Marco Veronese, l'imprenditore 39enne ucciso la notte del 23 ottobre davanti a un bar in via Sabotino a Collegno, nel Torinese, era pedinato da un investigatore privato. Lo avrebbe riferito agli inquirenti l'ex compagna della vittima che, come è emerso dalle indagini, è legata sentimentalmente a Michele Nicastri, l'uomo arrestato lunedì mattina per l'omicidio. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la donna ha raccontato di essersi rivolta a un professionista del settore investigativo per sapere se l'ex marito avesse "delle brutte frequentazioni" in previsione della causa per l'affidamento dei tre figli. Sebbene fossero separati da 5 anni, infatti, i due non avevamo mai stabilito regole chiare per la gestione dei bambini, fino a quando la scorsa estate Veronese ha espresso la volontà di formalizzare la questione davanti a un giudice.
Gli appostamenti sotto casa della vittima
Anche Nicastri, reo confesso, sapeva che la fidanzata aveva ingaggiato un investigatore privato: "Valentina (il nome della donna ndr) voleva dimostrare che Marco fosse totalmente inadatto a stare da solo con quei bambini". Agli atti dell'inchiesta, però, si parla anche di appostamenti notturni dell'indagato sotto casa della vittima. "Non andavo lì sotto perché mi piaceva fare le passeggiate, andavo lì perché la mia fidanzata era terrorizzata che lui, nella procedura di affidamento, potesse prendersi i bambini con la forza e stavamo cercando in tutti i modi di trovare elementi per far sì che questo non capitasse", ha ammesso Nicastri davanti dal gip. Una versione che contrasta, almeno in parte, con quella fornita dall'ex moglie della vittima. "Non sapevo che lui si appostasse sotto casa sua" ha dichiarato la donna che, nelle scorse ore, è stata sentita dagli investigatori come persona informata sui fatti. Solo una volta avrebbe chiesto al fidanzato di fare un controllo, ossia lo scorso settembre, per verificare a che ora Veronese uscisse di casa per accompagnare i bambini a scuola.
L'ex di Veronese: "Non sapevo nulla"
Quanto all'omicidio, Valentina ha chiarito la propria posizione: "Non sapevo nulla, lui (Nicastri ndr) non mi ha detto nulla". Dichiarazioni che sono state confermate dall'indagato, il quale ha precisato di non essersi confidato con la fidanzata: "Non le ho detto nulla.Valentina non sapeva che quella sera sarei andato sotto casa di Marco". Neanche i giorni successivi avrebbe commentato con lei quanto accaduto la notte del 23 ottobre: "Dopo quel momento - ha dichiarato l'uomo - ci siamo scambiati solo dei messaggi monosillabici". Dopo l'agguato mortale, come appurato dalle indagini, Nicastri è tornato a casa e ha notato di essersi ferito al braccio sinistro: "Ho chiamato mio fratello per aiutarmi a medicare la ferita, perché era una brutta ferita.
Lui è venuto e mi ha messo un cerotto e se n’è andato. Gli ho detto di non farmi domande e lui non me ne ha fatte". L'arma del delitto, gettata vicino a un ponte nei pressi del fiume Dora, non è stata ancora ritrovata.