Coronavirus

Dallo scongelamento all'iniezione: i cinque step della vaccinazione

La vaccinazione sarà un procedimento complesso. La denuncia di sindacati e Ordine dei Medici: "Mancano i professionisti"

Dallo scongelamento all'iniezione: i cinque step della vaccinazione

Il conto alla rovescia per la vaccinazione è iniziato: manca ormai pochissimo al prossimo 27 dicembre, giorno in cui verranno somministrate 9.750 dosi del vaccino anti Covid prodotto da Pfizer e BioNTech ai primi cittadini italiani.

Un procedimento complicato

La vaccinazione non sarà tuttavia una passeggiata. Anzi: sarà un procedimento complesso e ricco di ostacoli. Anche perché le fiale targate Pfizer devono essere conservate a una temperatura polare, a -75°, fatte scongelare e poi mantenute tra i 2 e gli 8 C° per cinque giorni. Ma andiamo con ordine. Il primo passo assomiglia già una sorta di Everest perché il vaccino, come detto, necessita di essere stoccato in appositi congelatori (dispositivi, questi, che diversi Paesi sono stati costretti a ordinare in fretta e furia).

Quando partirà la vaccinazione, agli operatori sanitari non basterà semplicemente prendere le fiale e inocularle nei pazienti. E qui arriviamo al secondo step: prima della somministrazione, le fiale dovranno essere scongelate in maniera graduale. Tempo stimato: almeno tre ore.

Siamo entrati adesso nel terzo step: il vaccino dovrà essere tenuto a 2-8 C° per un massimo di cinque giorni. L'antidoto dovrà raggiungere la temperatura ambiente e, soltanto a quel punto, si potranno capovolgere le fiale per dieci volte, lentamente e senza agitarle. Occorrerà infine diluirle in una soluzione di cloruro di sodio prima della vera e propria somministrazione. Ricordiamo che ogni fiala è formata da 5-7 dosi per altrettante persone.

Linee guida e professionisti

Gli step appena riassunti provengono da una circolare formata da sette pagine realizzata dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliere (Sifo) e dalla Società Italiana farmacisti preparatori (Sifap). Il documento si basa sui dati scientifici consultati dalle autorità regolatrici Fda, Ema e Aifa per concedere l'autorizzazione al vaccino Pfizer.

Al netto delle linee-guida, l'Italia potrà contare su un adeguato numero di professionisti in grado di vaccinare i pazienti in modo corretto? Come ha sottolineato il Corsera, al momento no. Sindacati, in primis l'Anaao (Associazione dei medici dirigenti) e gli Ordini dei Medici hanno evidenziato questo problema non da poco. La stessa Anaao sostiene che non vi sia stata sufficiente formazione.

Sulla stessa lunghezza d'onda Carlo Albero Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano: "I medici si rendono disponibili per favorire i piani vaccinali. Ma, a oggi, non abbiamo idea di quale sia il consenso informato da sottoporre a chi si vaccina e nemmeno conosciamo la scheda tecnica del preparato, se non le informazioni reperibili in Internet".

E il 27 dicembre è sempre più vicino.

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