Cronache

Interrogati i carabinieri di Piacenza incastrati da microspie in auto

Montella era più preoccupato di come riuscire a procurarsi le sostanze stupefacenti piuttosto che per l'idea di essere finito al centro di un'indagine. Le microspie scoperte dal carrozziere Matteo Giardino, anche lui indagato

Interrogati i carabinieri di Piacenza incastrati da microspie in auto

Emergono ulteriori elementi circa la "caserma degli orrori" di Levante a Piacenza, sequestrata e finita sotto le luci della ribalta per gli illeciti compiuti dai carabinieri ora indagati e, pare, sotto le direttive dell'appuntato Peppe Montella.

A quanto pare, proprio quest'ultimo era perfettamente consapevole del fatto di essere divenuto un obiettivo della guardia di finanza, venuta a conoscenza di quei traffici di droga condotti lungo l'asse Milano-Piacenza ed avvenuti anche durante il periodo di chiusura del Paese seguito all'emergenza sanitaria Coronavirus.

Era stato uno degli altri individui finiti al centro delle investigazioni, Matteo Giardino, a spiegare al carabiniere di essere sotto controllo. Proprio a Giardino, carrozziere di professione coinvolto nelle indagini sullo spaccio di sostanze stupefacenti, Montella aveva portato l'Audi di sua proprietà per effettuare delle riparazioni.

Durante le verifiche effettuate sul mezzo, tuttavia, il carrozziere aveva rilevato delle strane anomalie: un rumore sospetto proveniva infatti dai bocchettoni dell'aria condizionata del veicolo, cosa che aveva portato inizialmente a sospettare un problema nei filtri o la presenza di un qualche oggetto che ostruiva parzialmente il flusso d'aria. Dopo aver smontato le parti per avere accesso al condotto, Giardino aveva rinvenuto una delle microspie installate dalle Fiamme Gialle di Piacenza. È qui che inizia il delirio di Montella, che del fatto viene subito informato dal suo carrozziere di fiducia, il quale si reca nella caserma Levante per rivelargli la scoperta. Una scoperta che, stando anche a quanto raccontato dallo stesso Matteo Giardino alla fidanzata, fa subito andare nel panico l'appuntato: "Era bianco pallido e non respirava più". "È un casino", dice il carabiniere all'amico, sospettando inizialmente in modo sbagliato che le indagini siano nate per colpire i fratelli Giardino in quanto spacciatori e non lui ed il sistema "Levante". "Lo ammazzo", minaccia poi l'appuntato, riferendosi ad uno dei fratelli di Matteo (ovvero Daniele), venendo poi redarguito per questo: "Ma cosa fai? Guarda che tu fai il carabiniere. Paghi per due".

Fatto sta che, come confermato anche dalla madre di Montella, il militare diventa completamente ingestibile oltre che nervosissimo. Il primo rimedio studiato è quello di far bonificare dalle cimici tutte le auto che in genere utilizza, sia quelle di sua proprietà che quelle di amici e congiunti. Anche da queste emergono numerose microspie, ma ciò che colpisce maggiormente è che l'appuntato rimanga più preoccupato per i problemi di approvvigionamento di droga che non dall'idea di essere finito al centro di un'indagine, come riferiscono i pm.

"Bisogna trovare un altro sistema. Con il Covid non ti puoi muovere: la pagheremo di più, la pagheremo di più. Serve un altro che viene da Milano e ce la porta fino a qua, capito?", si lamenta l'appuntato. Montella studia un nuovo modo per poter avere accesso alla droga. "Aveva proposto a Giardino di ingaggiare un corriere di sua conoscenza che avrebbe potuto inviare a ritirare la droga direttamente dai calabresi", rivelano i magistrati, ma la nuova strada non è percorribile. I calabresi, ovvero gli approvvigionatori delle sostanze stupefacenti, volevano parlare e contrattare solo con Giardino.

"Bisogna controllare quello che avviene nella caserme, ma monitorare anche il tenore di vita dei carabinieri. Verificare quello che postano sui loro profili social. E proteggere chi decide di denunciare", dice Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte d'Appello di Roma, come riportato da "Il Corriere". "Non è un sistema" di impunità, chi lo dice vuole danneggiare l'istituzione. Ma commette un errore grave chi parla di mele marce. Sono gruppi di delinquenti che fuori controllo diventano un vero e proprio focolaio capace di infettare l'intera caserma. Per questo dico che bisogna controllare e isolare.

L'Arma è un pilastro dello Stato, deve essere protetta", aggiunge ancora.

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