
"Vuoi fare la stessa fine di Michelle? Come ti becco ti ammazzo". È questo il messaggio ricevuto su Instagram da Valerio Rossi, 20 anni, amico di Michelle Causo, la ragazza uccisa il 29 giugno 2023 nel quartiere Primavalle di Roma.
Il messaggio
Per il delitto è attualmente detenuto Oliver, giovane di origine cingalese, accusato dell’omicidio. Nonostante la detenzione, Oliver ha recentemente attirato l’attenzione pubblicando un album di musica trap dal carcere. Il 7 giugno scorso, Valerio Rossi ha ricevuto un messaggio minaccioso su Instagram. Il mittente utilizzava un nome identico a quello dell’account ufficiale di Oliver, il profilo da oltre 11 mila follower riconducibile al giovane accusato dell’omicidio di Michelle Causo. Tuttavia, l’account in questione appare sospetto e potrebbe trattarsi di un falso. Chi scrive afferma di essere "un amico di Oliver" e sostiene di aver condiviso con lui l’esperienza del carcere.
Valerio Rossi racconta di aver ricevuto anche alcune immagini via Instagram: "Mi ha mandato delle foto di ragazzi in cella, e tra loro c’era anche lui, l’assassino di Michelle. L’ho riconosciuto subito, dal volto e dalla corporatura. Non ho dubbi". Rossi precisa di averlo incrociato poche volte, prima della tragedia: "In vita mia l’avrò visto tre volte a Primavalle, prima dell’omicidio". A confermare l’identità del ragazzo ritratto nelle immagini sarebbe stata anche la famiglia di Michelle Causo.
La denuncia
Valerio Rossi ha deciso di denunciare tutto alla polizia postale. "Mi hanno riferito di aver parlato con un altro detenuto che conferma: Oliver continua a usare i social, o fa scrivere qualcuno al posto suo. E questo già basta a farmi tremare", racconta. Secondo Valerio, l’ossessione di Oliver per Michelle non si sarebbe mai spenta, neanche dopo l’omicidio: "Sembra quasi che non riesca a smettere di pensarla. Non gli è bastato toglierle la vita: ora vuole infangarla anche da morta".
Nella denuncia presentata alla polizia postale compaiono anche frasi gravemente offensive rivolte a Michelle Causo: "Lei si drogava come una tossica, era una poco di buono. Meritava di essere fatta a pezzi e buttata nelle fogne". Gli inquirenti stanno lavorando per risalire all’identità di chi si cela dietro l’account, ma per ora il profilo rimane anonimo. "Per me è lui.
O qualcuno che parla al suo posto e prende le sue difese", afferma Valerio Rossi in un’intervista al Messaggero. "Anche se lo condannassero solo a un anno in più, per me significherebbe molto".