"Dobbiamo ucciderlo". Così la mamma di Alessandro Venier e la compagna hanno pianificato il delitto

Secondo l'accusa, le due donne avrebbero premeditato l'omicidio. Il 35enne sarebbe stato narcotizzato e poi strangolato con i lacci delle scarpe

"Dobbiamo ucciderlo". Così la mamma di Alessandro Venier e la compagna hanno pianificato il delitto
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"L'unico modo per fermarlo è ucciderlo". È quanto avrebbe detto Maylin Castro Salvo, la compagna di Alessandro Venier, alla suocera, Lorena Venier, per convincerla ad ammazzare il figlio. Lo riporta l'Ansa in riferimento a ciò che sarebbe emerso dall'interrogatorio di convalida del fermo della 30enne di origini colombiane. Secondo l'accusa, la donna avrebbe incitato la mamma del 35enne a commettere l'efferato delitto, motivo per il quale le viene contestato anche il reato di istigazione all'omicidio. Le indagate rispondono di omicidio pluriaggravato in concorso, occultamento e vilipendio di cadavere. Nel pomeriggio, il gip di Udine Mariarosa Persico ha convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare in carcere per Lorena Venier e la custodia attenuata in una struttura protetta per Maylin Castro Monsalvo, come previso dalla legge in vigore dallo scorso aprile per le madri con figli di età inferiore a un anno.

La testimonianza di Lorena Venier: "Temevo per mia nuora"

"La vita di Maylin era in pericolo, non potevamo più attendere". Sarebbe questo uno dei passaggi fondamentali della testimonianza resa da Lorena Venier nel corso dell'udienza preliminare di fronte al gip. La 61enne avrebbe temuto per l'incolumità di nuora e nipote, al punto da decidere di uccidere il figlio. Circa il movente "è da ricercarsi nelle dinamiche familiari", ha detto all'Ansa l'avvocato Giovanni De Nardo, che difende la donna. Il legale aveva chiesto per l'assistita il beneficio degli arresti domiciliari, avendo quest'ultima "fornito piena confessione e riferito ogni singolo dettaglio". L'istanza è stata respinta.

Le fasi dell'omicidio

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il delitto si sarebbe consumato la notte del 25 luglio nell'abitazione di famiglia a Gemona, in provincia di Udine. Le due donne avrebbero tentato di narcotizzare Alessandro con un farmaco sciolto nella limonata, poi mamma Lorena, che di professione è un'infermiera, gli ha fatto anche un'iniezione di insulina. Dopodiché entrambe avrebbero provato a soffocarlo a mani nude. Non riuscendovi, la compagna della vittima ha usato i lacci della scarpe per strangolarlo.

Dopo il decesso, sono iniziate le operazioni di occultamento del cadavere: il corpo è stato sezionato in tre parti e riposto all'interno di un bidone ricoperto da uno strato di calce viva. Giovedì 1 agosto, le indagate hanno chiamato il 112 e si sono costituite.

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