Cronache

Il Papa ora "spacca" la Chiesa e prepara il piano per il futuro

La frase sulle unioni civili di Francesco accelera la divisione. Adesso anche i ratzingeriani si ribellano al nuovo corso

Il Papa ora "spacca" la Chiesa e prepara il piano per il futuro

Il clima non è dei migliori, e tra la base cattolica non si respira unità d'intenti. L'apertura di Papa Francesco sulle unioni civili ha prodotto alcuni effetti. La questione, dopo il Sinodo della Famiglia, pareva chiusa. In realtà, l'opinione di Jorge Mario Bergoglio sulle forme legali di tutela delle unioni tra persone omosessuali era stata solo messa da parte. Durante un pomeriggio d'ottobre, in pieno quadro pandemico, un virgolettato contenuto in un documentario intitolato "Francesco" - un'opera che presenta pure una intervista di qualche anno fa, a dire il vero, che è poi quella al centro del "caso" - viene ascoltato al Festival del Cinema di Roma dagli addetti ai lavori. Poi un'agenzia, la Cna, rilancia la questione: si tratta di una storica apertura di un vescovo di Roma, ma è anche l'innesco di una bufera. Forse la bufera più grossa nella storia recente della Chiesa cattolica: il Papa ha aperto alle unioni civili.

Nel corso di questi sette anni e mezzo di pontificato, anche i critici del pontefice argentino hanno riconosciuto il fatto che il successore di Pietro, dal punto di vista bioetico, parlasse quasi in maniera più chiara e decisa di Benedetto XVI. Certo, qualcuno ha posto il problema di qualche "ambiguità", ma Bergoglio ha persino accostato i "sicari" all'aborto in questi anni. Sull'eutanasia, in specie durante i casi Charlie Gard ed Alfie Evans, il Papa, per quanto invocato dal basso in ognuna delle due circostanze, alla fine aveva preso posizione. E quel "chi sono io per giudicare" era in realtà accompagnato da un proseguo della riflessione, che alcuni organi di stampa non hanno riportato per intero. Non c'erano stati, insomma, motivi per dubitare del fatto che Bergoglio volesse modificare la dottrina su alcune materie.

Se per i tradizionalisti la dottrina-cristiano cattolica aveva corso il rischio di subire le conseguenze di una "confusione" prodotta dalla pastorale di Francesco, lo stesso non si poteva dire per alcuni aspetti bioetici, che da sempre la Chiesa cattolica cerca di difendere con le ragioni proprie del diritto naturale. Ma ora, anche per gli strenui difensori di Bergoglio, è comparso un problema nuovo. Perché non era mai successo che un pontefice si esprimesse con favore sul tema delle unioni civili.

L'espressione "convivencia civil", nelle leggi delle nazioni sudamericane che l'hanno adottata nel loro sistema giuridico, ha un significato preciso. E la declinazione italiana è per lo più quella di "unione civile". Non c'è tanto da interpretare. C'è un elemento, poi, che non può non essere tenuto in considerazione: quando i media hanno deciso di rilanciare la notizia della storica apertura dell'ex arcivescovo di Buenos Aires, la Sala Stampa della Santa Sede ed i media attraverso cui piazza San Pietro prende di solito posizione non hanno smentito l'interpretazione fornita dai più. E questo costituisce un argomento complesso da gestire per chi ha provato ad ipotizzare che il video fosse stato "manipolato" o che Francesco in realtà volesse dire altro. Le reazioni dei conservatori - quelle no - non sono mancate.

Le agitazioni dei conservatori: perché il Papa non può "cambiare" la dottrina

Per ora a sollevarsi sono stati soltanto due-tre cardinali: l'americano Raymond Leo Burke ed il tedesco Gherard Ludwig Mueller. Una rapida occhiata alle posizioni prese da altri porporati in materia di unioni civili nel corso di questi anni, però, lascia supporre che il fronte degli "scandalizzati", per così dire, sia più ampio. Poi per replicare ad un pontefice ci vuole una certa dose di coraggio e di libertà d'azione. Normale che non tutti tra i conservatori se la siano sentita. Una dichiarazione molto precisa è arrivata anche da mons. Carlo Maria Viganò, che ci ha inoltrato un documento in cui si legge pure quanto segue: "Attenzione, però: queste parole costituiscono l’ennesima provocazione con cui la parte ultra-progressista della gerarchia cerca di suscitare ad arte uno scisma, come già ha tentato di fare con l’esortazione post-sinodale Amoris laetitia, la modifica della dottrina sulla pena capitale, il Sinodo pan-amazzonico e l’immonda Pachamama, la Dichiarazione di Abu Dhabi poi ribadita e aggravata dall’enciclica Fratelli tutti". L'ex nunzio apostolico non si limita ad una critica tout court, ma individua un vero e proprio disegno di stampo modernista, che avrebbe il vero scopo di comportare, prima o poi, una divisione interna. Alcuni tradizionalisti pensano dunque che quella frase di Bergoglio ("Quello che dobbiamo fare è una legge per le unioni civili. In questo modo sono legalmente tutelati. Io sono a favore di questo") possano anche essere interpretate alla stregua di qualcosa di più di un caso isolato.

Esisterebbe una sorta di "ambiguità" sistemica alimentata dalle correnti dottrinali moderniste. Ma c'è anche chi la vede in maniera molto più semplice: Bergoglio è semplicemente il primo Papa ad esprimersi in questi termini sulle unioni civili. Perché? Perché, senza retropensieri, la pensa proprio così. E i conservatori, che non si chiamano così a casa, ritengono che nessun pontefice abbia sufficienti faccoltà per modificare la dottrina. Tra gli italiani, vale la pena segnalare la reazione del cardinal Camillo Ruini: pure l'ex segretario della Cei si è schierato per il tramite dell'ultima opera libraria che ha scritto contro lo sdoganamento delle unioni civili che, stando all'opionione dei cattolici conservatori, costituirebbero pure una sorta di lasciapassare indiretto per l'approvazione della pratica dell'utero in affitto. E qui il discorso si allargherebbe parecchio.

La fine della tesi della "continuità" con Ratzinger

Fino a qualche tempo fa, i commentatori vicini a papa Francesco affermavano con forza l'esistenza di una "continuità" assoluta tra l'emerito ed il regnante. Una continuità che, nonostante le differenze comunicative, si palesava in campo dottrinale. Un esempio tipico che è stato avanzato: anche papa Francesco - dicono i giornalisti fan di Bergoglio - cita spesso il "diritto a non emigrare". Il che è vero, ma in un contesto di una pastorale che fa dell'accoglienza dei migranti uno dei suoi cuori pulsanti. Comunque sia, dopo l'emersione dell'opinione di Bergoglio sulle unioni civili, l'assunto sulla continuità dottrinale tra i due ultimi pontefici perde - a nostro parere - di parecchia credibilità. Del resto Benedetto XVI sui "nuovi diritti" è sempre stato lapidario. Ratzinger è l'inventore dell'espressione "valori non negoziabili".

Ma non è tutto: quando Benedetto XVI era il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ossia durante il pontificato di San Giovanni Paolo II, ha scritto alcune considerazioni sulle "unioni civili". Delle riflessioni che il pontefice polacco decise di approvare. Ratzinger, in quella occasione, scrisse quanto segue: "In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell'equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest'ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo...".

Quello di Ratzinger sulle unioni civili era un no senza se e senza ma. Era il 2003, e non è difficile sostenere due tesi: che i tempi siano profondamente mutati; che gli insegnamenti di papa Francesco si stiano progressivamente differenziando da quelli dei suoi due ultimi predecessori. E questo elemento, che non è d'importanza secondario per un cattolico, può interessare la traduzione, la storia della Chiesa, la dottrina e così via.

Così la sinistra politica e quella ecclesiastica si sono schierate con il Papa sulle unioni civili

Una parte di consacrati - come spiegato - ha deciso di criticare Bergoglio per le sue esternazioni. Il Papa, del resto, è ritenuto infallibile solo ex cathedra. Ma le istituzioni ecclesiastiche - quelle che oggi dimorano nel centro di comando della Ecclesia - non hanno esitato più di tanto, schierandosi al fianco del pontefice nell'arco di pochissimo tempo. Era prevedibile, ma la Chiesa cattolica non si era mai esposta così sulle unioni civili.

Dal vescovo di Altamura che ha persino aperto alle adozioni per le coppie omosessuali allo "spin doctor" padre Antonio Spadaro, che ha detto a stretto giro che le dichiarazioni del pontefice argentino non modificano la dottrina. La parola d'ordine dei "bergogliani", ancora una volta, è accoglienza. Una reazione che in modo inevitabile rischia di incastrarsi con le velleità dell'episcopato tedesco, che vorrebbe un rinnovo del rapporto culturale tra dottrina cristiano-cattolica ed omosessualità e che sta battagliando affinché alcune modifiche passino attraverso un "Concilio interno" dalla durata biennale.

Oltre il piano degli equilbri interni, però, dimora quello delle simpatie politiche: gli emisferi progressisti italiani hanno reagito all'apertura esultando. L'ex ministro Maria Elena Boschi ha plaudito a Bergoglio su Twitter: "Quattro anni fa abbiamo approvato la legge sulle unioni civili, nonostante le polemiche di una parte del mondo cattolico. Oggi Papa Francesco difende le leggi sulle unioni civili. Fare politica vuol dire sempre difendere la laicità delle Istituzioni". Qualcosa di simile era accaduto quando Francesco aveva comunicato di stare per creare l'arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi come cardinale. In quella circostanza, erano arrivati, tra gli altri, pure il placet del segretario del Pd Nicola Zingaretti e quello di un'esponente di punta dello stesso partito, la senatrice Monica Cirinnà. Alla sinistra Bergoglio piace sempre di più. La bioetica era uno dei campi problematici di un'intesa che su altre questioni era invece assoluta. La novità sulle unioni civili tende ad allineare i progressisti.

Nuovi cardinali: il Papa blinda la maggioranza per la successione

In questo quadro, che mai come in questa fase della storia recente è stato così "polarizzato", Jorge Mario Bergoglio ha optato per un'altra mossa: la creazione di ulteriori 13 cardinali che avranno diritto di voto al prossimo conclave. Tra i nomi selezionati, spicca quello dell'arcivescovo di Washington: Wilton Daniel Gregory si sta distinguendo, in piena campagna elettorale, per i forti toni anti-trumpiani. Gregory sarà il primo cardinale afro-americano. Il Santo Padre poteva già contare sulla maggioranza dei porporati all'interno della assise cardinalizia, ma queste ulteriori tredici creazioni consentono ai conservatori di ragionare sul futuro della Chiesa cattolica con non poche preoccupazioni. Se non altro perché è abbastanza chiaro a tutti che il prossimo pontefice, con ottime probabilità, sarà scelto soprattutto per continuare l'azione del primo Papa gesuita della storia. Difficilmente, in buona sostanza, verrà eletto un pontefice non "bergogliano".

E questo non per stretta volontà di Bergoglio, ma perché ogni pontefice, in un certo senso, tende a costruire il futuro della Chiesa cattolica "a sua immagine e somiglianza". Un'operazione che tuttavia non è riuscita a Joseph Ratzinger.

Il Papa, ancora una volta, ha pescato non badando alla provenienza diocesana. I nuovi cardinali - com'è ormai tradizione - non avevano idea dell'imminenza della nomina. Milano, Torino, Venezia, Parigi ed altre realtà ecclesiastiche continueranno a non donare una porpora alla Ecclesia. Il pontefice preferisce "preti di strada" o comunque persone che hanno dato prova di essere in "uscita". Come la Chiesa che papa Francesco sta edificando tanto per il presente quanto per l'avvenire.

Parlare di "scisma" - come ha fatto di recente anche l'ex presidente del Senato Marcello Pera sulla Gazzetta di Lucca - non è più un tabù.

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