Coronavirus

FdI accusa, l'Iss risponde: cosa c'è di vero sul vaccino "che dura 17 anni"

Botta e risposta tra FdI e l'Iss su un vaccino innovativo in sperimentazione presso l'Istituto ma fermo da alcuni mesi. "Perché non si sta andando avanti con la fase clinica?"

FdI accusa, l'Iss risponde: cosa c'è di vero sul vaccino "che dura 17 anni"

Polemica con botta e risposta tra Fratelli d'Italia e l'Istituto Superiore di Sanità: l'oggetto del contendere è un vaccino anti-Covid in sperimentazione pre-clinica dallo scorso mese di dicembre che sarebbe efficace contro tutte le varianti del virus e darebbe l'immunità addirittura per 17 anni.

Di cosa si tratta

La polemica nasce da un'interrogazione parlamentare di cui siamo in possesso e pubblichiamo (qui il link) durante la quale l'onorevole Marcello Gemmato, componente della commissione Affari Sociali della Camera, che sulla vicenda ha presentato una interrogazione al Ministro della Salute, ha fatto riferimento ad un articolo pubblicato sulla rivista scientifica internazionale pre-print "Vaccines" che riguarda una sperimentazione che l'Istituto Superiore di Sanità ha iniziato alcuni mesi fa sulla messa a punto di un vaccino basato su una tecnologia innovativa creata e sviluppata presso lo stesso Centro ma che sarebbe stata interrotta o, comunque, portata avanti soltanto con la sperimentazione animale nonostante "Il disegno di tale vaccino ha la potenzialità di bloccare qualsiasi variante del virus Sars-Cov-2 che si possa generare nel tempo" grazie ad tecnologia vaccinale basata "sull'immunità cellulare CD8 T verso quattro antigeni interi e, quindi, anche molto numerose mutazioni del virus potrebbero aver solo una marginale influenza sulla risposta del vaccino - si legge su un documento redatto dall'Iss. Inoltre, come riportato dallo stesso Istituto, l'immunità durerebbe "fino a 17 anni dall'ultimo inoculo; detto vaccicno si basa sull'inoculo di semplici e corte molecole di Dna il cui costo industriale sarebbe decisamente contenuto e le fiale potranno essere conservate a temperatura ambiente per un tempo indefinito".

L'accusa di FdI

Il punto della discordia riguarda il secondo paragrafo di questo documento dove l'Iss scrive che in merito al "mancato avvio" della sperimentazione clinica, "si rassicura sul fatto che quest'Istituto sta provvendo da tempo ad attivare tutte le azioni necessarie alla tutela delle attività dei propri ricercatori" e "sta procedendo ad inviduare le strategie più efficienti per il caso in esame". Da qui, la nota dell'onorevole Gemmato non si è fatta attendere. "L'istituto Superiore di Sanità ha brevettato in fase preclinica un vaccino che per 17 anni immunizza dal Covid e dalle sue varianti ma la sua sperimentazione, pur non avendo sollevato nessun tipo di criticità cliniche, è ferma da sei mesi. Questo è inaccettabile perché una scoperta rivoluzionaria per la vita degli italiani e del mondo intero che da mesi e mesi combatte contro la pandemia, dovrebbe avere priorità assoluta sugli altri approcci scientifici così da essere messa in campo quanto prima. Parliamo di un prodotto nazionale, pubblico, a basso costo che avrebbe potuto essere molto utile durante la pandemia e che invece rimane inspiegabilmente accantonato in un cassetto. Il ministro Speranza, famoso per i ritardi, le chiusure e la incapacità, registra un nuovo incredibile fallimento'', ha dichiarato il deputato di Fratelli d'Italia. L'accusa di FdI è che la sperimentazione del vaccino sia ferma, da mesi, a quella sugli animali mentre tutti gli altri vaccini già in commercio hanno continuato a portare avanti sia gli esperimenti sugli animali sia l'avvio delle tre fasi anche sull'uomo, cosa che in questo caso non sta avvenendo.

La risposta dell'Istituto Superiore di Sanità

In merito alla polemica, l’Istituto Superiore di Sanità ha emesso un comunicato stampa in cui precisa che "tale modello è attualmente in fase di studio preclinico, su modelli animali, e tale fase non è stata ancora completata. La ricerca non ha subito arresti ma sta seguendo il normale iter di consolidamento come per tutti gli altri potenziali modelli vaccinali. La possibile lunga durata della copertura vaccinale ovviamente non è ancora supportata da evidenze scientifiche ma si basa su dati di letteratura e nel corso dello sviluppo, non è esclusa la necessità di un’integrazione con le attuali tecnologie vaccinali (vaccini a mRNA). La fase attuale, inoltre, non permette di fare una stima quantitativa dell’efficacia e dell’effettiva durata della copertura vaccinale". Inoltre, l'Iss ha anche aggiunto che questa nuova tecnologia attualmente in fase di studio, "è basata sull’attivazione dell’immunità indotta dalle cellule CD8 T, è originale rispetto alle altre in uso e se ne stanno studiando ulteriori possibili sviluppi".

Gemmato: "Ricerca chiusa a dicembre"

Perché dite che il vaccino è fermo da mesi mentre l'Iss risponde con un comunicato dicendo che la ricerca non ha subito arresti? "Sull'interrogazione parlamentare, nella loro risposta ci danno ragione su tutto", afferma in esclusiva al giornale.it l'onorevole Gemmato al quale abbiamo chiesto un po' di chiarezza su questo "giallo" del vaccino. "L'Iss, ente del governo, a dicembre ha chiuso questa ricerca sul vaccino CD8 T. La presentano a febbraio ed a marzo viene pubblicata sulla rivista scientifica Vaccines di alto profilo. Quindi, in quel momento si è chiusa la cosiddetta parte pre-clinica. Dopodiché, l'Iss avrebbe dovuto finanziare o dare accesso alla cosiddetta fase clinica che si compone delle 4 fasi che hanno superato tutti i vaccini già in commercio. La fase pre-clinica si è chiusa con la pubblicazione degli atti che determina il sigillo da parte anche della comunità scientifica, a quel punto ci sono i presupposti per la fase clinica. E lo dicono anche nella risposta che mi danno", sottolinea l'onorevole. "Il vero tema è legato al fatto che se a dicembre il Ministero della Salute avesse posto la sua attenzione, oggi avremmo un vaccino italiano con 17 anni di immunità, che copre dalle varianti ed a basso costo. Immagini quale risalto avrebbe avuto la ricerca italiana ma soprattutto il Pil nazionale perché avremmo venduto questo vaccino a tutto il mondo, dando un impulso notevolissimo alla credibilità dell'Italia", conclude.

Che fine ha fatto ReiThera?

Insomma, il giallo resta. Per maggior chiarezza con i nostri lettori, è bene specificare che il vaccino dell'Iss non è quello che sta (anzi stava) portando avanti l'azienda italiana ReiThera (qui uno dei nostro articoli), attualmente in fase due ma che rischia di non vedere mai la luce: la sperimentazione, infatti, è bloccata per mancanza di fondi. Come riportato dall'Agi, l'azienda di Castel Romano ha ricevuto solo 13 milioni degli 89 milioni totali assicurati da Invitalia, Regione Lazio e Cnr. Per poter affrontare la fase 2, come già previsto, l'azienda ha anticipato i soldi, ma quei finanziamenti non sono mai arrivati. Nello specifico, 81 milioni erano stati promessi a gennaio da Invitalia, il cui ad è l'ex commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri: di questi, 41 erano a fondo perduto e 40 sotto forma di prestito. La Regione Lazio ha stanziato 5 milioni, il Cnr 3 milioni, mentre l'azienda ha messo sul tavolo 12 milioni. A giorni saranno comunicati i risultati della fase due, che ha coinvolto mille volontari in 25 centri ospedalieri italiani.

Dopo di che si potrebbe partire con la fase 3, che richiede il reclutamento di 10mila volontari, ma senza soldi questa possibilità appare sempre più sfocata. La domanda sorge spontanea: ma dove sono finiti?

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