Cronaca nera

Quei "bravi ragazzi" del Circeo: dove sono oggi i colpevoli del massacro

Nel 1975 due adolescenti furono sottoposte a violenza per 36 ore, una di loro morì: quella vicenda è passata alla Storia come il massacro del Circeo

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Esiste un dilemma ciclico nel giornalismo: come si può, nell’epoca di Internet diffuso e dei social network, consentire, dal punto di vista fattuale e tecnico, il diritto all’oblio? Ci sono però vicende che sono state consegnate alla Storia e per le quali l’oblio sembra essere impossibile. Una di queste è il massacro del Circeo.

Tra il 29 e il 30 settembre 1975, tre giovani, per 36 ore, sequestrarono, seviziarono e cercarono di uccidere due coetanee. Una cronaca narrata con diversi sguardi e diverse chiavi di lettura nel tempo, che negli ultimi anni hanno dato vita a 3 libri (La scuola cattolica di Edoardo Albinati, Quei bravi ragazzi del Circeo di Massimo Lugli e Antonio Del Greco, Io sono l’Uomo nero di Ilaria Amenta), un film tratto dal romanzo di Albinati e una miniserie del 2022 (Circeo) che parla del rivolto giudiziario della vicenda.

Cosa accadde in quelle 36 ore? Nei giorni precedenti al massacro, le adolescenti Donatella Colasanti e Rosaria Lopez conobbero un giovane della “Roma bene”, tale “Carlo”, il quale avrebbe presentato loro Angelo Izzo e Gianni Guido. I due giovani le invitarono a una festa a Lavinio, ma in realtà si diressero al Circeo, a una villa di proprietà del loro amico Andrea Ghira che, in itinere si unì alle violenze.

Rosaria Lopez

Rosaria Lopez
Rosaria Lopez

Rosaria Lopez, 19 anni, morì durante il massacro, annegata in una vasca da bagno. Il suo corpo, insieme a quello dell’amica, fu avvolto nel cellophane e in una coperta, e fu trovato da un metronotte in via Pola, nel bagagliaio di una Fiat 127 che gli aguzzini avevano utilizzato per far rientro a Roma. Il metronotte, sentendo dei colpi nel bagagliaio, diede l’allarme, facendo precipitare i carabinieri.

Donatella Colasanti

Donatella Colasanti
Donatella Colasanti

Mentre per Lopez non ci fu niente da fare, Donatella Colasanti, all'epoca 17enne, sopravvisse al massacro fingendosi morta: fu lei a bussare contro il bagagliaio facendosi sentire dal metronotte. Dovette affrontare una lunga e difficile convalescenza, ma più dura fu affrontare i processi di primo e secondo grado, il cui iter durò dal 1976 al 1980: affiancata da Tina Lagostena Bassi, all’epoca avvocato, Colasanti si ritrovò a fronteggiare le accuse che in quegli anni erano molto comuni per le donne sopravvissute alla violenza che si rivolgevano alla giustizia. Per molti anni Colasanti si è fatta portavoce della lotta alla violenza contro le donne, fino alla morte avvenuta nel 2005 per un tumore al seno, e nel 2020 la sua casa di Sezze è diventata un centro antiviolenza.

Angelo Izzo

Angelo Izzo
Angelo Izzo

Angelo Izzo fu condannato all’ergastolo nei due gradi di processo per il Circeo. Da detenuto, iniziò un percorso come collaboratore di giustizia, ma le sue affermazioni su diversi reati “storici”, compiuti da terze persone, non sempre furono giudicate attendibili. Evase durante un permesso premio nell’estate 1993, ma fu catturato meno di un mese dalla sua fuga. Nel 2004 gli fu concessa la semilibertà per lavorare in una cooperativa: nel 2005 però uccise a Ferrazzano altre due donne, madre e figlia, Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, con modalità molto simili a quelle utilizzate al Circeo, venendo condannato di nuovo all’ergastolo e tornando in carcere. È attualmente detenuto nel carcere di Velletri.

Andrea Ghira

Andrea Ghira
Andrea Ghira

Le sorti di Andrea Ghira sono avvolte nel mistero e nel tempo sono diventate oggetto di teorie del complotto. L’unica certezza è che, dal primo momento in cui gli amici furono arrestati, Ghira si diede alla latitanza. Fu avvistato in diverse parti del mondo e anche a Roma. L’ipotesi più accreditata è che sia fuggito attraverso la Francia, sia stato in un kibbutz in Israele e, nel 1976, si sarebbe arruolato nella legione straniera spagnola (con lo pseudonimo di Massimo Testa de Andres), dalla quale sarebbe stato congedato nel 1993. L’anno dopo Ghira, 40enne, sarebbe morto per overdose, ipotesi corroborata dall’esame del Dna (che si è svolto nel 2005) sul corpo che era rimasto sepolto in Spagna. Colasanti però non ha mai creduto alla versione ufficiale.

Gianni Guido

Gianni Guido
Gianni Guido

Gianni Guido, condannato all’ergastolo in primo grado, si vide ridurre la sua pena a 30 anni al processo di secondo grado, a seguito di una dichiarazione di pentimento e dell’elargizione di una somma alla famiglia di Rosaria Lopez a titolo di risarcimento. Non scontò la sua pena per intero, dato che evase dal 1981 al 1983 e dal 1985 al 1994. Tuttavia tra sconti di pena e indulto, fu scarcerato nel 2008.

Non si sa nulla di lui da allora: Guido mantiene la sua esistenza riservata.

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