Scena del crimine

Denise, i Diavoli e Aldo Moro: quando il falso ricordo sembra vero

Nei casi di cronaca il "falso ricordo" gioca un ruolo importante: "È una rievocazione distorta di un ricordo preesistente o addirittura di un evento mai accaduto realmente"

Denise, i Diavoli e Aldo Moro: quando il falso ricordo sembra vero

Talvolta nella narrazione di un caso di cronaca nera può capitare di incontrare l’espressione “falso ricordo”. Se n'è parlato durante le nuove indagini relative al rapimento di Denise Pipitone, oppure in relazione ai “diavoli della Bassa Modenese” ed è spuntato decenni dopo il rapimento e l'omicidio dello statista Aldo Moro.

“Ciò che ricordiamo - spiega a IlGiornale.it la psicoterapeuta Marianna Tarantino - può essere accurato ma non necessariamente esatto. Può essere verosimile ma completamente falso: si parla di falsi ricordi. Sono una rievocazione distorta di un ricordo preesistente o addirittura di un evento mai accaduto realmente. Il falso ricordo è vivido e autentico similmente ai normali ricordi e sarà vissuto dal soggetto come veritiero”.

Il falso ricordo quindi esiste: la nostra memoria è imperfetta anche per colpa dell’emotività. “Spesso - prosegue Tarantino - con i falsi ricordi accade che esperienze che diamo per vissute non sono mai avvenute o si sono consumate in modo diverso. Una ragione del fenomeno è la codifica disturbata. Se durante un'esperienza siamo distratti o la prospettiva non era chiara sarà più facile che anche nella rievocazione vi siano degli errori". Un altro ruolo lo giocano alcuni eventi che possono interferire: un trauma, un incidente, un forte stato d'ansia possono alterare e oscurare elementi della scena. Inoltre non è detto che un ricordo possa essere recuperato in un tempo limitato. "Esistono poi alcuni effetti psicologici più subdoli - ci spiega ancora l'esperta - Uno è l'effetto dell'informazione fuorviante. In un famoso esperimento della psicologa statunitense Elizabeth Loftus, venne chiesta a un gruppo di studenti la velocità di due auto che si scontrano e a un altro gruppo la velocità quando si urtano. Gli studenti del primo gruppo dissero che le auto procedevano a una velocità maggiore rispetto a quelli del secondo gruppo. La psicologa chiese anche se avessero visto vetri rotti e i volontari li ricordarono, anche se non ce n'erano stati”.

Denise e lo strano caso dei turisti romani

Fiaccolata per Denise Pipitone

Negli scorsi mesi una coppia di turisti romani ha affermato di aver avvistato una bambina, che a loro avviso avrebbe potuto essere Denise Pipitone, dietro una tenda all’interno dell’hotel Ruggero II di Mazara del Vallo. L’albergo era lo stesso nel quale, alla scomparsa avvenuta il 1 settembre 2004, lavorava Anna Corona, ex moglie di Pietro Pulizzi (il padre naturale di Denise) e attualmente pare sotto indagine a Marsala. Tuttavia i due turisti si sbagliavano: a quella data erano già rientrati a Roma. Il loro legale ha fatto sapere che la coppia aveva generato un falso ricordo, forse sotto la spinta della nuova pressione mediatica del caso.

“Il falso ricordo può essere influenzato da più variabili - chiarisce la psicoterapeuta, che non è in nessun modo legata professionalmente a questi casi - e nel caso della testimonianza su Denise è possibile che la pressione mediatica, e quindi stati d’ansia, abbia distorto il ricordo della turista. Naturalmente starà agli inquirenti e ai criminologi stabilire cosa sia accaduto realmente, noi possiamo solo cimentarci in ipotesi”.

Quei "Diavoli" della Bassa Modenese mai esistiti

Negli anni ’90 un grosso caso di presunti abusi su minori e satanismo sconvolse la Bassa Modenese: diversi genitori furono accusati di vari reati e i loro figli furono affidati dapprima ai servizi sociali, poi ad altre famiglie. Il caso, finito al centro del documentario Veleno, ha sollevato diverse perplessità e nel tempo ci sono stati processi, morti, suicidi e in alcuni casi ricongiungimenti. Il cosiddetto bambino zero però, colui dal quale partirono le accuse, una volta adulto ha affermato di essersi inventato tutto. Altri ex bambini continuano invece a sostenere le accuse.

“Anche in questo caso possiamo procedere solo per ipotesi - sostiene la dottoressa - Un parametro centrale per stabilire se una memoria infantile è falsa o vera è lo sviluppo del cervello: fino a 4-5 anni non è possibile formare ricordi stabili. Il ricordo che risale all’infanzia risulta poco affidabile, dal momento che da adulti le memorie infantili vengono spesso ‘corrette’ e arricchite da particolari legati alle aspettative e alle fantasie dell’individuo. Avere un ricordo articolato sotto l’età di 3 anni è un falso ricordo quasi per definizione a dire di molti esperti".

A meno di casi limite o interferenze esterne, quindi, i ricordi attendibili sono quelli dei bimbi più grandi: "Dai 4 anni di età si può avere un ricordo libero (non sollecitato da domande) molto accurato con elementi corretti. I bambini ricordano meglio aspetti più salienti. E quando ripetono il loro resoconto non aggiungono elementi di fantasia o invenzioni, a meno che non considerino la situazione un gioco fantastico". L'importante è non sottoporre i bimbi a colloqui contententi nuove informazioni o il ricordo ne potrebbe essere inquinato.

Falso ricordo, sette e stalinismo

Il tema dell’innesto del falso ricordo è particolarmente interessante se pensiamo ai movimenti religiosi criminali come pure ad alcuni regimi dittatoriali che hanno cercato di istillare falsi ricordi su un’intera popolazione, per esempio il regime stalinista. “Esiste - prosegue la psicoterapeuta Tarantino - la procedura dell'innesto di falsi ricordi: ad esempio se ci convincono che da bambini ci ammalammo per aver mangiato un uovo sodo, tenderemo a evitare i sandwich che lo contengono, anche se quel fatto non è mai avvenuto. Questo fenomeno può accadere maggiormente ai bambini e agli anziani perché hanno una memoria ancora in fase di sviluppo, o soggetta a cambiamenti ma anche le persone con una vivida immaginazione, quelle che perdono facilmente la cognizione del tempo o hanno pensieri ricorrenti, o chi preferisce assecondare coloro che li stanno interrogando”.

Aldo Moro e l’esercito mai visto

Aldo Moro sulle prime pagine

In un saggio del marzo 2021 si ricorda la seduta spiritica di Zappolino, in cui alcuni professori universitari chiesero agli spiriti dove fosse nascosto Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse, e emerse il nome di Gradoli, paesino vicino a Viterbo, ma anche via in cui era uno dei covi delle Br. La perquisizione della zona fu resa nota tempo dopo e solo su alcuni giornali, ma esistono persone convinte di aver visto nei telegiornali l’esercito irrompere nella cittadina. Come accadde in realtà solo nel film “Il caso Moro”. Così come molti italiani credono di aver visto Luigi Tenco esibirsi il 26 gennaio 1967 al Festival di Sanremo, prima di suicidarsi. Ma la diretta di Rai 2 era terminata, il Festival fu trasmesso solo in radio. Si trattò di una “nevrosi collettiva”, una sorta di trauma causato dal cordoglio per la morte dell’artista.

“Diversi studiosi hanno dimostrato che è possibile manipolare la memoria e creare ricordi di fatti mai accaduti nella mente delle persone - spiega ancora Tarantino - Si chiama effetto ‘nocebo’. È una reazione negativa generata da qualcosa di nocivo che però esiste soltanto nell’immaginazione". E poi ci sono i traumi: "Sembra che le emozioni negative date da un certo evento addirittura ‘proteggano’ dalle distorsioni. Molto interessante è la teoria proposta da Poster nel 2008, chiamata ‘Paradoxical Negative Emotion Hypothesis’, comunemente nota come Pne: le emozioni negative facilitano la memoria in generale, ma allo stesso tempo la rendono più fragile e soggetta a distorsioni. Le informazioni negative saranno quindi ben ricordate ma facilmente influenzabili".

Perché succede? Come chiosa la dottoressa, questo avviene in una prospettiva evoluzionistica, che spiega anche il motivo della maggior suscettibilità dei falsi ricordi: gli eventi a valenza emotiva negativa vengono integrati maggiormente con una maggior quantità di informazioni provenienti da varie fonti ritenute affidabili, al fine di prevenire ulteriori pericoli.

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