Resti umani ritrovati in un bosco: sono di Liliana Agnani, il figlio indagato di omicidio

Il macabro ritrovamento in un bosco a Trecate, nel novarese. Il figlio Stefano Garini, accusato di averla uccisa e occultato il cadavere per intascare 1654 euro di pensione di reversibilità

Resti umani ritrovati in un bosco: sono di Liliana Agnani, il figlio indagato di omicidio
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Resti di ossa umane erano stati ritrovati a ottobre scorso a Bosco Marino, lungo il corso del Ticino a Trecate, in provincia di Novara. Resti che oggi hanno un nome: appartengono a Liliana Agnani, 80 anni. E l'ipotesi - come è in grado di anticipare in esclusiva IlGiornale.it - è che sia stata uccisa dal figlio, Stefano Garini, agente immobiliare milanese. Il movente? Intascare la pensione di reversibilità, nello specifico: 1654,19 euro mensili.

Garini, difeso dall'avvocato Emanuele De Mitri, è accusato di omicidio volontario, occultamento di cadavere, indebita percezione di erogazioni pubbliche. Non è ancora chiaro da quanto tempo il corpo dell'anziana si trovasse nella boscaglia, ma l'ipotesi è che sia stato abbandonato oltre cinque mesi prima, cioè a maggio 2022. L'uomo, che indagato ma a piede libero, ha detto agli inquirenti di avere effettivamente accompagnato la madre a Trecate, ma di non avere nulla a che fare con il suo delitto. "Non so nulla, non sono stato io", le parole dell'uomo.

Da quanto si legge nel decreto di perquisizione a suo carico, gli inquirenti ipotizzano che l'omicidio sia avvenuto proprio per percepire indebitamente la somma mensile. Gli investigatori, coordinati dal pm di Novara Paolo Verri, il 29 giugno di quest'anno sono entrati nell'appartamento di Milano dell'agente immobiliare alla ricerca, tra le altre cose, di tutti gli apparecchi elettronici e informatici, al fine di effettuare una copia durante la perquisizione.

Il tutto con l'ipotesi che possano “trovarsi cose pertinenti al reato, quali arma del delitto, materiale-informatico o telemarico utile alle indagini (personal computer, smartphone, tablet), e in genere la documentazione di qualunque tipo dalla quale trarre elementi di prova”. La procura di Novara ha anche sequestrato il conto corrente dell'uomo in quanto vi sono “seri indizi rispetto alla indebita percezione di erogazioni pubbliche”.

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