Per capire il sovranismo guardiamo alla storia di Vox, balzato al terzo posto nelle elezioni spagnole. La Spagna è, infatti, un laboratorio, perché, diversamente da Italia, Austria, Francia, già dagli anni Novanta portatrici di una robusta tradizione di partiti di destra e anti-establishment, dall'inizio del periodo democratico fino all'anno scorso non si era mai vista una destra sovranista. Cosa l'ha fatta nascere? Non certo la crisi economica, che investì pesantemente la Spagna, producendo però una sinistra radicale (Podemos). Invece Vox è esploso proprio nel periodo di ripresa e di crescita economica. Quindi, spiace per le convinzioni di molti, ma il sovranismo non è frutto del malessere economico. Vox è emerso nel momento in cui è ritornata la sinistra alla Moncloa e ha aperto i porti. In realtà Sanchez li ha chiusi quasi subito dopo, ma ormai era troppo tardi, perché una parte degli spagnoli non si fidava più, e non si fidava dell'opposizione troppo morbida dei Popolari.
Poi Vox è nato dalla crisi catalana. Sánchez non è stato tenero con i secessionisti, ma all'inizio è stato ambiguo, e tutti sanno che la crisi è frutto delle sciagurate riforme istituzionali del suo predecessore, Zapatero. Terzo fattore, Sánchez ha riaperto il conflitto della memoria, quello della guerra civile e del franchismo che, saggiamente, il vecchio Gonzalez suggeriva di non riesumare, fino a quella che può essere a tutti gli effetti considerata una profanazione: la riesumazione, appunto, delle spoglie di Franco. Infine, come ogni movimento sovranista, Vox e il suo leader Santiago Abascal incarnano la protesta nei confronti dell'establishment e dei suoi media e di una classe politica lontana dal Paese reale. E che ha portato la Spagna in quattro anni quattro volte alle urne (da noi niente, da loro troppo). E l'ostilità nei confronti della Ue, che ha caratterizzato il successo di molti movimenti sovranisti, in Vox è pressoché assente.
Volessimo riassumere in un acronimo il successo di Abascal dovremmo chiamarlo effetto «Ini». I, come identità; quella culturale, linguistica e sociale, messa in discussione dalla globalizzazione e dalla rapidità dei cambiamenti: Vox siede a Strasburgo nel gruppo dei Conservatori perché lo è a tutti gli effetti. N, come nazione; il successo di Vox dimostra, per l'ennesima volta, la vivacità dei sentimenti nazionali, il legame dei popoli europei con la loro patria che non intendono diluire in un ircocervo post nazionale. E che, nel caso spagnolo almeno, non intendono farla smembrare. I, ancora, come immigrazione, che mette in pericolo la coesione sociale, culturale e religiosa di ogni Paese. L'effetto «Ini», con le dovute variazioni, è il medesimo che spiega l'avanzata di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, di Marine Le Pen e persino di chi sta in antichi partiti, come Boris Johnson. E, in fondo, è quello che spiega anche Trump. Con un fatto interessante, accaduto domenica in Spagna: che Vox è cresciuto assieme al Pp, mentre in genere i movimenti sovranisti indeboliscono quelli del vecchio centrodestra «di sistema». Segno che è possibile diversificare l'offerta elettorale, senza aprire una disastrosa competizione tra moderati e sovranisti, che, invece, dovrebbero allearsi, gli uni facendo bene agli altri.
La prova che gli spagnoli non vogliono un
centrodestra slavato e troppo simile alla sinistra la si è avuta del resto con il crollo di Ciudadanos, moderati giudicati troppo progressisti. Ogni nazione fa storia a sé, ma la lezione spagnola può insegnarci qualcosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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