Liliana Resinovich: "Nuove tecnologie sulle copie forensi degli smartphone”

Saranno effettuate nuove copie forensi degli smartphone di Liliana Resinovich. Intanto la cugina punta il dito sulle modalità della sepoltura

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"
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Proseguono a tutto campo le indagini sull’omicidio di Liliana Resinovich. È giunto il momento di più approfondite analisi informatiche, nello specifico sui due smartphone della 62enne, un Samsung e un iPhone. Sui due device è stata infatti disposta una nuova copia forense che poi verrà analizzata dagli inquirenti.

La prima copia forense era stata fatta in occasione del sequestro dei due telefoni, dopo che, alcuni giorni dopo la scomparsa, “Chi l’ha visto?” li aveva trovati ancora in casa. “A oggi ci sono delle tecnologie più innovative e quindi c’è la possibilità di fare delle copie forensi più avanzate, che potrebbero portare a un recupero maggiore di dati cancellati, tra cui rilevare gli eventuali passi”, ha spiegato alla trasmissione di Rai 3 Michele Vitiello, consulente del vedovo Sebastiano Visintin, al momento unico indagato per l’omicidio. Secondo Vitiello, le analisi potrebbero essere utili per capire inoltre lo stato d’animo di Resinovich nei giorni precedenti alla scomparsa, per valutare eventualmente di tornare all’ipotesi suicidiaria.

Il presunto suicidio è stata un’ipotesi già percorsa in passato, tanto che era stata richiesta archiviazione. Le indagini però sono state riaperte, dopo che si erano opposti all’archiviazione lo stesso Visintin e il fratello della donna, Sergio Resinovich, con la viglia Veronica. Da quel momento le indagini, inizialmente aperte per sequestro di persona, sono diventate per omicidio. Liliana Resinovich è scomparsa da Trieste il 14 dicembre 2021, venendo trovata cadavere tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico giuliano. Di recente la consulenza collegiale redatta dal team guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha stabilito che la donna sia stata aggredita e uccisa lo stesso giorno della scomparsa.

Per effettuare le analisi di rito, è stata necessaria una riesumazione del corpo. Le condizioni di conservazione però non hanno facilitato il lavoro degli esperti perché la donna era in avanzato stato di decomposizione, essendo stata seppellita con una bara da cremazione. La cugina di Resinovich Silvia Radin ha in più occasioni rimarcato come lei e Sergio non avessero scelto quella, ma una bara zincata da inumazione di colore chiaro.

La pm aveva indicato in effetti che la bara per la sepoltura fosse zincata, nell’eventualità si rendesse necessaria la riesumazione. Invece Liliana Resinovich era in una bara da cremazione, il corpo ancora all’interno del sacco cadavere della sala mortuaria. L’agenzia funebre ha spiegato all’inviata di “Chi l’ha visto?”: “Mi sembra che la Liliana era andata dentro un loculo comune in un campo comune, di sepoltura comune… che non è prevista, nella norma di legge, la cassa zincata”. Contattato per delucidazioni, il Comune di Trieste ha risposto che, a causa delle indagini in corso, non può fornire informazioni se non dietro autorizzazione delle autorità competenti.

Radin ha aggiunto un dettaglio sulla copertura: vicino alla testa di Resinovich ci sarebbe stata una pesante coperta marrone. Proprio il vedovo, stando alle dichiarazioni della cugina, avrebbe espresso la volontà di seppellire Lilly con quella coperta.

Ma che mi dai questa coperta brutta e pesante, che pesa più di Liliana”, gli avrebbe risposto Radin, ricordando come quella coperta assomigliasse a quelle della Croce Rossa della sua infanzia trascorsa in un campo profughi.

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