Cronache

Assistenza "farlocca" ai migranti: pesanti condanne dalla Corte dei Conti

Coop vicina alla sinistra deve risarcire la Protezione civile e la Presidenza del Consiglio dei Ministri

Protesta di migranti sulla Ss18 Tirrena Inferiore
Protesta di migranti sulla Ss18 Tirrena Inferiore

L’assistenza “farlocca” ai migranti ha portato a una pesante condanna al risarcimento del danno per complessivi 480mila euro a carico di una cooperativa di Reggio Calabria, considerata vicina ad ambienti della sinistra.

Ad aver causato danni all’Erario vi sarebbe anche l’ex soggetto attuatore per l’Emergenza profughi in Calabria, anche lui destinatario di dure contestazioni da parte della Corte dei Conti, sfociate nella condanna in solido.

Il legale rappresentante della Coop e l’ex soggetto attuatore dovranno ora risarcire il Dipartimento della Protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il danno erariale causato dalla ditta reggina e dall’ex dirigente regionale, secondo la magistratura contabile, riguarda fatti risalenti al 2011, relativi all’assistenza ai profughi in Calabria e scaturiti dalla dichiarazione dello stato d’emergenza da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, risalente al 12 febbraio del 2011.

L’eccezionale afflusso di immigrati provenienti dai Paesi del Nord Africa portò, tra l’altro, alla nomina di un soggetto attuatore sul territorio regionale calabrese. Nell’operazione di assistenza alle persone migranti - rappresentata, innanzitutto, dal vitto e dall’alloggio - era scesa in campo anche la cooperativa oggi condannata dalla Corte dei Conti, che aveva messo a disposizione tre strutture ubicate tra Reggio Calabria e Santo Stefano d’Aspromonte.

Ed è sulle anomale procedure adottate rispetto ai servizi di assistenza, che la magistratura ha acceso i riflettori, intenzionata a vederci chiaro all’indomani di una informativa della Guardia di Finanza. Tre le contestazioni. La prima riguarda la “immediata disponibilità” di 80 posti da parte delle cooperativa, a seguito dell’invito rivolto dalla Regione Calabria. A tale disponibilità ha fatto seguito la sera stessa una comunicazione dell’imminente arrivo nella Città dello Stretto di dieci immigrati provenienti dalla piccola località di Manduria.

Secondo i giudici l’ex soggetto attuatore per l’Emergenza profughi ha disposto un affidamento diretto per l’accoglienza di dieci stranieri, senza seguire alcuna procedura di legge né la normativa vigente al momento dei fatti, “dando così origine ad un singolare rapporto contrattuale di fatto con soggetto inesistente”, si legge nella sentenza. Secondo la Corte dei Conti, infatti, le Fiamme gialle hanno accertato che la cooperativa è stata costituita il 28 giugno del 2011 e iscritta nel registro delle imprese l’1 luglio successivo, quindi subito dopo l’affidamento in via di fatto degli immigrati provenienti da Manduria. Un’altra grave contestazione è la seguente: il Collegio ha condiviso le censure inerenti al “mancato esperimento delle pur embrionali procedure competitive prescritte nell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, non senza evidenziare che il soggetto attuatore, pur in difetto di procedura para-concorrenziale, ha affidato in via diretta il servizio per lungo tempo alla cooperativa” in questione, “stabilendo il corrispettivo nella misura massina riconoscibile in base alla disciplina emergenziale, per giunta a un soggetto neocostituito”.

Sempre la Finanza – è questa l’ennesima contestazione – “ha riscontrato che la stessa Protezione civile regionale abbia accertato, a seguito di ispezione, che le tre strutture utilizzate” dalla cooperativa “presentavano problemi contrastanti con la disciplina emergenziale, funzionale a un’adeguata assistenza agli immigrati”.

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