Carlo Nordio: "Toghe? Palamara dice il vero E il caso Salvini è allarmante"

Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto, su Italia Oggi ha commentato l'attuale Giustizia italiana e sulle rivelazioni di Luca Palamara è stato tranchant nei confronti della magistratura

Carlo Nordio: "Toghe? Palamara dice il vero E il caso Salvini è allarmante"

Tra i temi affrontati nella convulsa giornata di consultazioni di Roberto Fico, prima che Matteo Renzi ribaltasse il tavolo e costringesse il presidente della Camera a salire al Colle a mani vuote, c'era anche la riforma della Giustizia di Alfonso Bonafede. Contestata e criticata da più parti, è stata fermamente difesa dal Movimento 5 Stelle e da Giuseppe Conte, che infatti si sono schiantati. "La riforma Bonafede è una schifezza ignobile e incostituzionale, resta solo da cancellarla", commentava nel frattempo a Italia Oggi Carlo Nordio, che poi ha aggiunto: "Non c'è nessun lodo da fare". Nordio non è certo uno qualunque, da ex procuratore aggiunto ha messo la firma su alcune delle inchieste più importanti del secolo scorso, come Tangentopoli e le Brigate venete. Oggi si occupa di analizzare la politica giudiziaria e in tal senso ha commentato anche il caso di Luca Palamara, ora in libreria con Il sistema (Rizzoli), libro scritto da Alessandro Sallusti, che con una lunga intervista al magistrato ha raccontato i segreti della magistratura italiana.

L'ex procuratore è convinto della necessità di una riforma rapida, perché "la Giustizia dal 1992 sta condizionando la vita politica" e, a livello europeo "paralizza, o comunque rallenta molto, il nostro sviluppo economico e scoraggia gli investimenti". Carlo Nordio è tranchant, sia con la giustizia civile che con quella penale italiana, che in linea teorica avrebbe priorità perché "incide sui diritti primari dei cittadini, la libertà e l'onore; e di riflesso anche sulla sicurezza attraverso la certezza della pena". Tuttavia, con l'attuale situazione sociale ed economica del Paese "serve dare garanzie sui tempi di risposta a chi investe" e quindi è necessario intervenire sulla giustizia civile.

Sulla riforma della prescrizione di Alfonso Bonafede, l'ex procuratore non usa mezzi termini: "Era una schifezza ignobile e incostituzionale: avrebbe avuto un senso se fosse stata accompagnata da una radicale riforma del codice e da una generalizzata depenalizzazione, perché allora i processi si sarebbero abbreviati automaticamente. In realtà il ministro Alfonso Bonafede aveva promesso la loro contemporaneità e contestualità, ma non ha tenuto fede ai patti, e quella riforma obbrobriosa è entrata in vigore da sola. Resta solo da cancellarla".

Il Sistema

Impossibile non affrontare con Carlo Nordio la questione Luca Palamara, sul quale l'ex procuratore ha un'idea molto chiara: "Palamara non ha detto tutto, e avrebbe fatto meglio a dirlo prima. Ma quello che ha detto -e anche quello che sta tacendo- rivela una realtà che noi magistrati conoscevamo perfettamente: lo strapotere delle correnti, il mercimonio delle cariche, le interferenze reciproche tra giustizia e politica. Con un aspetto ancora più allarmante, che riguarda il caso del processo a Matteo Salvini". Sul caso Salvini, Nordio sottolinea la gravità dei "condizionamenti ideologici" adombrati da Palamara. Un modus operandi che l'Italia si porta appresso da quasi trent'anni, ma "se la giustizia condiziona la politica, come avviene dal '92, è un peccato mortale", commenta Nordio, che però ribalta anche il punto di vista per uno scenario ancora più grave: "Se la politica condiziona la giustizia, come potrebbe essere accaduto nel caso di Salvini, allora è un sacrilegio, al quale non voglio nemmeno pensare".

Per queste ragioni l'ex procuratore sostiene la necessità di una commissione bicamerale con poteri d'inchiesta, "perché i fatti emersi dalle dichiarazioni di Palamara non potranno mai essere chiariti dalle Procure". Carlo Nordio propone anche una sua personale analisi e soluzione per liberare la politica dal giogo della magistratura: "Darsi un codice deontologico esattamente contrario a quello predicato dai grillini: nessun politico deve dimettersi, o rinunciare a candidarsi, se è inquisito, fino alla pronuncia della sentenza definitiva.

Questo già basterebbe ad arginare il condizionamento della giustizia sulla politica, a ridare dignità a quest' ultima e ad affermare il principio costituzionale di presunzione di innocenza. E, ovviamente, abolire subito la legge Severino".

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