Cronaca nera

"Yara? Provette consumate. Cosa può succedere con la pm indagata"

Il procuratore difende la pm del caso Yara Gambirasio, che rischia di essere indagata per aver trasferito 54 campioni di Dna da Milano a Bergamo

"Yara? Provette consumate". La toga: "Cosa può succedere con la pm indagata"

Continua a far discutere la decisione di indagare la pm del caso Yara Gambirasio. La richiesta è stata inoltrata al gip di Venezia su impulso dei legali di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della 13enne di Brembate di Sopra. Questi hanno infatti presentato un esposto contro Letizia Ruggeri. La pm, nel 2019, ha disposto il trasferimento dall’ospedale San Raffaele di Milano all’Ufficio Corpi di reato di Bergamo delle 54 provette di Dna trovato sui vestiti e sul corpo di Yara e secondo gli avvocati di Bossetti quelle prove potrebbero essere state deteriorate dalla presunta interruzione della catena del freddo, dato che il trasferimento è avvenuto nel tempo di 12 giorni.

Dal canto suo, Letizia Ruggeri non ha rilasciato interviste in merito alla possibilità di essere indagata. Ma a sua difesa è intervenuto il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani. Che ha affermato al Corriere della Sera: “Non riesco a capire che incidenza possano avere le 54 provette di materiale biologico residuo ma già ampiamente analizzato e consumato, a fronte di tre sentenze che hanno confermato la colpevolezza di Bossetti. E, in particolare, con le analisi del Ris di Parma avvalorate dai consulenti, utilizzando anche kit diversi, che hanno comprovato la presenza fino a 28 marcatori del Dna di Ignoto 1 sugli indumenti intimi di Yara. Ventotto quando, nel 2012, ne bastavano 21. La comparazione dei due Dna non è stata messa in discussione. Faccio queste precisazioni per dire che non vi era alcun interesse della Procura a nascondere le provette, già ampiamente analizzate oggetto di plurime udienze in Corte d’assise”.

In altre parole restava comunque ben poco di quei 54 campioni di Dna, non fosse altro che i Ris ci avevano lavorato per risalire a un codice genetico che in un primo momento è stato denominato Ignoto 1, e in un secondo momento ha permesso, attraverso ricerche incrociate, di risalire a Bossetti, prima indagato, poi a processo e infine condannato in tre gradi di giudizio.

Tra l’altro il trasferimento delle prove è regolato dall’articolo 262 del codice di procedura penale, quarto comma, secondo il quale ciò che è stato sequestrato viene restituito a eventuali aventi diritto al termine di una sentenza passata in giudicato, tranne nel caso in cui viene disposta la confisca.

Mi chiedo quale norma imponga il mantenimento dei reperti di indagine all’infinito, dopo il passaggio in giudicato di una sentenza”, ha aggiunto Chiappani, a capo della procura che ha trasmesso gli atti a Venezia solo per una questione di “reputazione e correttezza”.

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