I colpi al volto, il selfie e i coltelli del killer: la violenza di Soncin contro Pamela. Il gip: "Resti in carcere"

Soncin avrebbe controllato e vessato la vittima fin dai primi momenti della relazione nata nel 2024. Poco prima dell'arrivo dei soccorsi, un vicino avrebbe visto lui trascinarla per i capelli per impedirle la fuga

Screenshot foto "Dentro la Notizia"
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Il gip Tommaso Perna ha convalidato il fermo ed emesso la misura cautelare in carcere, come chiesto dalla procura di Milano, per Gianluca Soncin, accusato della morte di Pamela Genini, che questa mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di convalida del fermo. Il giudice ha riconosciuto il pericolo di inquinamento probatorio, di fuga e di reiterazione del reato. L'attuale avvocato ha riferito oggi che in questo momento Soncin "non è in condizioni lucidissime. Ha già provveduto a nominare un avvocato di fiducia con cui deciderà la strategia processuale".

La dinamica

La ragazza aveva lasciato Soncin poco tempo prima: si erano conosciuti nel 2024 ma quella storia pare non sia mai stata idilliaca per Genini. Alcune amiche hanno testimoniato di aver ricevuto da parte sua immagini (rese anche pubbliche) di ematomi che le avrebbe causato lui. Pare che l'uomo la controllasse, che le impedisse di lavorare e che per questo le avesse dato una carta di credito per controllarne anche le spese. Alcune testimonianze riportate da La Repubblica riferiscono che Soncin le avrebbe anche puntato una pistola sul ventre, minacciandola di uccidere lei e sua madre. Pamela sembra temesse le reazioni di quell'uomo, tanto che la sera che viene uccisa chiama il suo ex fidanzato, che allarmato da lei mette in moto i soccorsi presso la sua abitazione.

La chiamata di Pamela all'ex inizia alle 21.20 circa, quando lei lo informa che Soncin aveva fatto un doppione di chiavi del suo appartamento a Milano e che in quel momento stava salendo le scale, la chiamata si interrompe bruscamente e non prima che lei riesca a chiedere aiuto. La ragazza si trovava in balcone ed è lì che l'uomo la raggiunge. Quando le forze dell'ordine suonano alla sua porta, Soncin è già in casa, quindi la ragazza, per evitare di agitarlo ulteriormente, finge che si tratti di un corriere: sono le 21.50 circa. Lui però ha probabilmente capito, o forse ha visto arrivare gli agenti, che quando varcano il cancello del palazzo iniziano a sentire le urla di Pamela: "Mi sta accoltellando, aiuto". Gli agenti impiegano pochi secondi per arrivare al portone di Pamela, sfondano la porta a calci ed entrano. Al loro arrivo la giovane è in fin di vita mentre Soncin è accasciato nei pressi del divano con alcuni evidenti tagli che si è auto inferto.

Il femminicidio di Pamela si è svolto sotto gli occhi dei vicini di casa, che hanno assisitito inermi dalle loro finestra a quel massacro, mentre gli agenti salivano le scale il più in fretta possibile per tentare di salvarla. Un vicino di casa ha anche dichiarato di aver visto Pamela cercare di fuggire da casa e lui che la afferrava per i capelli: erano le 21.45 circa. Un altro vicino di caga ha dichiarato di aver visto Pamela inginocchiata implorare di fermarsi mentre lui "la colpiva con diversi schiaffi al volto". Pamela morirà circa un'ora dopo, alle 22.

45, per le ferite riportate, soprattutto all'addome e al collo. La Procura di Milano ha disposto il sequestro di una decina di coltelli simili a quelli utilizzati per uccidere Pamela a casa di Soncin a Cervia.

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