Coronavirus

Il "patentino" diventa un caso: Boccia: "È incostituzionale"

Respinta la proposta dei governatori delle regioni Sardagna e Sicilia, che avevano richiesto un certificato di immunità per i turisti intenzionati a raggiungere le isole nei prossimi mesi. Resta il parere contrario del governo, il ministro Boccia: "Se tutte le regioni ripartono, ripartono senza distinzione"

Il "patentino" diventa un caso: Boccia: "È incostituzionale"

La stagione estiva è ormai alle porte, ma non si placa la querelle in merito al passaporto sanitario richiesto dai governatori che si accingono ad accogliere i futuri turisti. Poter garantire la non circolazione del virus ai cittadini, ma anche a tutti coloro che intendono trascorrere le vacanze nel proprio territorio di competenza, è il primo pensiero dei presindenti delle regioni interessate, che hanno così proposto l'idea della "patente di immunità".

Ad entrare nel vivo della questione è stato il governatore della Sardegna Christian Solinas. Con l'isola ormai vicina ad essere Covid-free, il rappresentante del centrodestra è più che mai intenzionato a tutelare la salute dei residenti e delle persone che saranno ospitate durante il periodo estivo. Nessuna intenzione di fermare il turismo. Sarebbe fra l'altro un autogol clamoroso, dato che molte zone del territorio sardo vivono principalmente di questo. Una ripresa dei contagi, tuttavia, comporterebbe conseguenze drammatiche per tutti, ecco perché il governatore ha deciso di essere prudente, e di chiedere un attestato di negatività al Coronavirus a tutti i turisti che raggiungeranno l'isola.

Test del tampone e test sierologico sono stati subito scartati come esami da richiedere ai futuri viaggiatori. Necessitano di troppo tempo, e non tutti hanno la possibilità di accedervi. Solinas ha quindi deciso di puntare sui test salivari, che tuttavia non sono ancora stati rilasciati in commercio. Ad abbracciare presto la proposta del governatore della Sardegna anche il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, che attende a sua volta l'arrivo dei vacanzieri e vorrebbe procedere con la medesima cautela.

La decisione dei due governatori è andata però subito a scontrarsi con il parere negativo del governo. Intervenuto sul caso, il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia si è subito mostrato contrario al passaporto sanitario.

La polemica non ha quindi fatto altro che allargarsi. Alcuni si sono schierati dalla parte dei governatori, comprendendo le loro ragioni, altri li hanno duramente attaccati, accusandoli di stare allontanando i turisti, preziosi per entrambe le isole. Ad unirsi al gruppo di oppositori anche il sindaco di Milano Beppe Sala, che proprio ieri ha avuto un duro botta e risposta con il presidente della Regione Sardegna.

"Vedo che alcuni presidenti di regione, ad esempio quello della Liguria Giovanni Toti, dice che accoglierà a braccia aperte i milanesi. Altri, non li cito, dicono 'magari, se fanno una patente di immunità...'. Qui parlo da cittadino prima ancora che da sindaco: quando deciderò dove andare per un weekend o vacanza me ne ricorderò", ha infatti dichiarato il primo cittadino del capoluogo lombardo durante una diretta sulla propria pagina Facebook.

Immediata la risposta di Christian Solinas, che ha naturalmente compreso verso chi fosse diretta la frecciata di Beppe Sala. "Dovrebbe usare la decenza del silenzio, dopo i suoi famigerati aperitivi pubblici in piena pandemia", ha commentato il governatore riferendosi al sindaco di Milano. "Non abbiamo chiesto improbabili patenti d'immunità, ma un certificato di negatività. La Sardegna lo ha fatto proprio per poter accogliere al meglio tutti i cittadini. Con la mia proposta, anche un cittadino di Milano potrebbe godersi da subito le vacanze in Sardegna facendo un semplice test che certifichi la negatività al virus al momento della partenza. Questa di Sala è l'ennesima strumentalizzazione infelice", ha concluso.

Malgrado la discussione che si è scatenata in merito al tema, è ormai evidente che l'idea del passaporto sanitario proposta dai governatori non verrà mai accettata. Il ministro Boccia non ha cambiato la propria opinione in proposito. Anche stamani, intervenendo ancora una volta sulla questione, ha affermato: "Invito tutti a rileggere l'articolo 120 della Costituzione italiana, che chiarisce molto bene la disciplina: la Regione non può istituire e adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose, né limitare l'esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale. Se la comunità scientifica dice che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono: altrimenti, li avremmo tutti noi, qui, assieme alla tradizionale carta di identità".

"L'ultimo 'clic' che riporterà il Paese a muoversi dovrà essere quello del buonsenso. Se tutte le regioni ripartono, ripartono senza distinzione sul profilo dei cittadini residenti in una regione o in un'altra, se le autorità sanitarie e il Governo decideranno che il Paese è pronto per la ripartenza", ha proseguito il ministro, come riportato da Adnkronos. "La distinzione fra cittadini che provengono da una città o da un'altra non è prevista dalla nostra Costituzione: se siamo tutti sani, ci muoviamo nel Paese come abbiamo sempre fatto. Diversa è la valutazione che porti a prevedere una fase di quarantena: ma non siamo in quella situazione e in ogni caso occorre un accordo fra le parti, fra tutte le regioni", ha concluso.

A bocciare l'idea del passaporto sanitario anche il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta.

"Citerei la scena di Fantozzi e la Corazzata Potemkin, per una serie di ragioni", ha dichiarato stamani nel corso della diretta sulla trasmissione 24 Mattino, in onda su Radio 24,"Intanto ogni test che viene effettuato ha una validità legata al momento in cui viene effettuato, posso fare il tampone oggi e contagiarmi domani mattina; e poi la patente viene spesso attribuita ai test sierologici che di fatto hanno una specificità molto bassa con troppi falsi positivi, ma in ogni caso anche se uno è negativo può contagiarsi il giorno dopo".

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