Dal boschetto al tribunale: i segreti ancora irrisolti sulla morte di Liliana Resinovich

A quasi tre anni dalla scomparsa di Liliana Resinovich, il suo caso continua a essere un enigma che tiene con il fiato sospeso Trieste e l’Italia intera

Dal boschetto al tribunale: i segreti ancora irrisolti sulla morte di Liliana Resinovich

A quasi tre anni dalla scomparsa di Liliana Resinovich, il suo caso continua a essere un enigma che tiene con il fiato sospeso Trieste e l’Italia intera. La mattina del 14 dicembre 2021, Liliana, 63 anni, ex dipendente regionale, esce di casa lasciando dietro di sé cellulare, chiavi e borsa. Da quel momento, svanisce nel nulla. Il suo corpo verrà ritrovato solo il 5 gennaio successivo, avvolto in due sacchi neri, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, a poca distanza dalla sua abitazione.

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Le prime indagini si sono mosse tra ipotesi contrastanti: suicidio o omicidio? La scena – il corpo chiuso in sacchi, la testa infilata in sacchetti di plastica – ha subito sollevato dubbi tra gli inquirenti e, soprattutto, tra i familiari, che non hanno mai accettato la pista del gesto volontario. Eppure, la prima autopsia firmata dal professor Fulvio Costantinides aveva concluso per il suicidio: nessuna chiara evidenza di violenza, nessuna lesione da difesa, nessun segno di azione di terzi. Su queste basi, la Procura aveva chiesto l’archiviazione.

Ma la famiglia di Liliana, guidata dal fratello Sergio, si è opposta con forza, ottenendo la riapertura del caso e una nuova consulenza medico-legale. La svolta arriva con la perizia della dottoressa Cristina Cattaneo e del suo team: secondo le nuove analisi, Liliana sarebbe stata aggredita e soffocata il giorno stesso della scomparsa, probabilmente entro poche ore dalla colazione. La morte, dunque, sarebbe avvenuta per asfissia meccanica, con una manovra al collo – un’azione compatibile con uno strangolamento – e non per un gesto autoinflitto. La scena del ritrovamento, secondo i consulenti, sarebbe più compatibile con un occultamento di cadavere che con un suicidio.

Questa nuova lettura ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del marito, Sebastiano Visintin, dopo una lunga perquisizione nella sua abitazione. Tuttavia, il quadro resta tutt’altro che chiaro. Visintin si dichiara estraneo ai fatti e avanza dubbi sul ruolo di Claudio Sterpin, “l’amico del cuore” di Liliana, con cui la donna aveva riallacciato un rapporto stretto e che avrebbe dovuto incontrare la mattina della scomparsa. Anche la dinamica dei movimenti di Liliana resta avvolta nel mistero: c’è chi sostiene che non abbia mai lasciato la casa, chi invece si concentra sulle immagini delle telecamere e sulle chiamate effettuate quella mattina.

A complicare ulteriormente il quadro, un colpo di scena recente: il tecnico dell’obitorio che partecipò all’autopsia ha dichiarato di poter essere stato lui a causare accidentalmente una frattura vertebrale rilevata sul corpo, elemento che fino a poco fa era considerato possibile segno di violenza. Il caso Resinovich resta così sospeso tra verità scientifiche in conflitto, relazioni personali intricate, possibili moventi economici e familiari, e una scena del crimine che, a distanza di anni, continua a restituire più domande che risposte. La Procura prosegue le indagini, ma la soluzione appare ancora lontana. Nel frattempo, la famiglia di Liliana e l’opinione pubblica chiedono una sola cosa: verità e giustizia per una donna che, dal boschetto al tribunale, attende ancora che il suo mistero venga finalmente risolto. Hannae Tahir, 14enne scomparsa da Pinerolo. L’appello dalla madre: “Torna a casa, tutto si può risolvere”

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Sono passati dieci lunghissimi giorni da quando Hannae Tahir, 14 anni, è scomparsa da Pinerolo, in provincia di Torino. Era il 30 aprile 2025. Da allora, il tempo sembra essersi fermato per chi le vuole bene: crescono l’angoscia, l’incertezza e quel silenzio assordante che accompagna tutti i suoi cari. Sua madre non trova pace: piange e cerca di farsi forza, ma le lacrime ormai sembrano non finire mai. Il nodo della vicenda non è solo l’allontanamento volontario di una ragazza giovane e fragile. Il vero interrogativo è: con chi si trova oggi Hannae? Chi le sta offrendo rifugio? E, soprattutto, questa persona si sta davvero prendendo cura di lei?

In un’intervista a Tag24, la madre di Hannae ha condiviso, tra pause di commozione e parole cariche di verità, gli ultimi momenti prima della scomparsa. “Mia figlia frequenta il primo anno delle superiori qui a Pinerolo. Quel giorno avrebbe dovuto essere a scuola come sempre, ma non ci è mai entrata. Quando sono andata a prenderla, mi è crollato il mondo addosso: nessuno sapeva dove fosse.” Poi, un dettaglio che cambia la narrazione: “Ho scoperto che, quella mattina, nello zaino c’erano solo vestiti. Nessun libro, nessun quaderno. Aveva pianificato di andare via.” Un precedente c’era, è vero: un allontanamento temporaneo, risoltosi nel giro di una giornata. Ma questa volta è diverso. Questa volta c’è un silenzio che fa paura.

“Dopo tutti questi giorni, non ho dubbi: qualcuno la sta ospitando”, confida la madre con tono fermo. “Hannae non può cavarsela da sola: ha bisogno di un letto, di un pasto caldo, di sicurezza. Chiunque tu sia - giovane o adulto - ti chiedo con tutto il cuore: fai la cosa giusta. Aiutala a tornare a casa.” Poi, un appello diretto, un filo sottile lanciato nel buio nella speranza che lei lo raccolga: “Hannae, se stai leggendo queste parole, vai in una caserma, chiama il 112. Fammi sapere che stai bene. Il tuo telefono è spento da troppo tempo. Basta una parola.”

La madre conclude rivolgendosi direttamente alla figlia: “Hannae, nessuno ti amerà come una madre. Ricordalo sempre. Tuo fratello piccolo ti aspetta, io non riesco più a dormire né a mangiare. Non temere nulla: tutto si può risolvere. Ma tu fai il primo passo.” Il caso è seguito dal Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV, un’associazione specializzata nel supporto alle famiglie. Chiunque abbia informazioni può contattare immediatamente il 112 o il numero dedicato +39 3881894493. Il loro invito è chiaro: ogni segnalazione può fare la differenza. Un intervento tempestivo può salvare una vita e restituire la pace a chi oggi vive nel tormento dell’attesa.

Tag24.it e Canale 122-Fatti di Nera, attraverso le rubriche dedicate alle persone scomparse, offrono un servizio di grande valore civico.

Questa iniziativa, realizzata in collaborazione con associazioni e famiglie coinvolte, non solo fornisce informazioni aggiornate sui casi di sparizione, ma funge anche da ponte tra le comunità e le istituzioni, facilitando la comunicazione e la ricerca di persone scomparse su tutto il territorio nazionale.

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