
Una vertebra umana, una ciocca di capelli ed un paio di slip occultati sottoterra. Questo è quanto rivenuto durante i sopralluoghi nei terreni attorno alla casa di Monsummano (Pistoia) e ai luoghi frequentati da Vasile Frumuzache, il trentaduenne romeno reo confesso degli omicidi delle connazionali Maria Denisa Paun, 30 anni, e Ana Maria Andrei, 27 anni. Un caso sul quale sta indagando la procura di Prato, che proprio nelle scorse ore aveva disposto ulteriori accertamenti nei pressi dell'abitazione dell'ex-guardia giurata arrestata poco più di una settimana fa: le ruspe erano arrivate in loco ieri 11 giugno insieme ai carabinieri territoriali e del Sis, oltre ai vigili del fuoco. In azione nei due terreni anche i nuclei cinofili dei carabinieri e nuovi accertamenti sono stati effettuati anche nel box metallico adiacente all'immobile.
Stando a quel che riporta la stampa toscana, oltre ai resti umani, gli investigatori hanno sequestrato quattro telefoni cellulari e quattro lame bruciate trovate vicino alla casa. Dettagli che alimentano l'ipotesi sempre più concreta che possa trattarsi di un serial killer legato a un circuito criminale transnazionale dedito allo sfruttamento della prostituzione, in particolare di giovani romene. Secondo gli inquirenti, la scia di sangue lasciata dal vigilante romeno potrebbe non essere quindi il frutto di un atteggiamento individuale, ma il risultato di ordini eseguiti per conto di una banda. Anche le modalità dell'omicidio di Denisa Paun alimenterebbero questa pista, per la freddezza con cui si sarebbe consumato. Secondo l'ipotesi di chi indaga, dopo aver ucciso la giovane Frumuzache si sarebbe diretto verso casa portando con sè in auto il corpo martoriato della trentenne “sex worker” con la quale aveva avuto un rapporto sessuale poco prima.
La mattina successiva, come sempre, avrebbe accompagnato i suoi figli all’asilo con ancora il cadavere nella vettura, per poi dirigersi verso la collina delle Panteraie a Montecatini dove sarebbe rimasto solo undici minuti: il tempo necessario per buttare il corpo privo di vita della vittima fra i rovi e ricoprirlo con delle sterpaglie. E a quel punto, si sarebbe diretto verso un centro commerciale situato in un Comune limitrofo. Non è tutto: la procura di Prato ipotizza che Vasile abbia agito aiutato da un complice, sulla base di una confessione che presenterebbe alcuni punti poco chiari. Il trentaduenne avrebbe dichiarato di aver prima soffocato Denisa e poi di averla decapitata nella stanza d'albergo di via Ferrucci (nella quale la giovane alloggiava) con un coltello, per poi seppellire il corpo nel bosco.
Dai risultati dell'autopsia è però emerso che la ragazza è stata decapitata con un colpo netto, inferto con una mannaia o da un'accetta. Le indagini proseguono insomma a pieno ritmo e a breve potrebbero esserci ulteriori sviluppi.