Garlasco, parla l'amico di Sempio: "Se viene fuori che c'è un innocente..."

Laddove si intrecciano le nuove indagini sul delitto di Garlasco e l’inchiesta Clean 2, Andrea Sempio si interroga sulla difesa di Massimo Lovati: per gli inquirenti cruciali i biglietti sequestrati

Screen Quarto Grado
Screen Quarto Grado

L’opinione pubblica è profondamente divisa sul presunto legame tra il delitto di Garlasco e l’ipotesi di corruzione ventilata da Clean 2. Tutto ruota intorno a un interrogativo: a cosa sono serviti i movimenti bancari effettuati dalla famiglia Sempio nel 2017? Da un lato loro affermano siano serviti per pagare gli avvocati, dall’altra gli inquirenti stanno vagliando l’ipotesi di corruzione per il pm Mario Venditti che chiese l’archiviazione.

I biglietti sequestrati

Per le indagini Clean 2 sembrano essere fondamentali due appunti manoscritti sequestrati il 14 maggio 2025 a casa Sempio durante la perquisizione: gli appunti erano scritti sul fronte e sul retro della pagina di un’agenda prima strappata e poi conservata in un cassetto. Si tratta degli biglietto in cui si legge “Venditti gip archivia per 20.30. euro”, e che secondo la procura di Brescia potrebbe indicare la dazione di 20-30mila euro al pm per corromperlo. Ma Giuseppe Sempio, padre di Andrea e autore del biglietto, nega: “Me le segnavo io ‘ste cose per poter fare poi domande agli avvocati”. A Quarto Grado l’uomo ha rincarato: “Riguardava qualcosa con gli avvocati, adesso non so se è quello che dicono loro, le marche da bollo o altre cose”.

Il biglietto continua in questo modo: “Cosa succede? Se i Giarda presentano un’istanza di revisione a Brescia fatta bene”. C’è poi una scritta in un riquadro, dopo la dicitura “pensiero del papà”: “Il soggetto ha un nome e un cognome x la legge Italiana si chiama SEMPI-ANDRE”. Secondo Giuseppe Sempio si tratterebbe di un appunto tratto dalla lettura di un giornale. E poi: “Non è stato seguito da un investigatore un’idea o un pensiero ma dalle foto sembra”. Stando a quanto dice pare si riferisse alle foto scattate al figlio dagli investigatori privati. Il fronte del biglietto si conclude con uno sfogo: “Proprio mio figlio Andrea?”.

Sul retro viene invece apposta una data4-2-2016” - anche se dovrebbe essere il 2017 - e poi “(GIP (VENDITTI) procuratore di Pavia)” con la città sottolineata un paio di volte. Ancora papà Sempio prosegue nella sua scrittura: “Se archivia l’indagine dovrebbe mettere il nome del soggetto sulla archiviazione (SEMPIO Andrea) così non può essere indagato per lo stesso motivo il DNA”. E in un altro riquadro: “L’accusa di Stasi verso i SEMPIO perché sono loro che hanno fatto seguire mio figlio ANDREA accusandolo con il DNA quindi non è una difesa ma un’accusa verso la mia famiglia”.

La diatriba sui movimenti bancari dei Sempio

Quindi Giuseppe Sempio sostiene che molti di quegli appunti si riferirebbero a domande che avrebbe voluto porre agli avvocati. Interrogato sui movimenti bancari, aveva infatti risposto: “Noi eravamo in balia degli avvocati”, aggiungendo che nessuno al tempo avrebbe chiesto a quanto ammontava la parcella, ma che i legali tiravano fuori “il foglio” e loro pagavano perché volevano che il figlio fosse riconosciuto come estraneo. In studio a Quarto Grado il legale Massimo Lovati risponde lapidario: “Loro non ne sapevano niente di niente perché sono ignoranti come le capre”.

In un video diffuso dallo stesso Andrea Sempio - indagato per la terza volta per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, e per il quale è stato condannato nel 2015 Alberto Stasi - il giovane afferma di aver incontrato Lovati e di aver parlato con lui senza animosità. Poi annuncia: “Al momento ho deciso di prendermi qualche giorno per decidere se confermare l’avvocato Lovati nel team difensivo”. Andrea Sempio vuole capire quindi, dice, se ci sia concordanza “sulle sue idee, sulla sua visione, sulla sua idea della difesa”.

Il pensiero di Roberto Freddi

Intervistato da Quarto Grado anche Roberto Freddi, amico storico di Andrea Sempio ma anche di Marco Poggi, fratello della vittima. “Io starò sempre dalla sua parte fino a prova contraria”, dice dell’indagato, aggiungendo che lo scontrino mostrato agli inquirenti abbia rappresentato l’indizio per cui Andrea Sempio il giorno del delitto fosse davvero a Vigevano. “Se avessi potuto dire con certezza chi ha ucciso Chiara Poggi l’avrei detto anni fa, ma per l’amicizia che ho con i Poggi”, chiosa.

Poi sbotta, ricordando l’assenza di un movente e dell’arma del delitto, riferendosi a Stasi e alla sua difesa, da cui sarebbe partita l’attuale indagine su Andrea Sempio: “Perché nessuno si espone come sto facendo io, perché non li andate a cercare. E perché dall’altra parte nessuno lo fa? Chi può essere stato ad andare in procura a dire: ma guardate… in quella casa lì, ci entrava quel ragazzo… chi può essere stato? Chi si è sempre proclamato innocente, o no?”.

Freddi smentisce inoltre una possibile cotta tra l’indagato e la vittima: “Chiara aveva 7 anni in più di noi, è una differenza significativa. Aveva una vita già avviata”.

E racconta del giorno in cui gli è stato prelevato il Dna dagli inquirenti, a cui ha augurato buon lavoro: “È una responsabilità enorme: pensare oggi, nel presente, di risolvere il passato, è una grossa responsabilità. Vanno rispettate queste persone. Qui c’è in ballo il significato stesso della giustizia, perché se viene fuori che c’è dentro uno innocente son c… amari”.

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