Tentato omicidio: condannato il trapper Shiva per aver sparato a due persone

Il cantante esplose alcuni colpi d'arma da fuoco davanti al suo studio di registrazione, ferendo due membri del gruppo del rapper Rondo Da Sousa che lo avevano aggredito

Tentato omicidio: condannato il trapper Shiva per aver sparato a due persone
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I giudici dell'ottava sezione penale del tribunale di Milano, a conclusione del processo con rito abbreviato, hanno deciso di condannare a 6 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione il trapper Shiva per aver esploso alcuni colpi di arma da fuoco dinanzi al suo studio di registrazione di Settimo Milanese ferendo due persone.

I fatti contestati ad Andrea Arrigoni, questo il nome del cantante, risalgono a circa un anno fa, per la precisione all'11 luglio del 2023. Quel giorno, Shiva era stato aggredito nel cortile della sua casa discografica da due lottatori di arti marziali miste, il 25enne di Vimercate Alessandro Maria Rossi e il 30enne di Lodi Walter Pugliesi: una ritorsione, quella nei suoi confronti, nata nell'ambito della faida con il rapper Rondo Da Sosa.

Quest'ultimo, stando alla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, avrebbe incaricato i due fighters di aggredire il rivale per vendicarsi di alcuni insulti ricevuti in rete e sui social network. Grazie ai filmati ripresi dalla videocamere di sicurezza installate all'esterno dello studio di registrazione della casa discografica "Milano Ovest" di via Cusago a Settimo Milanese, è stato possibile ricostruire l'intera vicenda.

I due lottatori, incappucciati, entrarono in azione pochi istanti dopo l'arrivo del trapper, ma probabilmente non si aspettavano di trovarsi dinanzi a un'arma da fuoco: Shiva impugnò la sua pistola e aprì il fuoco contro gli aggressori, i quali rimasero entrambi feriti. Quando le forze dell'ordine giunsero sul posto c'era solo il più giovane dei fighters che, sfiorato da un proiettile, rifiutò il ricovero in ospedale. Il complice invece, ferito alla gamba, fu costretto a ricorrere alle cure del nosocomio di Vimercate.

Il trapper si difese dalle accuse spiegando al giudice di essersi solo difeso, ma nonostante ciò gli fu contestata l'accusa di tentato omicidio e finì dietro le sbarre del carcere. Tutto questo fino a febbraio 2024, quando gli furono concessi gli arresti domiciliari.

Fortemente ostili alla sentenza, i legali del trapper promettono battaglia in tribunale. "Rispettiamo, come sempre, la sentenza, ma siamo convinti di tutto quello che abbiamo sostenuto fin dall'inizio e ci aspettiamo risposte", dichiara dopo il processo l'avvocato Daniele Barelli.

"Abbiamo sempre sostenuto che non sussiste affatto il delitto di tentato omicidio, abbiamo dimostrato con una consulenza balistica che tutti i colpi sono stati sparati verso il basso", precisa il collega Marco Campora, "faremo ricorso, consapevoli che giudici di grado superiore potranno avere una visione diversa e derubricare il reato".

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