Cronaca nera

Quel libro sui diritti che leggeva Saman. "Si informava, voleva opporsi"

Un'altro tassello nell'immagine di Saman Abbas: è stato trovato a Novellara un libro sui diritti dei lavoratori pakistani che probabilmente stava leggendo

Quel libro sui diritti che leggeva Saman. "Si informava, voleva opporsi"

C’è una parte del lavoro degli inquirenti su Saman Abbas che è stata resa nota fin da subito: è la consapevolezza, derivata da testimonianze ed esperienza, che la 18enne si fosse opposta al matrimonio forzato con un cugino più vecchio e che questo abbia comportato la sua condanna a morte. A questa consapevolezza hanno contribuito le intercettazioni telefoniche del padre Shabbar Abbas, per cui si è iniziato a parlare di delitto d'onore.

È qualcosa di inaccettabile agli occhi dell’opinione pubblica del terzo millennio, un’epoca in cui Saman era nata e cresciuta, sperimentando la libertà italiana, europea, occidentale, e decidendo che le costrizioni non facevano per lei, che voleva essere libera di vivere, studiare, lavorare, amare.

Non a caso, nell’abitazione degli Abbas a Novellara è stato trovato un libro particolare e si ritiene che fosse nelle mani della giovane prima della sua iniqua morte. Si tratta di “Dalla parte sbagliata - La speranza dopo Iqbal” di Francesco D’Adamo, un saggio in italiano sulla tutela dei diritti dei lavoratori pakistani. È probabilmente un libro preso in prestito da una biblioteca: sul dorso si può notare un adesivo bianco, come quelli su cui si usa appuntare la classificazione Dewey.

È sicuramente di Saman - ha commentato l’avvocato dell’associazione Penelope Barbara Iannuccelli - era intelligente e il rifiuto del matrimonio forzato è soltanto un aspetto dell'evoluzione che stava facendo. Una evoluzione forte e potente arginabile solo con la soppressione”.

L’associazione Penelope, che si occupa della tutela di famigliari e amici delle persone scomparse, si è costituita parte civile: è stata nominata medico legale di parte la professoressa Elia del Borrello, che presiederà un pool di tecnici.

Il libro sui diritti in casa di Saman

Il libro restituisce un altro tassello all’immagine di Saman che gli italiani avevano. La giovane aveva denunciato i genitori per il matrimonio forzato, ed era stata condotta in una comunità protetta, comunità che però aveva lasciato su richiesta della madre Nazia Shaheen, attualmente latitante.

Saman aveva creato un account social con il nick Italian Girl: lì la si poteva vedere indossare abiti occidentali e passeggiare libera con la musica dei rapper italiani che piacciono tanto ai giovani. E sui social aveva conosciuto Saqib, connazionale residente nel Frusinate del quale si era innamorata, che progettava di sposare, dopo averlo incontrato in più occasioni di persona.

Ora al coetaneo resta un abito da sposa rosa che non sarà mai indossato e una certezza crudele: Saman potrebbe avere giustizia, ma nessuno la riporterà da lui.

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