Ecco perché la variante Delta è difficile da identificare

Si diffonde più rapidamente rispetto alle altre e non fa perdere l’olfatto

Ecco perché la variante Delta è difficile da identificare

Riconoscere la variante Delta è più difficile rispetto alle altre, uno dei motivi è che non fa perdere l’olfatto. Si diffonde in modo più rapido ed è indispensabile riconoscerne velocemente le evoluzioni per cercare di tenerla sotto controllo. Massimo Galli, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, ai microfoni di iNews24.it parlando anche della variante Delta plus si è detto “allarmato da sempre e non ho mai smesso. Il virus evolve e dobbiamo essere in condizioni di seguirne le evoluzioni, riconoscerle rapidamente e possibilmente contenerle. La condizione è la stessa di un anno fa, con la differenza che ora abbiamo tanti vaccinati e non dovremmo tornare a una condizione epidemica pericolosa”. Ha inoltre sottolineato che si sa ancora ben poco di questa nuova variante, tra cui che potrebbe avere una maggiore capacità di diffusione. Ma l’esperienza sulla Delta plus è ancora molto limitata.

Sintomi della variante Delta e vaccini

E per quanto riguarda i sintomi "non abbiamo molti dati che dicono che abbia un impatto clinico peggiore dell'altra. La sua capacità di diffusione superiore dà al virus una chance in più di circolare e continuare a incombere. Se fosse vero che non causa la perdita dell'olfatto, non sarebbe un buon segno. Diventerebbe infatti, più difficile identificare il virus. Ma è tutto da verificare. Su questo campo si rischia di parlare un po’ in anticipo" ha confessato Galli, secondo cui i vaccini che abbiano oggi a disposizione potrebbero essere efficaci anche sulla variante Delta plus. Per cercare di limitare i danni e contrastare la diffusione del virus è quindi necessario continuare con la campagna vaccinale e con le dovute accortezze. Anche se, come ha spiegato il professore, con i vaccini "non dovremmo avere sorprese negative. I vaccini dovrebbero riuscire anche sulla variante Delta plus, a evitare terapie intensive e morte". Sembra infatti che coloro che hanno completato l’intero iter vaccinale, nel caso in cui contraggano il virus, in casi rarissimi possano rischiare di sviluppare una forma grave di infezione.

Galli e la riapertura delle discoteche

Galli ha anche tenuto a precisare che è importante riuscire a isolare i focolai e che il problema non è ancora risolto e si deve convivere con questo virus con molta prudenza. “Le riaperture dei locali in particolare, vanno fatte con debite cautele e indicazioni tecniche. Altra cosa fondamentale è portare sempre le mascherine con sé, nell'eventualità di trovarsi sia al chiuso che all'aperto, in situazioni affollate. Questo vale sia per le persone non vaccinate, sia per chi è vaccinato ed è un soggetto fragile o anziano" ha aggiunto il professore che ha anche toccato l’argomento della riapertura delle discoteche. Non si è detto contrario alla loro riapertura, in quanto le persone ballano anche per strada e in casa, correndo maggiori rischi di contagio. Discoteche da riaprire quindi anche per Galli, a patto che chi va a ballare sia vaccinato o abbia un tampone negativo.

Ricapitolando, i sintomi che conosciamo finora relativi alla variante Delta sono raffreddore, naso che cola, mal di gola, mal di testa e febbre, tosse e raramente anosmia, ovvero la perdita di olfatto. Sugli anticorpi monoclonali, il professore ha asserito che “sono uno strumento terapeutico in più e servono quasi esclusivamente come presidio molto precoce su persone che rischiano un'evoluzione rapida e negativa della malattia. Ma se non usati presto, non servono a granché.

Questo implica molte difficoltà a livello organizzativo e gestionale. Mi domando quanto gli anticorpi monoclonali possano avere un futuro anche per l'immunizzazione passiva di chi non risponde ai vaccini, soprattutto nel caso degli immunodepressi”.

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