Garlasco, la genetista di Sempio: "Il Dna sotto le unghie di Chiara è comparabile". Spuntano le ricevute della Bozzola

Andrea Sempio parla delle accuse di omicidio in concorso e dei dettagli trapelati. La sua nuova consulente racconta le origini del materiale genetico sotto le unghie di Chiara Poggi

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"

C’è un foglietto sulla scena del crimine del delitto di Garlasco. Sembra uno di quei foglietti quadrati, che si tenevano vicino al telefono fisso per prendere appunti. E il dettaglio insolito è che questo foglietto è immacolato in superficie: non si sa se sia macchiato sotto, ma il mobiletto e il telefono stesso sono imbrattati del sangue di Chiara Poggi. Lo segnala “Chi l’ha visto?”, per cercare di capire se quel pezzo di carta sia stato repertato e se possa contenere elementi utili.

Il documento dell’estorsione

Tra le “carte” su Garlasco proposte dalla trasmissione di Rai 3, ci sono state ieri due lettere inedite. Si tratta di documenti firmati da Flavius Alexa Savu e don Gregorio Vitali: il rumeno aveva chiesto al religioso, ex rettore del locale santuario della Madonna della Bozzola, denaro per non far trapelare un audio in cui il sacerdote avrebbe avuto una conversazione telefonica di carattere erotico.

Il denaro dell’estorsione, reato per cui Savu è stato poi condannato, sarebbe stato quindi giustificato in queste due lettere in cui don Gregorio avrebbe attestato di effettuare una donazione per la figlia malata dello stesso Savu, una bambina che avrebbe dovuto affrontare un’operazione molto difficile e costosa. Le missive hanno date a cavallo tra il 2013 e il 2014, e riportano l’intestazione dello studio di Massimo Lovati, ex avvocato dell’indagato nelle nuove indagini Andrea Sempio.

La nuova consulente di Sempio

Sempio, attualmente indagato per concorso nell’omicidio Poggi del 13 agosto 2007, ha un team di difesa quasi completamente nuovo. Resta sua legale Angela Taccia, ma si sono da poco uniti alla squadra l’avvocato Liborio Cataliotti, il criminologo Armando Palmegiani e la genetista Marina Baldi, dopo la remissione del mandato di Lovati e prima ancora il passo indietro dell’ex generale dei Ris Luciano Garofano, che sarebbe stato in contrasto con la strategia dello stesso Lovati.

Marina Baldi, ospite in studio, ha spiegato di aver accettato l’incarico per poter fornire un contributo tecnico alla difesa. E ha raccontato un dettaglio inedito: avrebbe visto in precedenza i dati del Dna sui margini ungueali di Chiara Poggi, che la consulenza di Pasquale Linarello per la difesa di Alberto Stasi - condannato per l’omicidio nel 2015 - attribuisce a Sempio.

Federica Sciarelli ha chiesto a Baldi se quel Dna appartenga all’indagato: “Non lo so. Questo è il Dna che era sotto un dito della mano di Chiara, che mi fu sottoposto, senza dirmi cos’era, dal dottor Linarello, con cui all’epoca lavoravo”. La genetista ha aggiunto che le venne chiesto se quel profilo incompleto fosse interpretabile e lei disse di sì. Ora i dati grezzi sul profilo saranno esaminati da una perizia della procura.

Baldi ha però spiegato che un profilo genetico può avere contatti anche molto dopo la sua deposizione: in altre parole, se quel Dna non viene pulito, può restare anche per mesi su un oggetto, in particolare su una tastiera di computer, dove si premono ripetutamente tastiera e mouse. E Sempio potrebbe aver usato il computer di casa Poggi in più occasioni, per i videogiochi insieme al fratello di Chiara Marco Poggi, che in quel periodo frequentava.

La versione di Sempio

Io non capisco neanche come mai abbia destato così tanti sospetti. Non è che io sono l'unico che abbia portato qualcosa”. È lapidario Andrea Sempio sulla questione dello scontrino mostrato agli inquirenti per attestare che il giorno dell’omicidio lui si trovasse a Vigevano per acquistare dei libri. L’indagato ha aggiunto che altre persone sentite hanno portato scontrini, hanno mostrato passaporti o ricevute autostradali, e confermato che lo scontrino è suo, in contrasto con le voci che si stanno susseguendo in queste ore, voci non confermate.

Per quello che riguarda la cella telefonica non agganciata a Vigevano, Sempio specifica inoltre: “I telefoni del tempo ti agganciavano a una cella solo se c’era un qualche tipo di interazione”. Gli smartphone all’epoca non erano infatti diffusi come oggi, e l’aggancio della cella di un telefono cellulare funzionava in questo modo nel 2007.

Nella lunga intervista rilasciata a “Chi l’ha visto?”, l’indagato fa il punto con tante smentite: quello sequestrato al padre Giuseppe Sempio non è un pizzino, ma un appunto, in primis, e in altri appunti l’uomo utilizzava sempre gli zeri se le cifre lo richiedevano, tanto che ne esiste anche un altro che riporta i pagamenti effettuati a Lovati e Garofano nel 2017. Smentisce inoltre di aver mai visto video intimi della vittima, di un eventuale innamoramento nei suoi confronti, di aver mai frequentato il santuario della Bozzola o di conoscere le cugine di Chiara Poggi, le gemelle Stefania e Paola Cappa.

E all’intervistatore che gli

domanda come mai sia così tranquillo, Andrea Sempio dice di sentirsi “un po’ come quei soldati nelle guerre di trincea. Si sta lì, ad aspettarsi che possa capitare di tutto, sei rassegnato ad aspettarti che passi”.

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