Cronache

"Giovani fascistelli in erba". E i giornalisti querelano Scanzi

Nel suo libro Andrea Scanzi punta il dito contro alcuni giornalisti de il Giornale, mettendoli nel calderone degli "Sfascistoni": "Quereliamo"

"Giovani fascistelli in erba". E i giornalisti querelano Scanzi

Ancora un libro per Andrea Scanzi, che ha prodotto un quasi instant book dal titolo Sfascistoni. Già da questo è facile capire dove il giornalista de Il fatto quotidiano vuole andare a parare con la sua ultima "fatica" letteraria. Tuttavia, lo esplicita con una didascalia, forse provocatoria, ma non ci si può certo aspettare un qualcosa di diverso da lui. "Manuale di resistenza a tutte le destre", aggiunge in copertina il nostro.

Il suo libro appare come quella che Scanzi vorrebbe fosse una sorta di lista di proscrizione, nel quale vari personaggi (tra i quali diversi giornalisti) vengono in un modo o nell'altro collegati a una qualche forma di fascismo: "Non alludo certo al fascismo con fez e camicia nera, anche se dentro il libro incontrerete non pochi nostalgici che immaginano come aperitivo per gli avversari politici null’altro che olio di ricino on the rocks. Penso a qualcosa di più subdolo: lo sdoganamento della violenza, la sospensione della condanna del fascismo e l’equiparazione acritica tra 'destra' e 'sinistra', volta non certo a cercare giustizia storica quanto a elemosinare un’assoluzione posticcia dell’estrema destra".

E così ecco che nel calderone finiscono anche i nostri Francesco Giubilei e Daniele Dell'Orco, che raggiunti al telefono ci hanno detto di essere pronti ad agire legalmente contro Andrea Scanzi. Fanno entrambi parte a diverso titolo del movimento Nazione Futura, che Scanzi bolla come "vero e proprio 'hub' di pulsioni fasciste" animato da "giovani fascistelli in erba travestiti da para-intellettuali" nel capitolo intitolato "Nazioni Future".

Francesco Giubilei, presidente di Nazione Futura, ha sottolineato che, dal lato giudiziario, "credo che quanto abbia scritto Scanzi costituisca un insulto nei nostri confronti ed è il motivo pr cui noi procederemo dal punto di vista legale, presentando una richiesta di risarcimento danni e una querela". Le parole del giornalista, per Giubilei, rappresentano anche "un insulto nei confronti dell'attività dell'associazione e, a nostro giudizio, può rappresentare una diffamazione. Poi starà al giudice stabilirlo al momento in cui faremo la querela".

Nel capitolo a loro dedicato, Andrea Scanzi riporta testualmente le biografie dei due professionisti: "Ci accusa di avanzare pulsioni fasciste senza nessuna motivazione e nessuna prova". Francesco Giubilei spiega come le parole del giornalista de Il fatto quotidiano siano gravi nei suoi confronti, "dal momento che io sono professore a contratto all'università e ho un ruolo istituzionale, nel senso che sono nel comitato scientifico sul futuro dell'Europa del governo".

Giubilei mette in evidenza anche il fatto che "nel libro, ci sono una serie di personaggi che non hanno nulla a che fare con noi ai quali però ci equipara all'interno di un unico calderone, facendo passare il messaggio che chiunque di destra, che anche una realtà di carattere conservatore come siamo noi e come ci siamo sempre definiti, per il semplice fatto di essere di destra, per fare cultura, perché io non ho nemmeno una tessera di partito, debbano essere identificate come fasciste. Il retropensiero è un messaggio pericoloso".

"La trovata comunicativa di Scanzi ma non solo, anche degli intellettuali progressisti, sta facendo passare il messaggio che tramite vezzeggiativi e toni ironici o scherzosi si possa prendere l'etichetta di 'fascista' e appiopparla a chiunque non la pensi come loro e a chiunque ci tengano che venga silenziato o infangato e, quindi, non più seguito dalle persone, soprattutto sui social", dice Daniele Dell'Orco, direttore della rivista trimestrale "Nazione Futura", che poi conclude: "È un messaggio molto pericoloso, che non deve passare. È una deriva, quella di definire 'fascista' chiunque non la pensi come loro, che dev'essere fermata. Le persone che ricorrono a questo tipo di escamotage, a prescindere dal vezzeggiativo, dalla simpatia dell'aggettivo, devono essere perseguiti. Perché è un'atteggiamento diffamatorio".

Ad Alessandra Benignetti, invece, Scanzi dedica un intero capitolo e le contesta una passata militanza tra le fila di Forza Nuova, che per lui sarebbe pregiudiziale per svolgere questo lavoro. "Per difendere l’indifendibile ovvero che - come certificato dal sostituto procuratore di Arezzo, Marco Dioni - 'non aveva diritto' di vaccinarsi in anticipo, togliendo il posto a qualche anziano che ne avrebbe avuto sicuramente più bisogno di lui, Scanzi, in pieno stile giustizialista, mi fa il processo alle intenzioni, senza aver mai letto un mio articolo. Insomma, a causa del mio trascorso adolescenziale di militanza politica (attività che non mi risulta essere ancora un reato), per Scanzi non avrei diritto né di parola né di cittadinanza", ci dice la giornalista al telefono. Poi aggiunge: "E allora mi chiedo: chi è qui il vero fascista? Surreale poi che 'ello', pur rimarcando in più di un passaggio che non sono altro che una giornalista di infima categoria e una 'signora nessuno' mi dedichi addirittura un intero capitolo della sua ultima fatica letteraria. Evidentemente non dev’essere un libro così interessante, quindi non mi resta che fare un appello: non compratelo!".

In buona sostanza, in questo ennesimo volume, Andrea Scanzi si arrampica su un palchetto e dall'alto di una presunta superiorità intellettuale - che vede solo lui - punta il suo ditino contro quelli che probabilmente la pensano diversamente. Questo gli basta a marchiarli come fascisti. Gli Sfascistoni, appunto. In copertina, con un'immagine che vorrebbe essere evocativa, mette insieme Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Vittorio Feltri, Ignazio La Russa, Benito Mussolini, Claudio Durigon e Giuliano Castellino. Ma poi mette le mani avanti: "Non sto dicendo, né mai dirò, che Salvini e Meloni siano fascisti: non lo sono". Ah bene, meno male che è arrivato lui a dircelo.

Intanto si becca le querele.

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