“Il testimone? Non c’entra Lovati, ecco cosa penso”. La rivelazione di Sempio sullo scontrino

L'amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per il delitto di Garlasco, si esprime sull’ipotesi che qualcuno possa aver fornito delle dichiarazioni sul ticket del 2017 per attestare la sua presenza a Vigevano nel giorno dell’omicidio

Screen Quarto Grado
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Esiste o non esiste davvero il supertestimone che avrebbe rivelato agli inquirenti la presunta natura dello scontrino presentato da Andrea Sempio nel 2017? Nelle indagini sul delitto di Garlasco è l’argomento di maggiore interesse in questi giorni: si dice - ma non ci sono certezze né conferme della procura - che qualcuno abbia contestato la veridicità dello scontrino che attesterebbe che l’indagato, nella mattinata del 13 agosto 2007, quando fu uccisa Chiara Poggi, si fosse recato a Vigevano. Lo scontrino, va ricordato, non contiene la targa dell’automobile stallata.

Sono curioso di vedere come lo documenterà. È una balla”, ha commentato Sempio a Quarto Grado riferendosi alle presunte dichiarazioni rese alla procura da questa persona al momento ignota: l’indagato dubita che non si tratti dell’ennesima indiscrezione che poi si rivela una fake news, anzi non è sicuro che esista davvero questo sedicente supertestimone.

Tra l’altro Sempio era in possesso non solo di uno scontrino di un parcheggio di Vigevano per la mattinata del 13 agosto, ma anche per il giorno dopo, il 14 agosto 2007: ha infatti sempre affermato di aver affrontato il tragitto per recarsi in una libreria, che però il primo giorno avrebbe trovato chiusa. Il suo ritorno, il giorno dopo, peraltro neppure lo ricordava: ha chiarito nella sua intervista di averlo riportato alla mente a seguito di una delle tante intercettazioni che in queste settimane la stampa sta rendendo note.

E a chi gli chiede se non sia l’avvocato Massimo Lovati - che è stato di recente sollevato dall’incarico oggi rivestito da Liborio Cataliotti oltre che da Angela Taccia - ad aver reso agli inquirenti queste presunte dichiarazioni sullo scontrino, Sempio risponde senza dubbi: “Non c’è Lovati dietro a tutto questo. Secondo me non si presterebbe a questo tipo di gioco. Non c’è nessun segreto su di me”. Come sempre Sempio è apparso sereno, spiegando come sia sempre il risvolto mediatico a essere “quello che ti fa andare fuori di testa”.

Nella giornata di oggi, Sempio è stato convocato nell’ambito delle analisi che la procura ha richiesto all’anatomopatoga Cristina Cattaneo: all’indagato sono state prese le misure del corpo, a partire da altezza, peso e scarpe, che tuttavia potrebbero essere molto differenti da quelle del 2007. È probabile che queste misure saranno utilizzate per gli incroci con la Bloodstain Pattern Analysis, che potrebbe riscrivere la scena del crimine, al fine di valutare la compatibilità della corporatura in movimento del killer.

Sono diversi gli argomenti di cui ha parlato Sempio nella sua intervista: tra l’altro ha messo un punto anche su “Maurizio”, la persona nominata in un’intercettazione famigliare. “Maurizio” si sarebbe accostato alla madre Daniela Ferrari per portare la propria solidarietà in occasione dell’indagine del 2017. Per Andrea Sempio la madre avrebbe ricostruito solo dopo di chi si trattava, ma quando glielo chiesero durante la perquisizione non lo ricordò.

L’indagato si è espresso anche sull’annosa questione che si intreccerebbe - ma esiste una diffida di cui tenere conto - con un processo per estorsione e una sentenza passata in giudicato su Flavius Savu, condannato per aver ricattato l’ex rettore del santuario della Madonna della Bozzola don Gregorio Vitali. “Io non frequentavo le Bozzole. Sono stato qualche volta alla fiera che fanno lì a Pasqua, alla festa del paese, perché lì mettono le bancarelle, ma non ho mai frequentato il giro delle Bozzole. Flavius Savu? Il nome lo conosco dai media, questa persona non l'ho mai vista”, ha detto.

Infine si parla anche dell’inchiesta che a Brescia vede indagato il pm Mario Venditti, che nel 2017 chiese l’archiviazione di Andrea Sempio. In una nota del padre Giuseppe Sempio, ci sarebbe scritto “Venditti gip archivia x 20.30. euro”, un riferimento, dice la famiglia, alle marche da bollo per documenti futuri.

Il discorso della corruzione del magistrato non ha senso, non tornano le cifre - chiosa Andrea Sempio - Non avrebbe avuto senso corrompere il magistrato, perché comunque non era lui che poteva decidere tra un'archiviazione o meno. Non tornano le cifre, non tornano le persone, non torna come storia”.

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