Cronaca nera

"Lo conoscevo". L'intercettazione unisce Emanuela, Mirella ed Elisa Claps

Confermata l'apertura di un fascicolo in Vaticano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: ci sono nuovi elementi, ma anche altri meno recenti mai chiariti

"Lo conoscevo". L'intercettazione unisce Emanuela, Mirella ed Elisa Claps
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Nella vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi ci sono elementi vecchi e nuovi che aprono a tanti interrogativi. Intanto però è giunta la conferma dell’apertura di un fascicolo di indagine, cosa che la famiglia Orlandi ha appreso dalla stampa: lo ha affermato Natalina, sorella di Emanuela in studio a “Chi l’ha visto?”, dov’è stata ospite anche Maria Antonietta, sorella di Mirella Gregori, la coetanea di Emanuela scomparsa nello stesso periodo.

A quanto pare Mirella è citata nel libro di padre Georg Gänswein. “È come un segnale che le ragazze sono unite dallo stesso destino”, ha chiosato Maria Antonietta, auspicando che anche per sua sorella vengano aperte delle indagini.

L’apertura del fascicolo

Se è vera la notizia, è la prima volta che il Vaticano apre un’inchiesta”: è lapidario Pietro Orlandi ai microfoni di “Chi l’ha visto?”. Dalla stampa ha appreso che l’apertura dell’inchiesta avviene a partire da varie richieste giunte dalla famiglia. “Loro non hanno mai voluto fare indagini, perché, dicevano, Emanuela è scomparsa su suolo italiano, quindi se ne deve occupare la magistratura italiana. E questo per 40 anni, loro hanno sempre respinto le rogatorie internazionali, non hanno mai voluto parlare”, ha aggiunto Pietro Orlandi.

La famiglia comunque ha in mano elementi nuovi che forse potrebbero portare a una soluzione del caso: si tratta di conversazioni su WhatsApp che contengono informazioni su Emanuela. “Secondo noi - ha continuato Pietro - sono elementi importanti, perché questi WhatApp tra due persone, molto vicine a papa Francesco, su due telefoni riservati della Santa Sede - uno scambio di messaggi intorno al 2014 - parlano di Emanuela, parlano di documenti di Emanuela, ne parlano come fosse una cosa grave”. “E attuale - ha aggiunto il suo avvocato Laura Sgrò -Come fosse cogente, da risolvere in quel momento. Questa è la cosa che ha destato particolarmente la nostra attenzione”.

I messaggi fanno riferimento, per quello che Pietro Orlandi ha accennato, a georadar, a come pagare i tombaroli, e al cardinale Abril, che avrebbe fatto riferimento a un inventario da fare su elementi trovati relativi alla storia di Emanuela.

Le intercettazioni spinose

Chiaramente gli interrogativi sono moltissimi da quel 22 giugno 1983, quando Emanuela sembrò scomparsa nel nulla. Ma ce n’è uno relativamente più recente che ha riacceso negli ultimi anni l’interesse sul caso, ovvero quello legato alle ipotesi che la sparizione di Emanuela fosse connessa con la Banda della Magliana e, nello specifico, con Enrico “Renatino” De Pedis.

Dopo una “soffiata”, per cui si andò a riesumare la salma di De Pedis, venne indagato nel 2012 don Pietro Vergari, rettore della Basilica di Sant’Apollinare. Questi aveva conosciuto De Pedis nel carcere in cui era stato cappellano. Estendo il religioso indagato, il suo telefono è stato intercettato.

In un’intercettazione con una persona sconosciuta dà del “ciarlatano” a Piero Orlandi e spiega che il luogo della sepoltura di De Pedis, all’interno delle mura vaticane e sotto la Basilica, è legato al fatto che al Verano la tomba sarebbe stata precedentemente vandalizzata in più occasioni, e che De Pedis stesso aveva espresso il desiderio di quel luogo specifico di sepolruta. In più il religioso pare sminuire la carriera criminale di De Pedis: “Si dice… si dice… Che poi di concreto non c’è niente”. In un’altra intercettazione don Vergari parla proprio con la moglie di De Pedis che dice: “Tanto il procuratore nostro sta archiviando tutto”.

Durante il periodo di indagine, don Vergari telefonò anche all’ex vescovo di Potenza, la cui curia fu legata alla scomparsa e all’omicidio di Elisa Claps. “C’era una persona che io ho conosciuto, che si chiama Enrico De Pedis… badi bene… Enrico De Pedis. Battezzato col nome di Enrico! Poi c’è una persona… detta ‘Renatino’…”, spiega don Vergari al vescovo lucano, che lo interrompe: forse il telefono è sotto controllo. “Ha messo in chiaro di non parlare al telefono - commenta al telefono con la trasmissione Gildo, fratello di Elisa - Lui aveva fatto una certa esperienza, diciamo, dopo il ritrovamento di Elisa, riguardo a intercettazioni.

C’è solo tanta tristezza perché pare in certi momenti di rivedere il cammino faticoso che abbiamo fatto per arrivare alla verità”.

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