Cronaca nera

"Sono qua, ho la camicia bianca". Così fu massacrato dal rom

Emergono nuovi particolari sul caso di Davide Ferrerio, il ventenne bolognese ridotto in fin di vita da un ventiduenne rom: risulta indagato per omicidio anche il trentunenne che favorì lo scambio di persona, defilandosi ed attirando con uno stratagemma l'attenzione dell'aggressore sul malcapitato tifoso del Bologna

Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso agosto
Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso agosto

L'attività investigativa aveva presto portato all'arresto del presunto aggressore, ovvero il ventiduenne Nicolò Passalacqua nato a Colleferro (ma appartenente alla comunità rom della provincia di Crotone). Poche settimane fa la procura di Crotone ha invece disposto l'arresto della fidanzata diciassettenne che quest'ultimo a suo avviso voleva "difendere" (attualmente detenuta in una struttura per minori) e della madre quarantunenne di quest'ultima, che secondo l'accusa avrebbe istigato Passalacqua ad aggredire Davide Ferrerio. Da pochi giorni però, c'è un nuovo nome nel registro degli indagati per quel che riguarda il caso del bolognese di 20 anni brutalmente aggredito mentre si trovava in vacanza in Calabria, la scorsa estate: è quello del trentunenne Alessandro Curto, indagato per tentato omicidio. Lo riporta Il Resto del Carlino, spiegando che fu proprio lui a dare origine all’aggressione di Ferrerio maturata lo scorso agosto a Crotone.

In che modo? Stando all'accusa, era proprio Curto l'"obiettivo" iniziale del giovane rom, che aveva intenzione di pestarlo per aver scritto alla minorenne ed averle proposto di incontrarsi. Un incontro al quale la giovanissima si presentò a quanto pare insieme a Passalacqua e alla madre. Solo che Curto, forse presagendo la mala parata, sarebbe riuscito a defilarsi subito con uno strategemma, inviando un messaggio alla ragazza:"Sono qua, ho la camicia bianca". La stessa che indossava il ventenne tifoso del Bologna, totalmente estraneo ai fatti, il quale ebbe tuttavia la sventura di trovarsi in quel posto proprio in quel momento, mentre aspettava un amico con cui andare a mangiare una pizza. E che fu quindi inseguito dal gruppo, raggiunto e malmenato da Passalacqua, senza che potesse dare la propria versione.

Percosse che lo avrebbero ridotto in fin di vita, sulla base di quanto dichiarato dai familiari nel recente passato: il ragazzo è ricoverato all'ospedale Maggiore di Bologna (la città in cui viveva) ed è ormai di fatto in come irreversibile. La madre aveva già il mese scorso auspicato l'allargamento delle indagini a tutti i potenziali soggetti coinvolti a vario titolo nella vicenda, per fare chiarezza. E così è stato. "Un ulteriore passo avanti verso la verità - il commento del fratello di Davide, Alessandro Ferrerio, al Carlino - ma il dolore straziante non ne viene alleggerito. Almeno ci sentiamo protetti e rispettati, noi e soprattutto Davide. Certi gesti ignobili devono essere repressi, considerando tutti coloro che li hanno posti in atto". Il pubblico ministero crotonese sembrerebbe infine pronto a chiudere l'indagine: a breve potrebbero insomma esserci ulteriori sviluppi.

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