Coronavirus

Altre 4 Regioni verso la stretta: ecco cosa rischiano

Sospetti sulle situazioni reali potrebbero portare ad altre indagini. Bollettini incompleti o per nulla inviati

Altre 4 Regioni verso la stretta: ecco cosa rischiano

A breve i colori di alcune Regioni italiane potrebbero cambiare. Per cercare di combattere la diffusione del virus i medici di tutta Italia stanno chiedendo a gran voce la chiusura totale e il governo non sembra sapere cosa fare. La confusione è tanta e si vede dal fatto che l’esecutivo sia in ritardo. Già, perché le decisioni che si aspettavano per il pomeriggio di ieri, domenica 8 novembre, sono invece state rimandate alla giornata di oggi, lunedì 9, solo in seguito al report dell’Iss con tutti i dati inviati dalle Regioni. La decisione arriverà solo dopo che gli scienziati avranno studiato i dati pervenuti e il ministro della salute Roberto Speranza si sarà confrontato con i vari governatori.

Come riportato dal Corriere, alcune indiscrezioni parlano di quattro Regioni a rischio che potrebbero cambiare il loro colore: Liguria, Abruzzo, Umbria e Campania, che potrebbe passare dal giallo al rosso. Per quanto riguarda la Campania, amministrata dal governatore Vincenzo De Luca, sembra regnare il caos totale, con riunioni saltate da un momento all’altro. “Il governo sta traccheggiando perché non puoi cambiare colore dopo tre giorni. Va bene che siamo sulle giostre, ma evitiamo le montagne russe” avrebbe detto un consigliere campano.

Ritardi e confusione

La riunione della cabina di regia era inizialmente prevista per le 15 di ieri pomeriggio, è stata poi spostata un’ora dopo e infine cancellata e rimandata alle 15 di oggi. A slittare è stata anche la riunione del Comitato tecnico scientifico che avrebbe dovuto parlare della curva epidemiologica delle regioni considerate a rischio, esprimendo un proprio parere riguardo la fascia in cui inserire questi territori, se arancione o rossa.

Ma i governatori sembra abbiano chiesto maggior tempo per raccogliere e inviare i dati, tempo che il ministero della Salute ha deciso di concedere loro. Forse anche perché l’idea di comunicare nuovi lockdown proprio di domenica avrebbe portato parte della popolazione a fare in fretta e furia le valigie per raggiungere altri territori. Di certo c’è che la confusione regna sovrana anche nella raccolta e nell’analisi dei dati che le regioni devono trasmettere all’Istituto superiore di sanità. Quando mancavano solo due ore all’inizio del confronto, ben 9 Regioni non avevano ancora inviato i propri bollettini, o erano comunque incompleti.

Inchieste anche in altre Regioni

A questo punto toccherà ai magistrati capirne il motivo. Anche perché sembra che l’inchiesta avviata in Liguria dalla Procura di Genova, nelle prossime ore interesserà anche altre realtà. In primis proprio la Campania che sembra non avere una situazione reale compatibile con i numeri raccolti. Sembra che il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, stia “analizzando i dati con la lente d’ingrandimento”. Ieri si è avuto il picco di 4.600 positivi. I numeri vengono raccolti dalle Asl, comunicati e poi studiati in base ai 21 parametri che decidono le tre fasce di rischio.

I dati della Liguria sono ancora in via di approfondimento. Il Lazio ha una buona struttura ospedaliera e sembra quindi reggere per il momento. I reparti di terapia intensiva si stanno invece riempiendo in Abruzzo e nelle Marche. In Toscana a preoccupare sono gli ospiti anziani delle Rsa, molti dei quali risultati positivi. Anche il Veneto è controllato. C’è da dire che la settimana scorsa, quando tre Regioni, Lombardia, Piemonte e Calabria, sono finite in zona rossa, è stato Speranza a firmare l’ordinanza prima di ricevere il parere del Cts.

In barba a quanto previsto dal Dpcm, creando non poca confusione e malumore.

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