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Incidente Argentario, i danesi dello yatch liberi di rimpatriare

I danesi coinvolti nell'incidente nautico all'Argentario sono liberi di lasciare l'Italia. Finora è stato accertato che non era inserito il pilota automatico. L'accusa: "La colpa potrebbe essere della barca a vela"

Incidente Argentario, i danesi dello yatch liberi di rimpatriare

Non c'è ancora nessun fermo per l'incidente nautico avvenuto lo scorso sabato a largo delle acque dell'Argentario. Il sostituto procuratore di Grosseto, Valeria Lazzarini, ha iscritto nel registro degli indagati i due conducenti delle imbarcazioni: Fernando Manzo, il timoniere del veliero "Vahinè", e Per Horup, alla guida dello yatch "Bibi Blu". Ma mentre il 69enne italiano è bloccato in un letto d'ospedale - ieri mattina (26 luglio) è stato operato a una spalla - i danesi sono liberi di rimpatriare. Anzi. Secondo quanto si apprende da un articolo de La Nazione, i turisti stranieri starebbero già preparando i bagagli per rientrare in Danimarca.

La difesa dei danesi

La dinamica dell'accaduto è ancora da accertare. Sinora le indagini hanno appurato che, al momento dell'impatto, sul motoscafo non era inserito il pilota automatico. Ma allora, chi era alla guida dello yatch come ha fatto a non accorgersi della barca a vela? Perché non ha tentato una manovra per schivarla? Per Nick Horup, il figlio di Per Horup, a causare lo scontro sarebbero stati i velisti. "Non è stata colpa nostra", ha spiegato il ragazzo nel corso di una intervista rilasciata a Tv2. Nella mail inviata alla redazione del programma televisivo danese, il giovane ha fornito la sua versione dei fatti negando che la collisione sia stata causata dal "consumo di alcol e droghe" o anche "dall'alta velocità". Anzi. Il giovane ha precisato che "la colpa" potrebbe esser stata della barca a vela che non ha rispettato il diritto di precedenza in mare.

La versione dei velisti

Diversa, invece, la versione fornita da Fernando Manzo (il timoniere del veliero). Il 61enne, rimasto ferito a una spalla durante l'impatto, ha raccontato - tramite il fratello Angelo - che "quella barca andava come un missile" e li avrebbe colpiti in pieno durante la navigazione nel canale dell'Argentario. "Su quella barca non c'era nessuno, - ha raccontato Manzo dal letto dell'ospedale di Orbetello - ci è venuta addosso senza frenare". La moglie, Anna Claudia Cartoni, è stata sbalzata fuori dall'imbarcazione durante la collisione ed è ancora dispersa in mare.

Le indagini

Spetterà alla procura di Grosseto, coadiuvata per le indagini dalla Guardia Costiera di Porto Santo Stefano, fare luce sull'accaduto. "L'iscrizione nel registro degli indagati - ha precisato il sostituto procuratore Lazzarini in un comunicato diffuso ieri mattina - è un atto dovuto, in considerazione della necessità di dover esperire accertamenti anche di natura irripetibile.

Si rappresenta comunque che gli indagati devono ritenersi presunti innocenti fino al definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile". Nei prossimi giorni sarà effettuata l'autopsia sul 59enne deceduto nello scontro, il gallerista romano Andrea Giorgio Coen.

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