Cronache

Cesare Battisti e gli agguati con i Pac: 4 omicidi in 10 mesi

L'ex terrorista dei Pac ha dichiarato di avere commesso i quattro omicidi. I delitti furono compiuti in soli 10 mesi, tra il 1978 e il 1979

Cesare Battisti e gli agguati con i Pac: 4 omicidi in 10 mesi

Cesare Battisti ha ammesso le sue colpe. Ora deve scontare in Italia quattro condanne all'ergastolo in quanto mandante o esecutore materiale di altrettanti omicidi compiuti in soli 10 mesi, tra il 1978 e il 1979.

L'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), arrestato lo scorso 13 gennaio in Bolivia dopo una latitanza di quasi 40 anni, ha ora dichiarato di avere commesso i quattro omicidi, scusandosi poi con le famiglie delle vittime.

Gli omicidi

Il 6 giugno 1978, il terrorista uccise Antonio Santoro. Il maresciallo degli agenti di custodia di Udine era accusato dai Pac di maltrattamenti ai danni di detenuti, in seguito alle inchieste giornalistiche del quotidiano Lotta Continua, che lo accusarono di abuso d'ufficio e abuso di potere.

Il collaboratore di giustizia ed ex militante ai Pac, Pietro Mutti, testimoniò che Battisti e Enrica Migliorati attesero la vittima davanti all'uscio di casa fingendosi fidanzati. All'arrivo di Santoro, Battisti impugnò la pistola e sparò tre colpi, di cui due mortali, in direzione dell'uomo.

Il 16 febbraio 1979, a distanza di poche ore, furono uccisi il gioielliere Pierluigi Torregiani a Milano e il macellaio Lino Sabbadin a Mestre. Entrambi erano ritenuti dai Pac responsabili della morte di due rapinatori a cui avevano sparato per difendersi.

Per il delitto di Torregiani, Cesare Battisti fu condannato in quanto mandante e ideatore. Nel caso Sabbadin fu accusato di aver fornito "copertura armata". "Battisti lo colpì di nuovo quando era già a terra; fecero allontanare i clienti e poi spararono ancora. Crivellarono mio padre senza alcuna pietà", aveva raccontato il figlio del macellaio, Adriano Sabbadin.

Il 19 aprile 1979 con cinque colpi di pistola, nella zona della Barona, fu ucciso Andrea Campagna, agente calabrese della Digos di Milano. Fu freddato di fronte al portone dell'abitazione della sua fidanzata.

Di questo delitto Battisti venne accusato di essere stato l'esecutore materiale insieme a Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin e Gabriele Grimaldi.

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