Indagati i carabinieri 'giustizieri': "Colpo alla nuca agli immigrati"

Indagate 37 persone a Massa Carrara. Nel mirino dei Pm anche i vertici dell'Arma: "Hanno aiutato i carabinieri a eludere le indagini"

Indagati i carabinieri 'giustizieri': "Colpo alla nuca agli immigrati"

Un terremoto investe, di nuovo, la stazione dei carabinieri di Aulla. Nei giorni scorsi sono state chiuse le indagini contro 37 militari delle stazioni in provincia di Massa Carrara. Le accuse sono pesanti: pestaggi contro immigrati, violenze gratuite e soprattutto l'aiuto dato dai vertici dell'Arma ai colleghi indagati.

Facciamo un passo indietro. Sono di alcuni mesi fa le notizie riguardo le indagini condotte dai pm Alessia Iacopini, Marco Mansi e dal procuratore di Massa Aldo Giubilaro nei confronti di 23 carabinieri delle stazioni di Aulla, Pontremoli e Licciana Nardi. In totale si parla di 189 capi di imputazione che dimostrerebbero la totale mancanza di professionalità da parte dei militari. Pestaggi contro gli immigrati, violenze domestiche, orari di servizio saltati e via dicendo. Nei verbali si leggono frasi riferite alle persone arrestate da rimanere sconcertati. "Se parli ti stacco la testa", "Ti spezzo le gambe", dicevano. E ancora: colpo di manganello sulle mani, scariche elettriche contro un presunto spacciatore per farlo parlare e la denuncia di un marocchino che sostiene di essere stato "costretto a subire atti sessuali".

Negli atti di chiusura indagine, riportato ieri dal Fatto Quotidiano, si legge di "minacce a chi voleva denunciare i soprusi ('Se parli ti stacco la testa'), accompagnate da scariche elettriche, manganellate e persino una sevizia sessuale. I più fortunati dovevano incassare offese razziste e il ricatto sotto forma di minacce di venire rimpatriato insieme alla famiglia. E poi c' è una frase, pronunciata da un carabiniere durante un' intercettazione ambientale: 'Basterebbe prenderli (gli extracomunitari ndr ) e invece di portarli in caserma farli sparire, come fanno i cinesi, un solo colpo alla nuca, nella fossa, calce, tappi tutto ed è l' unico modo per levarli di mezzo'". E ancora: c'è chi è accusato "di aver colpito ripetutamente (per un periodo di circa venti minuti) il signor K.E. con pugni, calci e scariche prodotte da due storditori elettrici (i teaser) mentre costui era sdraiato a terra e ammanettato con le mani dietro la schiena". E poi "Offendeva K.E. con espressioni come 'fai schifo, marocchino bastardo', con violenza e mediante abuso di autorità, mettendogli un dito nell' ano, e costringendolo a subire atti sessuali senza ragione alcuna se non razziale". Non solo. I militari erano soliti chiamare i profughi "scimmie".

A sconvolgere però le stazioni dei carabinieri in provincia di Massa Carrara non sono solo le accuse rivolte ad appuntati e marescialli. Perché l'inchiesta della procura è arrivata anche ai vertici dell'Arma. Con l'atto di chiusura indagini, infatti, sono emersi altri 17 indagati. Tra loro ci sono il tenente colonnello Valerio Liberatori, comandante provinciale dei carabinieri di Massa (accusato di concorso in favoreggiamento aggravato) e il capitano Saverio Cappelluti, comandante della compagnia di Pontremoli (Massa Carrara). Secondo i pm avrebbero "aiutato i carabinieri indagati ad eludere le investigazioni dell'Autorità".

In particolare, si legge nei verbali riportati dal Fatto, "Liberatori dava ordine al Cappelluti, o comunque assumeva insieme a questo la decisione orale, di imporre al luogotenente Tellini, Comandante della stazione di Aulla, di predisporre servizi esterni di pattuglia in cui al Fiorentino (uno dei principali indagati) fosse impedito di continuare a svolgere il ruolo di capo pattuglia rendendo quindi infruttuosa l'attività di intercettazione predisposta". La copertura sarebbe stata tale che uno dei carabinieri disse ad una delle sue vittime: "Non ho paura dei capi. Il mio superiore mi ha assicurato che posso stare tranquillo".

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