Le mani "a taglio" e la prossemica: la verità nel video di Grillo

L'esperto di comunicazione non verbale e analisi della menzogna spiega cosa c'è dietro il video di Beppe Grillo: "La rabbia è autentica ma ha fatto un autogol"

Le mani "a taglio" e la prossemica: la verità nel video di Grillo
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"C'è un video, c'è un video!". Non fa altro che ripeterlo Beppe Grillo nel breve filmato pubblicato sui social lo scorso 19 aprile in difesa del figlio Ciro, indagato con l'ipotesi di reato per presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di Silvia (nome di fantasia) nell'estate del 2019 a Cala di Volpe, in Sardegna. Il leader del Movimento 5 Stelle si scaglia con veemenza contro la giovane difendendo, a torto o ragione della verità, il suo ultimogenito dalla pesantissima accusa di stupro. "Mandate in galera me al posto di mio figlio", grida. E ancora: "Sono quattro co******", dice riferendosi a Ciro e agli amici coinvolti nella vicenda.

"Quel video è un messaggio di sfida ma la rabbia di Grillo è autentica", spiega a ilGiornale.it Francesco Di Fant, esperto di comunicazione non verbale e analisi della menzogna.

Qual è la principale emozione che trapela dal video?

"Da analista del linguaggio del corpo, posso dire che trapela una rabbia vera, esplosiva. Mi riferisco sia alla rabbia facilmente leggibile a chiunque veda il breve filmato, sia da alcuni gesti che sono un po' più tecnici e fanno capire l'inclinazione psicologica di quest'emozione".

Come evolve nel corso del filmato questo sentimento?

"Nei primi minuti del video, Grillo cerca di stare calmo, di controllare la sua verve battagliera. All'inizio del filmato, possiamo dire che è un po' più il personaggio, il 'rabbioso Grillo' davanti alla telecamera. Dopo un po' invece gli si accende il fuoco della vera rabbia: cambia la gestualità, cambia l'energia e si colora persino in volto (diventa rosso). Dal momento in cui comincia a urlare e a battere con forza la mano sul tavolo, la rabbia diventa vera. Intendo dire che non è di facciata, non è 'da comizio' ma autentica".

Da cosa scaturisce la rabbia di Grillo?

"La rabbia, a livello di studio emozioni, si innesca da un trigger ('scatto', ndr) quando troviamo un ostacolo sul nostro cammino o un impedimento al raggiungimento del nostro obiettivo. E sicuramente un figlio indagato rappresenta un ostacolo alla serenità familiare."

Perché ha una gestualità così accentuata?

"Grillo è ipercinetico, ha una gestualità esasperata con scatti violenti. Compie dei gesti energici, quasi violenti. E la maggior parte di questi movimenti, a livello tecnico, ha un significato ben preciso. In primis fa quelle che in gergo tecnico si chiamano 'mani ad artiglio', come se volesse strappare qualcosa. Poi dà questi schiaffi sul tavolo molto forti. Il contatto con gli oggetti, siano schiaffi oppure pugni battenti su un tavolo, rappresentano una forma di 'rabbia deviata', come se stesse direzionando questo sfogo verso un oggetto anziché colpire qualcuno".

In che modo i gesti supportano le sue affermazioni?

"Grillo compie gesti lineari, traccia delle linee nette con le mani che sono 'a taglio', come un'accetta. Questi movimenti sono tipici di uno stato di aggressività. Senza contare che non riesce a stare fermo sulla sedia, avanza con il corpo verso la telecamera. In questo modo diminuisce la distanza prossemica, invade lo spazio altrui".

Qual è il messaggio implicito del video?

"Un messaggio di sfida contro qualcuno. Lui si scaglia con diverse persone: contro la ragazza, contro gli inquirenti e molto probabilmente anche contro i giornalisti che stanno 'pompando' la notizia. È un Grillo contro tutti ma la rabbia è vera".

Perché ricorre ai social?

"Grillo conta a massimizzare la condivisione del breve filmato. L'obiettivo di un abile stratega comunicativo non è solo quello di mandare il messaggio ma metterlo su delle piattaforme che ne consentano la diffusione immediata".

È stata una mossa vincente?

"Per quanto mi riguarda, credo sia stato un autogol. Escludendo il personaggio politico, una persona che difende il figlio potrebbe farlo senza sfidare tutto e tutti. Tant'è che questo video ha avuto una sorta di 'effetto boomerang'. Molti lo hanno aspramente criticato".

Crede non abbia previsto i risvolti eventuali del filmato?

"Non penso, è stato guidato dal cuore: è il padre che parla. Probabilmente crede alla versione del figlio e quindi non ha calcolato questo controeffetto facendo un uso sbagliato - o forzato - del media. Ha perso di vista la strategia comunicativa diventando un padre che fa una difesa accorata del figlio".

Come interpreta la scelta di ricorrere a espressioni colorite per difendere il figlio?

"Grillo prova a minimizzare l'accaduto e soprattutto la presunta colpevolezza del figlio. C'è una sorta di captatio benevolentiae, un tentativo di far passare il figlio come qualcuno che ha fatto una bravata".

Cosa ha sbagliato dal punto di vista della comunicazione?

"Quella di aver tirato in ballo la vittima o presunta tale.

È stato uno scivolone comunicativo e umano, un errore clamoroso. Ha forzato l'opinione popolare finendo con l'invalidare il senso del messaggio. Avrebbe potuto difendere il figlio in mille altri modi ma non tirando in ballo la presunta vittima. Ha sbagliato i modi e i tempi".

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