Cronache

"Pittelli? Accanimento. Fermare le porte girevoli tra magistratura e politica"

Il presidente dei penalisti tuona contro la commistione di giustizia e politica

Caiazza: "Pittelli? Accanimento. Fermare le porte girevoli tra magistratura e politica" Esclusiva

Il presidente dell'Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza è intervenuto sul caso dell'ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, che è stato reintrodotto in carcere per un'altra volta: "Nessuna persona dotata di buon senso e di un minimo di onestà intellettuale può ignorare la dimensione anomala dell’accanimento giudiziario che continua a colpire l’avv. Giancarlo Pittelli", ha fatto presente. Ma il caso Pittelli è soltanto uno di quelli che stanno occupando le cronache in materia di Giustizia: un altro è quello di Catello Maresca, candidatosi a sindaco di Napoli, consigliere comunale dopo le amministrative ed ora reintrodotto in magistratura. Ma sullo sfondo c'è anche l'ok della Cassazione al referendum promosso da Lega e Radicali. L'avvocato Caiazza, in questa intervista, dice la sua su questi e su altri temi.

Presidente Caiazza, lei si è espresso sul caso del senatore Pittelli...

"Ho cercato di esprimere tutta la preoccupazione, da presidente dei penalisti italiani, perché questa vicenda mette in evidenza un'idea abbastanza radicata di sospetto nei confronti dell'attività del difensore, soprattutto in contesti molto delicati come quelli calabresi o siciliani. Sospetti che si determinano quando assistiamo persone coinvolte o raggiunte da ipotesi di fatte di mafia, di ndrangheta e così via. Non conosco il dettaglio della situazione di Pittelli, dunqe non mi pronuncio nel merito delle accuse che vengono fatte all'avvocato. Esprimo da un lato preoccupazione, perché sono accuse connesse all'esercizio suo mandato difensivo. Non è che lui incontra degli estranei che appartengono alla ndrangheta. Questi sono i suoi assistiti. E questo già basta per metterci in allarme".

Poi? Quali preoccupazioni specifiche?

"Sotto il punto di vista del trattamento cautelare di Pittelli, stiamo assistendo ad un accanimento inspiegabile. L'ho descritto in modo dettagliato. Già la forma durissima di custodia cautelare a cui lui è stato sottoposto: otto mesi a Badu 'e Carros si riservano ai grandi capo mafia. Non ad un avvocato di un capo mafia. E ancora dobbiamo capire bene che cosa avrebbe fatto l'avvocato Pittelli, che ha subito sin dall'inizio il trattamento forse più duro di tutti gli indagati del processo Rinascita Scott. Questo ci allarma. Dopo aver in maniera faticosa ottenuto gli arresti domiciliari, già per altre due volte è stato riportato in carcere: prima con il provvedimento di Reggio Calabria poi revocato dal Tribunale della Libertà e adesso per aver scritto una lettera ad un ministro della Repubblica. Ha sicuramente commesso una leggerezza: se c'è il divieto di comunicazione c'è il divieto di comunicazione. L'avrebbe dovuto fare in una forma diversa. Bastava che l'affidasse ai suoi difensori. Questo dà il segno dello stato di prostrazione in cui si trova un avvocato con l'esperienza di Pittelli. Però, non è che se uno scrive alla Carfagna dev'essere riportato in carcere. Se lui avesse scritto ad un testimone del processo, ad un concorrente del reato... . Questo allora giustificherebbe un ritorno in carcere. Ma se uno scrive ad un ministro per porre attenzione sul suo caso, non si capisce per quale ragione questo dovrebbe aggravare il pericolo d'inquinamento delle prove o non si sa di che cosa".

Dunque lei, presidente Caiazza, ha fatto la sua riflessione..

"Pur non conoscendo il merito delle accuse che vengono rivolte, ho inviato ad una riflessione: i penalisti impegnati in procedimenti di quella delicatezza vengono raggiunti quasi da un ammonimento, da un avvertimento. Sicuramente operano in una condizione di soggezione e di non piena libertà. Si rischia, solo per fare il proprio dovere di difensore di queste persone, di essere scambiati per concorrenti del reato".

Oltre al caso Pittelli, c'è anche il polverone per il caso Maresca...

"Non mi ricordo un altro caso nel quale un magistrato rimane in carica, cioè continua nella sua funzione, pur restando consigliere comunale dall'altra parte. Lui vuole fare entrambe le cose. E, onestamente, a mia memoria, non l'ho mai sentito fare. Un magistrato non può fare il magistrato da un lato ed il politico dall'altro".

Al netto del reintegro in magistratura Maresca, c'è un altro problema: qualcosa di complessivo...

"Quello delle porte girevoli: entrare ed uscire dalla politica. Bisogna operare per evitare che questo continui ad accadere. Io sono per una netta distinzione tra le due attività. Se uno poi sceglie di fare politica non rientra in magistratura: questa deve essere la regola, più severa di come sia attualmente. Fermo restando che la situazione di Maresca è un po' diversa".

C'è l'ok della Cassazione sul referendum sulla Giustizia. Lei è ottimista o preoccupato sul proseguo dell'iter?

"No, guardi, io non sono ottimista né niente. Io credo che sia stata fatta una scelta per me incomprensibile. Una volta che sono state raccolte le firme, queste non sono state depositate. Questo a mio parere ha indebolito enormemente il senso politico della richiesta".

Però c'è il tema delle tempistiche e dei costi..

"Io raccoglo firme da quando ho trent'anni. Non si raccolgono tutte quelle firme senza poi depositarle. Questo indebolirà l'iniziativa. E per il resto dobbiamo aspettare la Consulta, che ha una giurisprudenza molto dura e molto severa sull'ammissibilità dei referendum abrogativi, che devono essere comprensibili, omogenei, che non devono trasformarsi in referendum propositivi... . C'è una giurisprudenza contro cui abbiamo anche combattuto. Però è la giurisprudenza della Consulta. Se lei mi chiede se sono preoccupato, io le dico che l'iniziativa referendaria non è mia. Ma diciamo che vedo delle difficoltà e che possiamo aspettarci delle sorprese. A maggior ragione, non sarei andato senza avere alle spalle tutti quei cittadini che hanno firmato. Alla Corte non si può fare un discorso di tempistiche: può anche pensare che uno le firme non le abbia. Un conto è un referendum sull'onda di 750mila cittadini, un altro uno sull'onda di cinque consigli regionali".

Però il vento garantista spira...

"Penso che, proprio come reazione ai governi populisti che si sono succeduti in questi ultimi anni prima del governo Draghi, sia cresciuta l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema delle garanzie. Anche noi dell'Unione delle camere penali abbiamo dato un grande contributo. Sono temi che riguardano tutti i cittadini: per paradosso, lo scontro duro che c'è stato in questi tre anni in materia di Giustizia ha ottenuto un risultato.

E cioè una crescita di attenzione sui temi della libertà e delle garanzie sul processo penale".

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