelli che si presentano frequentemente. "Diciamo che questa volta è andata un po' male", ha ironizzato.

La lotta tra la vita e la morte

La corsa in pronto soccorso, l'intervento urgente, la guarigione. Anche se per quella completa bisognerà attendere ancora un po'. Ora la salute va meglio e le sue condizioni stanno via via migliorando: "Penso che recupererò al meglio". Nelle fasi più complicate della sua battaglia è riuscito ad andare avanti facendosi forza con quello che può sembrare un banale motto di circostanza, ma che invece si è rivelato uno spirito che gli ha consentito di restare in vita: "Mi sono detto: 'non posso morire, ce la devo fare'".

Ovviamente non c'è solamente lo spirito di determinazione. Christian ha voluto ringraziare i colleghi che lo hanno tenuto sveglio, l'ambulanza "che è arrivata subito sul posto" e i sanitari che gli hanno prestato le prime cure: "Sono stati fantastici". Menzione doverosa e speciale per i medici, che hanno fatto un lavoro "eccezionale" e a cui sono andati i ringraziamenti del giovane agente: "Mi hanno salvato la vita".

L'affetto degli italiani

Guardando indietro appare evidente il grande rischio affrontato da Di Martino. Ma il vice ispettore, se potesse tornare indietro, non farebbe alcun passo indietro rispetto al suo coraggioso gesto: "Lo rifarei, ancora oggi. Pienamente, rifarei ciò che ho fatto. L'ho fatto perché il mio compito è mantenere la sicurezza per tutti i cittadini". D'altronde quella del poliziotto è una passione di famiglia. "Devo ringraziare mio padre. Anche lui era un poliziotto e mi ha trasmesso questa passione che io ho portato avanti", ha affermato sorridendo.

Ciò che resterà per sempre nel cuore di Christian è l'affetto ricevuto dagli italiani.

Non solo dai suoi parenti e dagli amici, ma anche dai colleghi e dalle autorità dello Stato che si sono precipitate al pronto soccorso per trovarlo. A tal proposito ha voluto ringraziare il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il capo della polizia e la Questura di Milano: "Mi sono stati sempre vicini e mi hanno sempre supportato".

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