Morto in gara il centauro Salvadori. Lutto nei motori e nella musica

Cordoglio per il 32enne pilota e youtuber, figlio del produttore Maurizio. L'addio di Jovanotti

Morto in gara il centauro Salvadori. Lutto nei motori e nella musica
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Un incidente in accelerazione in uscita di curva e una vita che si spezza a 32 anni. Luca Salvadori se n'è andato veloce come le moto che per tutta la sua giovane vita ha tentato di domare. Riuscendoci sempre con successo, fino all'incidente fatale in Sassonia, mentre era impegnato come wildcard in una prova dell'Irrc, nella categoria Superbike.

Era nato a Milano, Luca, cresciuto con la febbre della velocità da cui non era mai guarito nemmeno papà Maurizio. Fondatore della Trident, che nel mondo dei motori è vocabolo comune come l'odore di benzina: quasi 20 anni di storia e traguardi per il mondo inseguiti da Ossona, estrema provincia meneghina, sui circuiti di Gp2 prima, di Formula 2 e Formula 3 poi.

Luca per aumentare la passione va per sottrazione ed elimina due ruote ed entra nel mondo del motorsport da protagonista: il debutto nel Civ nel 2009, l'esperienza in sella a moto della classe Stock 600 e Superstock, con tanto di pole e vittoria nell'Italiano velocità a Monza, nel 2013, quindi il salto in avanti con le cilindrate più impegnative: Superstock 1000, Superbike, fino ad arrivare al National Trophy che sa di brivido allo stato puro. Fino a esplorare (dopo esperienze sempre a Monza, nel rally) la nuova frontiera del motociclismo, la MotoE con Pramac. Un percorso accompagnato da un canale Youtube.

Solo che quando vivi sui social, non è solo la tua vita a essere messa in piazza: sul web, corre anche il video dell'incidente che ha portato via la sua vita di giovane uomo. Estroverso, esuberante, accattivante, come dimostrano anche le foto in dolce compagnia pubblicate sui vari profili. Dissacrante, come testimonia anche l'ultimo post in bacheca mentre in piega a destra affronta una curva del «Piero Taruffi» di Vallelunga: «Guidala come se l'avessi rubata», commenta con tanto di emoji che fanno sorridere e commentare quasi 3mila degli oltre 62mila che mettono il like alla sua foto. Sì, perché ancora di più del suo essere pilota è la dimensione mediatica di Luca a raccontare lo choc. Le sue immagini instagrammate travalicano il contesto sportivo e nel tempo hanno diversificato la platea di follower: dall'ex tricolore dei pedali, Giacomo Nizzolo, allo chef tv Alessandro Borghese, passando per Guido Meda e l'altro mezzo milione di seguaci virtuali. Giovane e con un linguaggio giovane, con una vita scandita al ritmo di motori e musica: non è un caso che il cordoglio per la sua morte sia arrivato anche dai grandi della canzone: «Ci stringiamo a Maurizio Salvadori, caro amico e nostro primo manager, in un momento terribile com'è quello della perdita di un figlio. Un figlio è un dono benedetto e noi, da genitori, non possiamo che stringerci a Maurizio», sono state le parole dei Pooh. Papà Maurizio «organizza i miei concerti dal 1988 e con cui siamo molto legati», spiega invece Jovanotti. Che di Luca dice: «Grande passione, grande pilota, grande sorriso. Luca era un grande pilota e un ragazzo d'oro, l'ho visto nascere. Ricordo Luca bambino che voleva correre prima ancora di stare dritto su una moto. Ogni volta che ci siamo visti abbiamo parlato di moto, di corse, di questa passione che lo guidava e che era diventata la sua vita, il suo lavoro, la sua bella e pericolosa ossessione.

Aveva sempre il sorriso, una gentilezza e una grazia che mi riempiva il cuore. In pista era un generoso, amatissimo da tutti e rispettato. Ci mancherai», conclude.

Perché microfoni e motori si spengono, ora che a parlare è solo il dolore di chi l'ha conosciuto.

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