Cronaca nera

La lite con ruspa e fucile: "Lo straniero ci terrorizzava: inevitabile sparare"

Il figlio del cinquantatreenne di Arezzo che ha sparato al vicino di casa straniero, uccidendolo mentre quest'ultimo stava distruggendogli casa guidando una ruspa, difende il padre:"Tremava tutto, eravamo terrorizzati ed intrappolati. Sparare era inevitabile". Gli avvocati punteranno sulla legittima difesa

La lite con ruspa e fucile: "Lo straniero ci terrorizzava: inevitabile sparare"

Due nuclei familiari arrivati ai ferri corti, dopo essere cresciuti insieme. E la vittima avrebbe instaurato un clima di terrore a causa degli ultimi continui screzi: secondo la famiglia, se il padre non avesse agito, la casa sarebbe crollata sotto i colpi della ruspa manovrata dallo straniero ed avrebbero perso la vita. Questi gli ultimi sviluppi dell'omicidio di Arezzo, per il quale è finito in carcere nei giorni scorsi il cinquantatreenne Sandro Mugnai. L'accusa per lui è di omicidio volontario: avrebbe esploso cinque colpi di fucile contro il vicino di casa, il cinquantanovenne Gezim Dodoli (originario dell'Albania) dopo che questi si era messo alla guida di un escavatore ed aveva iniziato a colpire con la benna le pareti esterne della casa colonica in cui vive la famiglia, danneggiandola.

In precedenza, aveva anche danneggiato le automobili parcheggiate nel piazzale. Il padrone di casa, dopo averlo invitato a fermarsi, avrebbe imbracciato la carabina ed aperto il fuoco, uccidendolo. Momenti tragici, di paura, che il figlio ventiseienne dell'uomo che ha sparato ha ripercorso. E a suo dire, senza l'iniziativa del genitore, tutto il nucleo familiare sarebbe perito nel probabile crollo dell'edificio, visto che la porta d'ingresso era distrutta."Ha iniziato ad accatastare le nostre auto una sull’altra con la ruspa, sentivamo il rumore del metallo mentre cenavamo: quando gli abbiamo gridato di fermarsi si è invece accanito sulla finestra della stanza dove ci eravamo affacciati - ha dichiarato Mattia Mugnai al quotidiano La Nazione - abbiamo tentato di scappare ma con la benna ha danneggiato anche la porta d’ingresso al piano terra, impedendoci la fuga. Tremava tutto, avevamo paura, a quel punto mio padre ha iniziato a dirgli di fermarsi e poi ha iniziato a sparare: era l’unico modo per fermarlo".

Motivi per cui gli avvocati del cinquantatreenne punteranno sulla legittima difesa. Anche perchè i colpi inferti al tetto dello stabile lo hanno reso inagibile: a quanto sembra sarebbe potuto davvero crollare da un momento all'altro, uccidendo tutti i presenti. E gli altri residenti di San Polo, quartiere del Comune di Arezzo in cui si è consumato il dramma, sembrano essersi schierati dalla parte di Mugnai: diversi vicini, raggiunti dai media locali, lo avrebbero dipinto come un brav'uomo che ha agito dopo aver visto in pericolo di vita se stesso e i propri cari. Anche il parroco della chiesa di San Polo è intervenuto sulla questione: conosceva tutti i protagonisti della storia, ha persino ricordato come un tempo le due famiglie si frequentassero e fossero in ottimi rapporti. Gli inquirenti stanno cercando di individuare le ragioni alla base degli ultimi dissidi fra i due.

E a breve potrebbero esserci novità.

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