Nervi tesi nel centrodestra. La ferita della spaccatura su Roma fatica a cicatrizzare. Non è grave, a patto che malumori, ripicche e vendette personali non vadano a inquinare l'esito dei ballottaggi soprattutto quello di Milano che potrebbero risultare decisivi per svoltare il corso della politica italiana. A bocce ferme, il bilancio della tornata elettorale dice alcune cose chiare. La prima: le scissioni, le fughe e i tradimenti che hanno sconquassato il centrodestra in Parlamento non hanno, come era ovvio, alcuna rilevanza sul piano elettorale. Semmai hanno indebolito nelle urne il Pd, i cui elettori non capiscono a ragione - perché sostenere un partito che ascolta più Alfano, Verdini e Bondi di loro. La seconda: Matteo Salvini e Giorgia Meloni, negli ultimi anni, hanno fatto un miracolo a salvare dall'estinzione i loro partiti e a tenere viva l'anima cosiddetta populista dell'elettorato di centrodestra. Ma da qui a voler prendere la guida, in modo competitivo con la sinistra, dell'intera coalizione di strada ne devono ancora fare. E probabilmente parliamo di un vicolo cieco perché da quelle parti, con l'avvento del grillismo, non ci sono numeri sufficienti per governare in maniera autonoma.
Terza considerazione: la vecchia formula del centrodestra contenitore a guida Forza Italia, dato per morto da molti, è una formula che mantiene tutta la sua potenzialità a patto che sia messo nelle mani di persone capaci e autorevoli, come dimostra Parisi a Milano (indipendentemente da come andrà a finire il ballottaggio che come tutte le sfide secche si può vincere o perdere).
E infine. Può piacere o no, ma non è ancora tempo di provare a disarcionare Silvio Berlusconi. Salvini e Meloni ci hanno provato, diversamente da chi li ha preceduti (Fini e Alfano), ma la spallata l'hanno provata, usando le elezioni di Roma come arma, legittima ma impropria. Lamentarsi oggi di presunti complotti ai loro danni è ridicolo.
Nella vicenda romana nessuno si è comportato da educanda fin dall'inizio. Meglio sarebbe prenderne atto e voltare pagina senza piagnucolamenti. Che, ne sono certo, si è ancora in tempo a dare insieme la spallata. Ma a Renzi, non a noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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