Gentile Direttore Feltri,
mentre la sinistra accusa la maggioranza di razzismo e fascismo, accade che gli atti di antisemitismo, cioè di nazismo, vengano compiuti proprio da quegli immigrati che i progressisti coccolano e anche da coloro che si considerano antifascisti. Un pakistano ha aggredito persone che ha riconosciuto come ebree in pieno centro a Milano, cioè in Stazione Centrale. Cosa diavolo sta accadendo? A me sembra che il mondo sia impazzito.
Enrico Bellin
Caro Enrico, sollevi un problema di gravità assoluta: mentre molti puntano il dito contro la maggioranza per razzismo e fascismo, capita che i veri atti di antisemitismo, quella forma più subdola e antica dell'odio, vengano commessi proprio da chi viene tacciato di esserne prima vittima o da chi si definisce antifascista.
L'episodio accaduto a Milano, tra l'altro, lo conferma in modo drammatico.
Presso la Stazione Centrale un cittadino pakistano ha aggredito verbalmente e poi fisicamente alcune persone identificate come ebrei. Testimoni riferiscono che ha reagito vedendo la kippah, ha insultato coloro che la indossavano con epiteti antiebraici, li ha inseguiti, li ha braccati. È accaduto in piena luce, in uno spazio pubblico simbolico della nostra città. Questo non è bullismo. È antisemitismo puro, nel senso più letterale e terribile del termine. E i numeri italiani sono ugualmente allarmanti: nel 2023 sono stati registrati circa 454 episodi documentati di antisemitismo; nel 2024, secondo il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, il dato è salito a 877 incidenti, quasi il doppio. I dati del 2025 saranno ancora più nutriti. Se consideriamo che la comunità ebraica in Italia è composta da circa 2530mila persone attive, si tratta di un attacco sistematico e concentrato contro un'intera identità.
Tu hai ragione: esiste un'affinità pericolosa tra certe correnti ideologiche di sinistra, alcune scuole del politicamente corretto, e atteggiamenti che giustificano o camuffano l'odio antiebraico. In nome della causa palestinese, troppe volte si arriva a equiparare o a scusare violenze contro gli ebrei. In nome dell'antifascismo militante, si tace quando ad agire questo tipo di violenza è proprio un richiedente asilo o un immigrato che pure inneggia a ideologie antisemite. Così si annulla il confine tra vittima e carnefice e l'ebraismo diviene nuova categoria di esclusione. Anzi, lo è a tutti gli effetti ormai. Questo antisemitismo è urlato a gran voce nella piazze. Consentimi di dirlo in modo chiaro: l'antisemitismo non è più un fenomeno marginale. Non è solo la messa in atto di simboli neonazisti, ma è anche la forma più insidiosa dell'odio trasversale, che attraversa culture, religioni, schieramenti politici. Quando una bandiera o uno slogan anti-Israele vengono sventolati ed esposti in un corteo senza che si pronunci una parola sul diritto all'esistenza di Israele o sulla sicurezza degli ebrei, quello è antisemitismo.
E quando un immigrato recrimina che gli ebrei controllano tutto o levano il diritto agli altri, non è crisi economica, non è giustizia, non è pacifismo, bensì è odio.
Quanto avvenuto ancora una volta a Milano non è solo gesto isolato.
Tu chiedi: Cosa diavolo sta accadendo?. Rispondo: siamo di fronte a una crisi valoriale profonda. Una società che non riconosce la differenza tra libertà e sottomissione, che confonde geopolitica e razzismo, che salvaguarda solo le vittime accettabili e dimentica le altre, perderà la propria capacità di protezione.
E gli ebrei, storicamente tra le prime comunità ad essere vittime di stermini, ne sono il campanello d'allarme. Se non difendiamo gli ebrei, non difendiamo nessuno. Il problema non è solamente numerico né soltanto politico. È morale. È la nostra civiltà che è in gioco.
C'è bisogno di leggi più severe, sì. Monitoraggio reale, sì. Ma soprattutto di una presa di coscienza collettiva: che l'antisemitismo non è opinione, è crimine d'odio. E che non possiamo accettare che fra chi dice libertà e chi la nega ci sia collusione.
Tu scrivi che «gli atti di antisemitismo vengono commessi da quegli immigrati che i progressisti coccolano». È una frase potente, e vera. Ma la verità va proclamata nella sua interezza: non sono solo immigrati. Sono anche italiani, con status sociale, potere culturale, inclusi quegli italiani che giustificano e nascondono. L'antisionismo che diventa antisemitismo non è opinione. Non è una percezione. Non è un sospetto. È veicolo di odio che si è fatto reale.
Affermo con forza ciò che tu sostieni: basta silenzio. Se una donna viene colpita perché è donna parliamo di femminicidio. Se un ebreo viene insultato o ferito perché è ebreo, dobbiamo parlare di antisemitismo.
E quando qualcuno dice che non è razzismo o che non è antisemitismo, si fa complice dell'odio per omissione.
Non basta denunciare il mostro dopo che ha colpito. Si deve impedire che si formi, che cresca, che si organizzi sotto il mantello del buonismo.
Chi ha a cuore la libertà non può far finta che sono affari loro. Non lo sono.
E chi si considera antifascista o progressista e tace davanti all'antisemitismo non è solo incoerente, è pure, lo ripeto, complice.