Come digerire il successo di Giorgia

Non siamo abituati a dirlo, eppure oggi abbiamo un governo che dà l'impressione di poter durare

Come digerire il successo di Giorgia
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Questo è un consiglio per chi non la sopporta, per chi la considera una sciagura passeggera, per chi la guarda solo con gli occhi rossi di rabbia e per chi la chiama pescivendola: Giorgia Meloni piace e sorprende. Non si sa mai come e perché ma ogni tanto succede. È l'italiana o l'italiano che per qualche motivo conquista il palcoscenico internazionale. Perché Marcello Mastroianni e Sophia Loren piacciono? Certo, quando si parla di attori è più facile. La politica complica parecchio le cose. Meloni non avrà mai il riconoscimento di tutti gli italiani, ma anche chi la detesta farebbe bene a interrogarsi, perlomeno per combatterla con armi meno miopi. La consapevolezza in politica, e non solo, è una virtù. L'imprevisto si sta realizzando e non è solo una svista: i giornali stranieri, Le Monde, Time, e perfino i grandi osservatori della finanza internazionale, guardano a Roma con curiosità, con rispetto, talvolta con sincera ammirazione. È un capovolgimento di scena che lascia interdetta l'opposizione, incapace di leggere fino in fondo il fenomeno Giorgia Meloni.

Il punto è che in Italia questa percezione fatica a farsi largo. L'opposizione resta intrappolata nella speranza del fallimento e di una indegnità che non può non essere riconosciuta in Europa e nel mondo. Questo non significa che non ci siano ombre o punti deboli, la crescita resta debole, il debito alto, le riforme lente, ma c'è un valore simbolico che ci si ostina a trascurare: Meloni appare come un volto sorprendente e allo stesso tempo affidabile in un continente dove molti leader hanno smarrito la propria identità. È stupore e desiderio di lasciarsi incantare. Giorgia è migliore di come viene raccontata e questo prima genera una reazione positiva e poi con il tempo rassicura. È la sua forza e poi incarna un'eccezione in un continente scosso da crisi di leadership. Basta guardarsi intorno. In Francia, Emmanuel Macron è prigioniero di un sistema istituzionale che, dopo le ultime elezioni, non gli permette più di governare davvero. In Germania, Olaf Scholz appare come un amministratore grigio, con un Paese logorato dalla fine dell'era Merkel e dall'ombra di una stagnazione economica che non promette scosse vitali. In Spagna, Pedro Sánchez governa appeso a fragili compromessi e a una polarizzazione che divora l'agenda politica.

Non siamo abituati a dirlo, eppure oggi abbiamo un governo che dà l'impressione di poter durare. Lo ha sottolineato anche Donald Trump durante il vertice sull'Ucraina alla Casa Bianca. È questa la chiave che affascina gli osservatori internazionali: la solidità di un esecutivo che, piaccia o meno, ha trovato un equilibrio e per un Paese abituato a bruciare premier come fiammiferi, è già una rivoluzione. Poi c'è il resto, con Le Monde, quotidiano non certo di destra, che sottolinea come l'Italia stia vivendo una stagione migliore della Francia: valori più solidi, la percezione di credibilità sui mercati, lo spread in calo e infine l'immagine.

La Meloni è diventata, all'estero, una figura riconoscibile: una donna che guida una nazione con piglio deciso, che parla in maniera diretta, che riesce a mescolare pragmatismo e retorica senza sembrare artificiale. Non è la Thatcher né la Merkel, eppure qualcosa di loro aleggia nel suo modo di occupare la scena. Un carisma femminile che sorprende, unito a un tratto spesso disarmante: la simpatia.

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