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"Mia madre è un assassina". Tensione al processo per l'omicidio di Marzia Capezzuti

Momenti di tensione al processo per l’omicidio di Marzia Capezzuti: la testimone chiave ha dettagliato una narrazione su vittima e imputata

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"
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Sono la figlia. Ho tutto il diritto di chiamarla assassina”. Sono le parole di Anna Maria Vacchiano, figlia di Barbara Vacchiano, una dei due imputati adulti nel processo per l’omicidio di Marzia Capezzuti, avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 marzo 2022, alla vigilia del compleanno della vittima. L’altro imputato adulto è Damiano Noschese, compagno di Barbara Vacchiano, mentre un figlio della coppia, minorenne all’epoca dei fatti, è stato già condannato a 10 anni di reclusione.

Diversa la posizione di Anna Maria Vacchiano - un altro fratello maggiorenne era stato indagato ma poi archiviato - perché secondo il giudice che ha firmato per la coppia e il figlio minore l’ordinanza di custodia cautelare, “Anna era l’unica dei Vacchiano ad aver mostrato un rigurgito di coscienza, ad aver conservato un residuo d’umana pietà”. La giovane ha testimoniato dietro a un paravento, in modo che potesse sfuggire allo sguardo della madre, che alla sbarra ha risposto: “Non so perché ce l’ha tanto con me. Non ho fatto mai del male a Marzia”.

La testimonianza di Anna Maria Vacchiano è stata trasmessa da “Chi l’ha visto?”. La giovane ha raccontato un episodio già narrato alla trasmissione di Rai 3 e alla sua inviata Chiara Cazzaniga, a propria volta testimone al processo: Barbara Vacchiano avrebbe costretto Capezzuti a ingoiare un mozzicone di sigaretta acceso. Dopo quell’episodio, Anna Maria non sarebbe più tornata a casa della madre fino al 5 marzo 2022, trovando Capezzuti in condizioni pessime: “Lei non stava bene. Ogni volta che tentavo di chiamarla diceva di no. Era in condizioni pietose. Aveva le gambe gonfie. Oscillava avanti e indietro e ripeteva: ‘Vacchiano Maria Barbara’”.

Stando alla narrazione di Anna Maria Vacchiano, i rapporti tra sua madre e Marzia Capezzuti sarebbero stati originariamente cordiali. Ma dopo la morte del fratello Alessandro Vacchiano, avvenuta nel 2019 per overdose, compagno di Capezzuti, Barbara le avrebbe addossato la colpa, dando l’avvio a quelle che secondo l’accusa sono violenze, torture e umiliazioni atte a “delegittimare” la stessa Capezzuti. Senza contare i prelievi della piccola pensione cui Marzia aveva diritto.

Anna Maria ha aggiunto che la madre avrebbe negato alla vittima il cibo e la possibilità di lavarsi: “Diceva che doveva fare la sua schiava”. Inoltre l’avrebbe fatta dormire a terra “come un cane” e l’avrebbe marchiata a fuoco con un forchettone da cucina, con il quale avrebbe inciso le proprie iniziali. L’ultima volta che Anna Maria Vacchiano ha visto Marzia Capezzuti, afferma, la giovane puzzava di urina e non aveva più i denti: “Diceva che mia mamma glieli aveva strappati con una tenaglia”.

Parlando della madre, Anna Maria ha aggiunto dei dettagli di quando era bambina: “Non è la santa che vedete seduta lì. Mia madre mi ha sempre picchiata durante l’infanzia. È stato un dovere nei confronti di Marzia parlare”. La testimone ha spiegato inoltre di sentirsi una “fallita perché non sono riuscita a salvarla”.

Non stava a me fare qualcosa”, ha aggiunto, puntando il dito contro i carabinieri - che periodicamente erano in casa Vacchiano a Pontecagnano Faiano, poiché uno dei fratelli era agli arresti domiciliari - e i servizi sociali, che secondo Anna Maria “sapevano”. Da parte sua, a febbraio 2022 avrebbe contattato per 5 volte il centro antiviolenza territoriale, mentre il compagno avrebbe cercato di sporgere una denuncia anonima alla questura di Salerno.

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