"Ignobili insinuazioni". Il segretario di Wojtyla contro Pietro Orlandi

Stanislaw Dziwisz interviene in difesa di Giovanni Paolo II: "L'Italia saprà vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più"

"Ignobili insinuazioni". Il segretario di Wojtyla contro Pietro Orlandi

Le rivelazioni fatte da Pietro Orlandi a "DiMartedì" continuano ad avere grande risonanza, tanto che a intervenire in difesa di Karol Wojtyla è colui che fu suo segretario particolare. Il cardinale Stanislaw Dziwisz bolla le parole del fratello di Emanuela come "ignobili insinuazioni", auspicando che la verità sulla "angosciante vicenda" della ragazza scomparsa il 22 giugno del 1983 "finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi" ma anche che l'Italia sappia "vigilare sul diritto alla buona fama" di Giovanni Paolo II.

L'audio

Il nome di Karol Wojtyla, pontefice nell'anno della scomparsa di Emanuela, emerge in un audio consegnato al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, che nei giorni scorsi aveva accolto Pietro Orlandi per confrontarsi con lui e ribadire la volontà di papa Francesco di far luce sulla vicenda. Una conversazione di otto ore, in cui è stato anche ascoltato il messaggio di un uomo vicino alla banda della Magliana, che raccontava delle presunte abitudini sconvolgenti del pontefice.

"Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il Segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell'ambiente carcerario", rivela l'uomo di cui non è stato reso noto il nome. E la richiesta sarebbe arrivata al boss Enrico De Pedis, alias ‘Renatino’. Ospite a "DiMartedì", il fratello di Emanuela aveva commentato l'audio, dichiarando di aver saputo dalla stessa fonte malavitosa che "Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case".

La difesa

Il segretario particolare del pontefice polacco si scaglia contro le "avventatissime affermazioni – ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni – profferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all'amara e penosa vicenda della sorella Emanuela".

"È appena il caso di dire che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all'origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali", prosegue nel suo comunicato Stanislaw Dziwisz. "Un crimine gigantesco è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia", tuttavia "criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale", affonda il cardinale. Da un lato Dziwisz parla di comprensione per il dolore di una famiglia che da 40 anni non trova pace per quanto accaduto a Emanuela, dall'altro si augura "che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi".

"Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela", ribadisce il porporato, dicendosi certo del fatto che l'Italia "saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede".

La replica del legale di Orlandi

Alle dichiarazioni dell'arcivescovo di Cracovia Stanislao Dziwisz, ex segretario di Giovanni Paolo II, ha risposto, senza menzionarlo direttamente, Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi. "Spiace che alcune persone abbiano estrapolato qualche frase manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni. Spiace, altrettanto, che tra coloro che lo accusano a mezzo stampa di ledere la memoria di chi non c'è più, vi sia anche chi, contattato negli anni numerose volte si sia sempre sottratto a un confronto autentico e sincero con lui", dichiara l'avvocato, come riportato in una nota diffusa dalle agenzie di stampa.

Laura Sgrò spiega che Pietro Orlandi non ha voluto accusare nessuno, ed è accolto con piacere la volontà del papa di avere dato al Promotore di Giustizia la massima libertà di azione per indagare sul caso. "Pietro Orlandi ha ritenuto, accogliendo l'invito del Santo Padre, di volere fare piena luce sulla vicenda, di condividere con gli inquirenti tutte le informazioni in suo possesso. Tutte, nessuna esclusa. In quest'ottica ha messo a disposizione del Promotore di Giustizia quanto di sua conoscenza, anche i fatti più scomodi, appresi nel corso degli anni, lasciando ovviamente agli inquirenti le valutazioni e gli approfondimenti necessari per verificarne la fondatezza", aggiunge.

"La ricerca della verità è un atto di coraggio e il Santo Padre ha manifestato di voler percorrere con forza questa strada. L'augurio è che questo atto straordinario, ma doveroso, non appartenga solo a Sua Santità", conclude.

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