Cronache

Lampedusa è sotto assedio. Il grido dell'isola all'Europa

Secondo i dati redatti dall'Unhcr il 60% degli sbarchi del 2020 è avvenuto nell'isola maggiore delle Pelagie. Quali saranno le mosse del nuovo governo per il 2021?

Lampedusa è sotto assedio. Il grido dell'isola all'Europa

Non accennano ad arrestarsi gli sbarchi a Lampedusa. Anche in questo scorcio del 2021 sono stati diversi i barconi approdati sull’Isola. Solo nelle ultime ore si parla di quasi 800 migranti. Per gli abitanti si riaprono gli spettri del 2020, l’anno nero in cui l’emergenza ha colpito su più fronti. Quali saranno le prossime mosse del governo per fronteggiare tutto ciò?

I numeri del 2021 che fanno già preoccupare

Sono dati allarmanti quelli resi noti gli scorsi giorni dall’Unhcr con riferimento agli sbarchi dei migranti in Italia. Secondo il report redatto come ogni fine anno, il 60% degli approdi è avvenuto a Lampedusa. Un fenomeno che preoccupa dal momento che la maggior parte degli arrivi irregolari è stata registrata in un territorio molto piccolo con appena 6mila abitanti e che presenta pure gli svantaggi di essere lontano dalle strutture sanitarie più sofisticate. Ma se il 2020 si è concluso per Lampedusa con l’emergenza dettata dal continuo arrivo dei migranti, non è stato da meno l’inizio del 2021. In meno di due mesi l’isola maggiore delle Pelagie si è ritrovata ad affrontare a più riprese l’arrivo di numerosi stranieri. Provenienti per la maggior parte dalla Tunisia, dalla Guinea e dalla Costa d’Avorio, gli extracomunitari approdati sulle coste agrigentine hanno riacceso i riflettori sulla drammaticità del fenomeno migratorio verso l’Italia.Drammatico il weekend del 20 febbraio che ha registrato l’arrivo di circa 800 persone a Lampedusa e anche un naufragio con più di 15 persone disperse in mare. Gli approdi sono proseguiti anche il giorno successivo innescando la catena dei soccorsi in mare e degli appelli per dare supporto all’Isola. Sono già in 4.305gli stranieri giunti nel territorio nazionale rispetto ai 2.065 dello stesso periodo dello scorso anno. E dire che questa prima fase dell’anno è stata caratterizzata anche da condizioni meteorologiche non proprio consoni per intraprendere i viaggi della speranza che iniziano dall’altra sponda del Mediterraneo. Chissà le prossime giornate all’insegna della primavera che “sorpresa” potrebbero riservare.

Cruscotto migranti

Le difficoltà dell’Isola

L’emergenza dettata dall’arrivo dei migranti sull’Isola agrigentina forse sarebbe caduta nel dimenticatoio, come accaduto nel 2018, se non fosse stato per la presenza di un’altra emergenza, ovvero quella sanitaria. L’arrivo della pandemia da coronavirus lo scorso anno ha messo il dito sulla piaga su una situazione già difficile di suo. Dalla primavera all’estate, il continuo arrivo di barchini e gommoni, non ha dato tregua all’Isola che, a ruota continua in tutte le 24 ore, si è ritrovata a soccorrere stranieri con il problema di garantire sicurezza sia a loro che a tutti gli abitanti del territorio.

E i cittadini hanno dovuto vivere nel panico: “Guardate – ha dichiarato un pescatore al telefono – non auguro a nessuno di vivere quello che abbiamo passato qui. Abbiamo avuto la sensazione di sprofondare”. Oggi Lampedusa è silente. Non ci sono turisti anche se iniziano ad esserci belle giornate. Ma forse ce ne saranno pochi anche nei prossimi mesi: “Ma a noi chi ci aiuta? - si chiede un albergatore sentito da IlGiornale.it – Da anni ci sentiamo abbandonati, oggi forse ancora di più”. Il lamento suo e dei suoi colleghi riguarda soprattutto il fatto che ci si ricorda dell'Isola solo per l'accoglienza: “Vero che accogliamo – ha esclamato – ma chi accoglie noi? Questa estate non c'era sicurezza. E la prossima estate non ci saranno forse i turisti. Ma parliamo di Lampedusa solo quando conviene”. Dei problemi di sicurezza, più volte si sono lamentati anche i rappresentanti delle Forze dell’ordine, i quali hanno inviato lettere al ministero dell’Interno chiedendo supporto di personale e di strumenti individuali di sicurezza che scarseggiavano. L'impressione è che Lampedusa corra verso altri mesi difficili, in cui verrà messa in evidenza la difficoltà di vivere in un territorio che, da solo, assorbe buona parte dell'emergenza immigrazione.

“Sull'isola danno ambientale enorme”

L'emergenza immigrazione a Lampedusa non si esaurisce nelle fasi immediatamente successive agli sbarchi. Un aspetto direttamente ricollegabile al fenomeno migratorio e forse molto sottovalutato in questi anni, riguarda l'emergenza ambientale connessa agli approdi sull'isola. I barconi che arrivano a Lampedusa spesso vengono lasciati in disparte in attesa di essere poi trasferiti in una discarica: “Se nel frattempo interviene però una mareggiata – ha dichiarato su IlGiornale.it il presidente dell'associazione MareAmico Agrigento, Claudio Lombardo – le barche si distruggono e il materiale si riversa sul fondale”. Il risultato, in questi anni di emergenza, è la creazione di metri di stratificazione di materiali depositati.

“Un danno ambientale enorme – ha proseguito Lombardo – dalla doppia pericolosità: non solo i fondali sono inquinati, ma tutto l'olio e l'amianto delle imbarcazioni si disperde in mare”. A gennaio MareAmico ha sollevato il problema e sono partiti i lavori di rimozione dei materiali: “Ma adesso è tutto bloccato – ha specificato Claudio Lombardo – servono soldi perché per togliere anni di accumuli occorre procedere con opere di dragaggio”. E nel frattempo i barconi sono continuati ad arrivare e ad essere provvisoriamente lasciati in un'ala del porto. Con il rischio di un aggravamento della situazione alla prossima mareggiata. Per Lampedusa il danno ambientale ha anche una valenza simbolica. Essa rappresenta infatti una cicatrice fisica lasciata dall'emergenza immigrazione.

Cosa farà il nuovo governo?

A Lampedusa è forte la convinzione di andare incontro a un'altra stagione di emergenza. I campanelli d'allarme in tal senso sono stati già molto forti. Le prospettive non sembrano delle più rosee anche a livello internazionale, visto che la crisi relativa al Covid ha fatto peggiorare le situazioni economiche in Africa e la stessa Unhcr ha messo in guardia circa una nuova impennata delle partenze verso l'Europa. La domanda più frequente riguarda quindi le politiche che verranno intraprese dal nuovo governo. La linea esternata dal presidente del consiglio Mario Draghi in parlamento, verte soprattutto su un dialogo con l'Ue per la redistribuzione dei migranti e per accelerare i rimpatri.

Difficile al momento prevedere cosa verrà messo in campo sia a Palazzo Chigi che al Viminale per fermare i nuovi arrivi e per ridimensionare la prevista ondata di sbarchi. Quando era parte del precedente esecutivo, il riconfermato ministro dell'Interno Lamorgese aveva accennato a un piano navale per limitare gli arrivi dei barconi dalla Tunisia, Paese da cui è sbarcato il 42% dei migranti giunti nel 2020. Ma di quella proposta non si è poi saputo più nulla. La maggioranza giallorossa aveva puntato soprattutto sugli accordi stretti con Tunisi ad agosto, i quali però non hanno prodotto grossi risultati.

Da qui alla prossima primavera il nodo riguardante gli arrivi a Lampedusa, potrebbe quindi diventare tra i più importanti nel dibattito interno alla nuova maggioranza.

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